Il giorno di Natale del 1977 scompare l’uomo che ha creato il personaggio più amato del mondo. “Cusì te se’ ndat anca ti Sarlòt”, scrive Andrea Zanzotto che immagina di vederlo scivolare via leggero verso un punto lontano con la sua inconfondibile andatura. Proprio quando sta per essere assunto in cielo, al poeta viene il dubbio che il Vagabondo abbia escogitato un’altra delle sue burle, nascondendosi come fanno i bambini e prendendosi gioco persino della morte ...
Charlot mi è apparso tra i panettoni, le stelle comete, la neve, Papà Natale, cioè una figura che già nel suo apparire apparteneva a qualche cosa di mitico, di eterno qualche cosa di ghiotto, di goloso, un omino al quale dover gratitudine. Io poi, con l’attrazione per il circo e per i clown, certo come Pinocchio quando incontra i burattini, me lo sarei abbracciato”.
"Per quelli della mia generazione Chaplin é un argomento sconfinato. Charlot si é collocato, e tuttora abita, quella parte della vita che é l'infanzia, la prima adolescenza, stagione che non finisce più e che ci portiamo - con la memoria - sempre con noi: quindi parlare di questo piccolo omino che appariva durante le feste di Natale, nel mio paese arrivavano sotto le feste é una cosa molto speciale, perché le sue immagini si rivestivano come dell'atmosfera di un dono: come la bicicletta, il primo libro, Pinocchio, l'albero di Natale, il presepe, e si confonde Charlot in questa atmosfera festosa".
"In un'epoca di miti guerriere, tutta riverberata dalla romanità, divise, celebrazioni, pugnali, tutti noi volevamo essere come lui: va gabondare per il mondo con quella grazia, quella leggerezza, quella impudenza, quella libertà di un gatto, vagabondare per il mondo, per quel grande immenso paese che era l'America, che nessuno come lui ha raccontato con tanto realismo poetico e grande esattezza".
E proprio Il circo (1928) è il film che Fellini dichiara di amare di più perché contiene “tutto il mondo di Chaplin, tutte le sue ambiguità, risolte però nella vera poesia; gli sembra che si liberi da tutto il chaplinismo, il vagabondo e la poetica del vagabondo, e la polemica sociale, per rimanere soltanto un piccolo gioiello di autentica poesia cinematografica”
"Luci della città è il mio film preferito, è struggente, ed è un film che non morirà mai. Penso che il cinema, specialmente il primo cinema muto, quello delle comiche di Chaplin, Harry Langdon. Buster Keaton, Fatty, Max Linder, Ben Turpin debba molto ai fumetti. Penso a certe tavole di Krazy Kat di Harriman. In fondo quei primi film sono dei fumetti animati, e tutto si richiama alla tecnica del fumetto: dalle prospettive, al taglio dell’inquadratura, quel taglio particolare che si ferma alla caviglia e che prese il nome di “piano americano”".
“Mi è sempre rimasta l’impressione che non fosse vero l’aspetto pietistico, non fosse vero il sentimento di commozione che ispirava, perché in effetti questo vagabondo era felice, era felice come un animale, come un gatto mi sembrava che avesse anche proprio la salute, l’agilità, qualche cosa di graffiante e anche l’inavvicinabilità.”
"Quando ho scoperto il cinema, qualche anno più tardi, scoprii che le comiche mute erano la continuazione delle strips che leggevo sul Corriere dei Piccoli. Sì, posso dire che quella è stata la cultura di cui mi sono nutrito e che il mio cinema non nasce dal cinema".
"Se ho dei debiti di gratitudine o deve riconoscere delle matrici, le identificherei proprio nelle strisce americane. In alcuni miei film, non i primi, ho tenuto presente lo stile, l’atmosfera, la dinamica bloccata nella rigidità, tipici del fumetto. Amarcord, per esempio, non è solo un omaggio all’infanzia, ma anche al mondo dei fumetti: è un film stilizzato, con inquadrature fisse, pochi movimenti di macchina".
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Ho qui trascritto per 7 anni quello che Federico Fellini (5 Premi Oscar) ha detto, inventato o lasciato dire di sé: ma poco di cinema, molto sul mistero dell'arte e quello umano. Cercate voi stessi, come rabdomanti, e le cose che vi servono amatele. Non amava monumenti e pescecagnacci, ma bambini e donne. Per donare: carlotta.mc@gmail.com. Chi sono: https://about.me/carlotta.mc
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