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Il timore del peggio




In E la nave va io ho espresso, più o meno sinceramente, 
più o meno artificiosamente [...] il senso di smarrimento che c’invade. Il timore del peggio è uno stato d’animo o un presentimento con il quale conviviamo 
da lungo tempo e che non sembra destinato ad abbandonarci. [...]  

 




Fellini.  Raccontando di me, conversazioni con Costanzo Costantini
Editori Riuniti, Roma, 1996, pp. 182-185 
Proteggete la conoscenza, condividete questo post, c'e' anche uno spazio vuoto per i pensieri o i sentimenti, che voleste condividere, se quello che leggete vi riguarda. Grazie).


Preferisco il rumore del mare



No, no

Fellini è un artista, 

è come il cielo, come il mare, 


cambia sempre".


(Giulietta Masina)









In modo analogo, per associazioni libere, come una mappa mentale che create leggendo, funziona anche questo archivio.  Le immagini non sono quasi mai legate ai testi. Se lascerete un messaggio farete sapere anche voi che siete passati da qui. C'e' uno spazio vuoto per i vostri commenti, infondo alla paginetta. 

Capire o non capire


Non capire mi da
un grande
senso di protezione




 In basso c'e' uno spazio per lasciare un messaggio, e farci sapere di essere passati di qui, e per condividere questo post con altri. Un atto di gentilezza puo' scuotere il mondo. 






La sfera celeste di Nino




"Ma il collaboratore più prezioso di tutti, posso rispondere senza riflettere, era Nino Rota. Tra noi c'è stata subito un'intesa piena, totale, fin dallo Sceicco bianco, il primo film che facemmo insieme. La nostra intesa non ha avuto bisogno di rodaggio. Io mi ero deciso a fare il regista e Nino esisteva già come premessa perché continuassi a farlo. 

Aveva una immaginazione geometrica, 

una visione musicale da sfere celesti, 
per cui non aveva bisogno 
di vedere le immagini dei miei film. 

Quando gli chiedevo quali motivi aveva in mente per commentare questa o quella sequenza avvertivo chiaramente che le immagini non lo riguardavano: il suo era un mondo interno, in cui la realtà aveva scarsa possibilità di accesso. Viveva la musica con la libertà e la facilità , di una creatura che viva in una dimensione che le è spontaneamente congeniale. 

Era una creatura che portava con sé una qualità rara, quella qualità preziosa che appartiene alla sfera dell'intuizione. Era questo il dono che lo manteneva così innocente, aggraziato, lieto. Ma non vorrei essere frainteso. 
Quando si presentava l'occasione, o anche quando l'occasione non si presentava, diceva delle cose acutissime, profonde, dava giudizi di impressionante esattezza su uomini e cose. 



Come i bambini, come gli uomini semplici, 

come certi sensitivi, come certa gente 
innocente e candida, 
diceva improvvisamente 
delle cose abbaglianti...


Durante la lavorazione dei miei film ho l'abitudine di usare certi dischi in sottofondo; la musica può condizionare una scena, darle un ritmo, suggerire una soluzione, un atteggiamento del personaggio. Ci sono dei motivi che mi porto dietro da anni, vergognosamente, La Titina, la Marcia dei Gladiatori, che sono legati a precise emozioni, a temi viscerali. Poi ovviamente capita che quando ho finito di girare il film mi affeziono a quella colonna sonora improvvisata e non vorrei più cambiarla. Nino mi dava subito ragione, diceva che i motivi con i quali avevo girato erano bellissimi (anche se si trattava della più zuccherosa e sgangherata canzonetta), che erano proprio quelli giusti e che lui non avrebbe saputo fare di meglio. E mentre diceva così giocherellava con le dita sul pianoforte. «Che cos'era questo?», domandavo io dopo un po'; «Cosa suonavi?» «Quando?» chiedeva Nino con aria distratta. «Adesso - insistevo - mentre parlavi hai suonato qualcosa». «Ah, sì? - diceva Nino - Non so, non mi ricordo più». E mi sorrideva con l'aria di volermi tranquillizzare: non dovevo aver rimorsi o scrupoli, i dischi che avevo usati erano bellissimi. E intanto continuava ad accarezzare la tastiera del pianoforte come per caso qua e là.

Nascevano così i nuovi motivi del film che mi conquistavano subito, e mi facevano dimenticare le suggestioni delle vecchie canzonette usate durante le riprese. 

Io mi mettevo lì, presso il piano, a raccontargli il film, a spiegargli cosa avevo voluto suggerire con questa o quella immagine, con questa o quella sequenza; ma lui non mi seguiva, si distraeva, pur se annuiva, pur se diceva di sì con grandi gesti di assenso. In realtà stava stabilendo il contatto con se stesso, con i motivi musicali che già aveva dentro di sé. E quando quel contatto veniva stabilito, non ti seguiva più, non ti ascoltava più, metteva le mani sul pianoforte e partiva come un medium, come un vero artista. 
Alla fine gli dicevo: «È bellissimo!». 

Ma lui mi rispondeva: 

«Non me lo ricordo già più». 
Erano delle catastrofi 
alle quali in seguito facemmo fronte con i magnetofoni, i registratori. Ma bisognava metterli in funzione 
senza che se ne accorgesse, 
altrimenti il contatto con la sfera celeste si interrompeva [...] 







QUALCHE DETTAGLIO PRATICO PER ANDARE AVANTI O PERDERVI CON GIOIA: 

Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Cose bellissime. Grande gratitudine ai maestri e le maestre. Love. 







Ci sono i colori quando nessuno li guarda?





«Chi sogna può vedere un prato rosso, un cavallo verde, un cielo giallo e non sono assurdità. Sono immagini intrise del sentimento che le ispira. Così' {...} il regista di un film a colori è come uno scrittore che dopo aver scritto “la stanza era verde” va in tipografia e si accorge sulle bozze che la stanza è diventata “grigiastra”».



 (FF, 95). 







Paradiso Fellinesque



"Il cammino e' arduo, ma ben tre donne verrano in suo aiuto. La vergine, Lucia, e Beatrice. Un flusso di luce beata che invade così l'anima del poeta, che riprenderà' vigore e punterà' su Beatrice tutte le sue speranze. Perché e' Beatrice che si farà' intermediaria tra lui e Dio, e' sempre Beatrice che diraderà' le ombre e le inquietudini del pellegrino, facendogli superare i passi piu' difficili ed introducendolo alla scoperta di nuovi cieli. Beatrice diventa così simbolo di grazia, di bellezza, di verità e di pienezza, perduta com'e' in quell'amore che mi fa parlare .... 




Al di la' di questo canto il cuore si dilata in un respiro pieno: il viaggio sara' lungo ed il cammino alto e silvestre ma lassa ormai brilla una stella ... ".





(traccia di un soggetto su Dante e Beatrice, dato dal regista Fellini a Padre Angelo Arpa, e così riportato nel libro L'Arpa di Fellini, edizioni Oleandro. Immagini, vagamente ispirate all'Inferno di Dante, tratte dal Satyricon, ad evocare, genericamente "La divina commedia"). 

Questo archivio si usa come una mappa mentale, lasciando un messaggio contribuite alla conoscenza. Su questo tema potreste trovare altre voci e brani cercando: incompiuti, poesia, arpa. 



Il cinema non ha bisogno di idee





“Il cinema non ha bisogno della grande idea, degli amori infiammati, degli sdegni: ti impone un solo obbligo quotidiano, quello di fare.” 



Qui da un'intervista di Tullio Kezich, la Repubblica 1982; citato in Federico Fellini, E la nave va, trascrizione di Gianfranco Angelucci, editore Longanesi & C., Milano 1983) FOTO DA CASANOVA .Se condividete i post che leggete o lasciate un piccolo segno del vostro passaggio sara' un modo per arricchire questo lavoro. 

La musica troppo celeste



''La musica mi turba, preferisco non sentirla: per me è un'invasione, come una possessione. E questo tipo di invasione che mi allarma, mi risucchia: quindi se non ha a che fare con la mia professione, quindi colla mediazione e la protezione, io in generale la evito. La musica mi domina, io quando lei c'è non consisto, forse ho un ego molto fragile ...  
Ma la musica agisce ad un livello così profondo che ci si può andare in guerra, si possono esaltare le folle. Avverto nella musica questa minaccia, un risucchio pericoloso. Forse c'è anche qualcos'altro, ecco: la musica ha anche qualcosa di ammonitorio, nelle sue leggi perfette, evocate ed espresse, queste leggi sottili, allude ad un regno che non puoi abitare, mi pare anche che abbia qualcosa di moralistico, che ci vuole ammonire. Che richiama un mondo celeste, perfetto. 

Io voglio essere imperfetto, sgangherato, voglio vivere come un cane che va ad annusare i cartocci a destra e sinistra. Rimando ammirato e sgomento quando vedo che Nino (Rota) al punto la abita, questa perfezione, che non la avverte nemmeno''.

 Tutto un discorso insieme assurdo e meraviglioso.Qui.



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Preferisco credere a tutto

"Credo che nella vita ci sia molto di piu' di quanto conosciamo o conosceremo mai: religione, misticismo, fato e destino coincidono; la cosiddetta terra dell'ignoto: so che mi hanno deriso  perché ho detto che mentalmente  sono aperto a tutto: dall'astronomia allo Zen, da Jung alle sfere di cristallo. Ma quello che mi affascina e' la promessa dell'arcano ... ".



da L'arpa di Fellini, 
Angelo Arpa, pagina 52

Nella foto Fellini versione San Giuseppe, unica, raro ruolo da attore e giovane e biondo.



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