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Nino gnome

Di nicchia. 
Audio su Nino Rota, magnifico elfo e grande conforto spirituale ed artistico di Federico Fellini Qui.

Nino Rota raccontato dal collega  Piovani che prese il suo posto, alla sua morte, invece lo trovate Qui.






Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. 







Socrate


Quando ho fatto La Dolce Vita Rossellini mi ha guardato come Socrate avrebbe guardato Critone se il discepolo fosse improvvisamente impazzito.






(Tullio Kezich, Su
La dolce vita con Federico Fellini, cit., p. 170).

Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 






Fulminava calabroni, e vabbeh

«Ed eccoli al parco del Valentino, Rol e Fellini, in un pomeriggio sonnolento. Contrariamente al solito, Rol è malinconico, parla poco, insegue certi suoi sconosciuti pensieri. Si siedono in silenzio su una panchina. 


Più in là, seduta a un’altra panchina, una nurse dormicchia con dinanzi la carrozzella del bambino. Sopra la carrozzella si mette a girare un grosso 
calabrone.


 “Guarda là” dice Fellini “bisogna andare a cacciare via quella bestiaccia”. 
“No, non occorre” risponde Rol, e tende la mano destra in direzione dell’insetto. Uno schiocco di dita, e il calabrone cade a piombo, fulminato secco. 
“Ah, mi dispiace”, deplora l’uomo misterioso e affascinante. 
“Mi dispiace. Questo non dovevo fartelo vedere!”».




Il resto qui.




(da Buzzati, D., "Fellini per il nuovo film ha fatto incontri paurosi",  Corriere della Sera, 06/08/1965, p. 3. Sarebbe bello trovare queste registrazioni, che tanto sono incuriosita che troverete questo brano in altri punti dell'archivio, mi scuso per le ripetizioni). 
Proteggete la conoscenza. L'archivio che state usando funziona come una mappa mentale, partendo dai vostri interessi o anche a caso, dalla destra del vostro schermo, conoscete voi stessi. Le immagini solitamente non hanno legami coi testi, per scelta. 

L'arcano


Sono un uomo che e' portato a considerare l'arcano avvincente e fondamentale, niente e' piu' affascinante del mistero




Proteggete la conoscenza, condividete questo post, i pulsanti sono in basso; altrimenti e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. L'archivio funziona come una mappa mentale, conoscete voi stessi, cercando nella colonna alla destra dello schermo. Mentre le immagini ed i testi per ragioni anche di stile non sono legate in alcun modo. 

Attenti camerati, il nemico e' in un bicchiere di vino ...


Camerati, hanno detto pane e lavoro; ma non è meglio pane e un bicchiere di vino? 


(dal film Amarcord, sui cui temi, infanzia, fascismo, poesia, Italia, carattere, trovate moltissime tag ed altre letture)



 “Rimini e' un pastrocchio, confuso, pauroso, tenero” dove “la nostalgia si fa più limpida” (Fellini, 1974).
 Il film,  vuole essere “commiato definitivo” (ibidem) dal “fatiscente e sempre contagioso teatrino riminese” (ibidem) un addio a “quell'inguaribile adolescenza che rischia di possederci per sempre” [...]  
Come ha scritto Tullio Kezich, è interessante che una denuncia così spietata nei confronti del fascismo, pur con un umorismo leggero, venga da un autore che si dichiarava “impolitico” (Kezich, 2002) [...] 



Fellini osservava che il fascismo e l'adolescenza erano (sono?) in un certo senso “stagioni permanenti” del carattere italiano, sempre bambino con “l'eterna premessa” del regime [...]  “Questa Rimini della mia infanzia ha qualcosa di vagamente repellente (…) un'aria lievemente fetida, un calore esilarante impercettibilmente manicomiale” 


(Fellini, 1974). 



Questi brani sono stati tratti da un numero monografico 

dedicato a Fellini, di Quaderni d'altri tempi, con tre
 interventi originali, che trovate qui per intero. Sono interessanti. 
Immagini dal set e dalle scene di AMARCORD

 



Non mi piace la trippa











Proteggete la conoscenza, condividete questo post oppure lasciate infondo alla paginetta un messaggio per far sapere che siete transitati da qui. E cosa non vi piace, vi piace, bho. L'archivio funziona come una mappa, si parte sempre dalla colonna alla destra del vostro schermo. La relazione tra testo e immagine qui nei post non viene cercata, fa da stile il caso. 
 

La commedia tragica


"Se sono bugiardo

sono un bugiardo onesto".





In fondo a questa paginetta ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere voi medesimi qualcosa: se lascerete un messaggio anche voi sarete passati da qui. La mappa che state usando funziona colle libere associazioni, conoscete leggendo, mentre in questa specie di archivio in movimento, le immagini ed i testi non hanno quasi mai relazione. Dove vedete scritto "QUI" si deve cliccare per ascoltare un audio o video.

La grande pazienza



Fellini sul set diventa inspiegabilmente paziente. Sopporta le interminabili attese necessaria a preparare una scena. Non dubita minimamente che tutto cio' che partecipa al film, uomini, animali, cose, non sia minuziosamente al corrente dei risultati che vuole ottenere.  Percio' quando gli accade di chiedere con tono di contrariata esasperazione: come mai quel pavone non va al segno della sua posizione, ecco che la sua domanda cessa di indirizzarsi a un qualche fantastico animale sapiente per diventare una assurdita' umana. 





Un brano tratto dal libro curato da Giovanna Bentivoglio, per la Archinto editore, di Lilliana Betti, seconda assistente ed amica storica e fedele. Nel disegno di Fellini il suo rapporto esplicitato con ironia, con la Betti che amava ritrarre in varie fogge travestita da tutto. 

La macchina da scrivere



Federico Fellini – il 14 novembre 1942 – scrisse per il Marc'Aurelio un racconto nel quale raccontava il suo primo volo in aeroplano: «….Volavo, ero in cielo, e le case, le strade, gli amici, la macchina da scrivere, il giornale, voi tutti restavate piccini e dimenticati su questa cosa rotonda che si chiama terra». Mi ricordo da ragazzo, l'arciprete, che diceva ve lo faccio vedere io che ci faccio con questo giornale, ecco cosa ci faccio, e ne fece una palla e gli diede fuoco, e lo getto' in mezzo ai banchi tra i fedeli. Questo luogo si aggiungeva, sognati, come il Colosseo, il Club Apollo, l'Altare della Patria e il Marco Aurelio" ricorda, con distacco divertito.   









Giornale umoristico che esisteva prima della guerra e duro' fin dopo alla guerra, e aveva una funzione di commento settimanale ai fatti del giorno, dal punto di vista comico, satirico, e di critica a destra e a sinistra. La rivista andò avanti  dal 1931 fino al 1943, anno in cui cessarono le pubblicazioni. Se ne intravede la storia, e la ragione di certi legami di amicizia ed artistici, nell'ultimo filmino di Ettore Scola "Che strano chiamarsi Federico". Meno che 20enne Fellini divenne abbastanza celebre con le “Storielle di Federico”, che venivano raccontate in varie sequenze da lui illustrate, per la rivista, a viale Regina Elena, a Roma, dove conobbe il favoloso Giggione e Steno e Geleng e tanti altri, ma soprattutto forse conobbe il fascismo attraverso il sistema governativo della censura, e la fronda che gli resisteva creativamente dell'epoca (Gabriele GalantaraFurio ScarpelliAge, Gioacchino Colizzi detto AttaloVittorio MetzMarcello Marchesi, Steno, Giovanni Mosca, Mario BavaEttore ScolaWalter FacciniCesare Zavattini)Dopo la Liberazione ci furono diversi tentativi di riesumare il Marc’Aurelio, poi nel 1955 l’editore Corrado Tedeschi lo trasferì a Firenze dove ebbe ancora una vita, fino al 1958. Qui qualche ricordo di Geleng, Scola, Fellini e il commento di uno storico, sull'umorismo che accadde in quel luogo, e il resto. Qui invece la puntata della Tv pubblica che ne racconta pedagogicamente la storia.

Il fregnacciaro

"Avevo sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con "felliniano" posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto ..."

(dall'intervista di Claudio Castellacci, L'America voleva colorare la Dolce vita, Corriere della sera, 30 marzo 1993, p. 33. L'immagine e' dal discorso agli Oscar per Otto e mezzo, non molto entusiasta, pare, ed in altri punti dell'archivio trovate navigando nel menu' alla destra dello schermo, le ragioni del distante rapporto con Hollywood, cercando: soldi, Casanova, Hollywood, borgo, premi, ad esempio). Questo archivio nasce come uno strumento di rierca, una mappa mentale, poetica, uno strumento di ricerca e progettazione, se lascerete un messaggio farete sapere del vostro passaggio qui e delle sue ragioni. 

La commedia comune







me pare di avere fatto dei film 
anche comici. Lo sceicco biancoI vitelloni non erano dei film comici? 
La città delle donne non era un film comico? Come anche 8 1/2, del resto. Dipende dal senso che si dà al comico. Comico nel senso della commedia,
cioè del dramma comune, umano, umoristico, risibile, addirittura buffonesco, vissuto senza coturni ai piedi. Film che raccontano illusioni di personaggi smontati e smagati  da una realtà imprevedibile ...






Il Tempo 1982; citato in Federico Fellini, E la nave va, 
da un intervista con Rondi. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro.






Emigrare per star bene





"Per vivere bene fino in fondo bisogna emigrare, magari soltanto con la fantasia , altrimenti sei un semplice stanziale". 




Dall'Intervista a Paese Sera, di Maurizio Liverani, durante la preparazione de La Dolce vita, AMARCORD per la fotografia, ed un ritratto ironico con un sigaro cubano e dei baffoni. Tra le parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, se non forse fantasiosi, e per scelta, come accade tra le parole e le cose. Funziona come una mappa mentale, appoggiandovi alle suggestioni contenute nella colonna alla destra del vostro schermo, cercando voi stessi. Lasciate un messaggio per farci sapere che siete passati da qui anche voi.



Aho', hai preso l'Oscar

[...] Ho saputo dell'Oscar da Alberto Sordi,  che mi ha telefonato alle otto e un quarto, insomma avevo detto anche  alla mia  sorella di chiamarmi, ma te lo volevo dire che lo hanno detto alla radio, che l'Oscar non te lo hanno dato, lo hanno dato a Tanio Boccia ... 
da come lo ha detto ho capito che scherzava [...] 



Ero contento, ma anche 
molto teso; avevo paura di deludere. 
Io non sono un attore. 

[...]  Se dovessi scrivere delle battute, far vedere a un attore come si recita la parte di un regista cui danno l’Oscar per la carriera, cosa deve dire e come deve fare me la caverei benissimo, ma il fatto di essere coinvolto personalmente mi rendeva molto nervoso  [...].








Proteggete la conoscenza, condividete questo post con chi amate, oppure lasciate infondo alla paginetta un messaggio per far sapere che siete transitati da qui. L'archivio funziona come una mappa, navigate dentro voi stessi. La relazione tra testo e immagine qui nei post non esiste, fa da unico stile il caso. 


In gara con Dio




“Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio.” 
















Un uomo braccato

"La personalita' di Fellini e' un potente concentrato di fascino, intelligenza psicologica, istrionismo, vitalita', rafforzato dall'esercizio consapevole, attento, privo di dimissioni o cedimenti, della sua stessa personalita'. Bisogna seguire Fellini a lungo per notare diversioni e smagliature tra un modo di essere e l'esercizio cosciente e deliberato di esso, tanto sono armoniosamente fusi. L'ironia infaticabile, il gusto di stravolgere umoristicamente ogni situazione, la bonta', la simpatia prepotente, una gratitudine gioiosa verso gli altri, ma anche l'astuzia, la occasionale crudelta', insomma il peso straordinario di una umanita', come una ipoteca emessa sul mondo esterno. Egli era un tipo insofferente ad ogni categoria, una forza della natura, un fenomeno in tutti i sensi atmosferico. La sua solare solitudine, lo spazio che separa sempre Fellini dagli altri, non e' altro che l'equilibrio aggressivo e vulnerabile, di chi, strenuamente braccato dal reale, non puo' esimersi dall'essere totalmente, eccessivamente se stesso"





Un brano tratto dal libro curato da Giovanna Bentivoglio, per la Archinto editore, di Lilliana Betti, seconda assistente ed amica, sull'animona di Fellini e il suo carattere-accio. Nella foto il suo alter-ego in Amarcord. Nel disegno di Fellini il suo rapporto esplicitato con ironia, e ripetutamente in centinaia di disegni, con la Betti. Qui un articolo che ricorda una mostra della famiglia Betti, ad Adro, dopo la sua morte, con i disegni. 

Qui un insolito, raro, post di un critico, in lingua spagnola, che ne mette in rilievo il ruolo. 
Questo archivio funziona per libere associazioni. Condividete e proteggete la conoscenza. 



Questioni aristoteliche

"Verso il cinema ci sta un giudizio riduttivo, forse. Il cinema credo, forse un po' enfaticamente, sia un'arte che ha le stesse esigenze delle altre. Ad uno scrittore non diresti mai, mi meraviglio che gli accapo li metta lei, avverbi li mette lei, li aggettivi li mette lei, invece che affidarli ai suoi collaboratori. E ad un pittore non diresti mai, ma questo verde proprio lo ha messo lei?.

Il cinematografo, a differenza della pittura e della pagina scritta, sul piano realistico, ha delle esigenze legate alle azioni, al fatto che i personaggi si muovano, parlano. Non sono immagini che sono in delle sfere personali, come il lettore, al cinematografo invece devi essere espressivo, allusivo ma anche credibile, concreto. In questa biblioteca dovevano esserci grandi poltrone, di lettori di cento anni fa, insomma questa poltrona doveva essere la poltrona.

Se scrivi metti la poltrona, se fai il cinema devi di una, devi trovare la poltrona, quella esatta. Le poltrone sono importantissime".




Il video da cui traggo questo passaggio per intero, dura circa venti minuti, lo trovate qui; (video un poco amatoriale, televisivo, ma che ripropongo lo stesso, che infondo, sotto fondo, si sentono anche alcuni di questi suoni dal vivo che per almeno due, se non tre, fasi di pre-montaggio  e montaggio sono poi la colonna sonora autentica, provvisoria, la traccia della vita del film come lo hanno vissuto i suoi protagonisti e fattori, un processo di lavorazione oggi poco praticabile, ma che Fellini amava, e ne parla altre due volte anche in questo spazio). Questo piccolo archivio funziona  in maniera personale, per libere associazioni, come un sogno o una mappa neuronale, cercate voi stessi, non cercate legami tra immagini e testi che non ce ne sono, invece se lascerete un messaggio farete qualcosa di apprezzabile e rispettoso verso questo lavoro.

La vanità ironica



«Perdevo i capelli e finii in un centro di tricologi tedeschi che riempivano i bulbi del cranio di creme. Un giorno levai lo sguardo e mi trovai a fianco Fellini, anche lui incremato come una torta. Mi resi conto con sollievo che anche i geni soffrono a diventare calvi. Federico parlava con malinconica angoscia dell’insostenibile rumore che fa un capello che cade».



Un ricordino di Roberto d"zgostino, animatore dei salotti romani, e fondatore di un sito di gossip molto popolare, ricordino che si trova per intero QUI, tratto dal Corriere della Sera, del 2014. Nella foto il suo alter-ego comico, non piu' il vago e bellone Mastroianni, ma l'allampanato e magrissimo Benigni. 

Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 








L'apparizione di una giraffa colla voce disperata

 
Quella faccia improbabile, una testa di creta caduta in terra dal trespolo e rimessa insieme frettolosamente prima che lo scultore rientri e se ne accorga; quel corpo disossato, di caucciù, da robot, da marziano, da giraffa, da incubo gioioso, da creatura di un'altra dimensione, quella voce fonda, lontana, disperata: tutto ciò rappresentava qualcosa di così inatteso, inaudito, imprevedibile, diverso, da contagiare repentinamente, oltre che un ammutolito stupore, una smemorante ribellione, un sentimento di libertà totale contro gli schemi, le regole, i tabù, contro tutto ciò che è legittimo, codificato dalla logica, lecito.




Brano tratto dal libro Fare un Film (p. 128, Einaudi editore) dedicato a Toto', ammirato fin da bambino, e con cui come con Chaplin forse ebbe questo rapporto fascinato ma a distanza. Considerato che uno, Fellini, internazionalmente parlando e' il cinema italiano, e certo lo era il secolo scorso, e l'altro, un genio non esportabile, la cosa fa pensare. 





È malato di cuore lei?

  • Giornalista: La prima domanda sarebbe: che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?
    Regista: Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo.
    Giornalista[tra sé, scrivendo su un taccuino] ...arcaico cattolicesimo. [rivolgendosi nuovamente al regista] E che cosa ne pensa della società italiana?
    Regista: Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa.
    Giornalista: Ah! E che ne pensa della morte?
    Regista: Come marxista è un fatto che non prendo in considerazione.
    Giornalista: Quarta ed ultima domanda: qual è la sua opinione sul nostro grande regista Federico Fellini?
    Regista: Egli danza... egli danza!
  • Regista: Lei non ha capito niente perché è un uomo medio. È così?
    Giornalista: Be', sì.
    Regista: Ma lei non sa cos'è un uomo medio? È un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista. [il giornalista inizia a ridere mentre scrive] È malato di cuore lei?
    Giornalista: No, no, facendo le corna.
    Regista: Peccato perché se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film. Tanto lei non esiste... Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve la produzione, e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale. Addio!
  • Quando sarai nel regno dei cieli, ricordami al padre tuo. (Giovanni Stracci






Dialogo comico, pubblicato qui in forma di video in un altro luogo, e tratto da Ro.Go.Pa.G., film di fantascienza del 1963, film ad episodi di quattro registi internazionali, Pasolini, Rossellini, Gregoretti e Godard. L'elenco degli attori e comparse fa impressione, alcuni li elenco qui, con il link inglese dell'edizione internazionale: ,  , la Betti. Infatti Pier Paolo Pasolini per l'episodio de La ricotta venne condannato per vilipendio della religione e poi amnistiato; la pellicola tornò così sugli schermi con un nuovo titolo imposto. Fu scelto Laviamoci il cervello, un titolo che, ebbene, ormai, non ricorda nessuno e che non suonava bene, in italiano (let's have a brainwash era il titolo inglese). Della censura, o del brainwash, come avviene invece oggi, ad oltre 50 anni da questo celeberrimo episodio, nel paese piu' ignorante d'Europa, in una Europa pacificata ma ridotta nelle dimensioni di potere mondiale, e nel bel mezzo della globalizzazione e della desertificazione e della digitalizzazione, non ne parla quasi nessuno, non nel mondo delle arti almeno. Anche questo a 20 anni dalla morte di Fellini pare un fatto alquanto surreale. Nella fotografia il poster vintage. Questo archivio funziona per libere associazioni, cercate da soli, lasciate un messaggio, proteggete la conoscenza.