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Contro il cretinismo




 Lo stesso Kezich osserva come Fellini avesse un’abile e personale strategia comunicativa nel concedersi ai giornalisti: "Sulle prime sembra restio a sbottonarsi, qualche volta cortesemente annoiato. Dopo dieci minuti il giornalista lo vede già come un complice, scambia con lui occhiate d’intelligenza e strette di mano furtive. È uno di quei personaggi che «fanno l’articolo»: non ci vuol molto per indurlo a parlare e non c’è neppure bisogno di chiedergli l’esclusiva delle sue  dichiarazioni. Ogni battuta di Federico è esclusiva, nel senso che il regista non ama ripetersi. Preferisce rischiare di contraddirsi. […] Il regista ama molto i contatti personali con i singoli giornalisti, fra i quali conta parecchi amici. Detesta le conferenze stampa, le domande stupide, la routine parolaia dei festival" ... 
NdR: A proposito del tema dei giornalisti, va compreso che Fellini fu preso d'assalto, ogni giorno, per decenni, da migliaia di richieste, da tutto il mondo, e che sebbene fosse gentile, e amasse mentire, appare sempre come sconvolto dalla massa di idiozia che gli gettano addosso, proiezioni, speculazioni, cose che gli paiono sempre un poco inutili e tediose. Dopo 30 anni, nel pieno flusso caotico, della narrative, dei social, della confusione mediatica, questa sua stizza, per la curatrice di questo blog, che fa la giornalista, e' anche piuttosto divertente. 


 

Come nutrire cio' che e' malato




L’umiltà scientifica di Jung di fronte al mistero della vita mi sembra più simpatica. I suoi pensieri, le sue idee, non pretendono di diventare dottrina, ma solo di suggerire un nuovo punto di vista, un diverso atteggiamento che potrà arricchire ed evolvere la personalità, guidandoti vero un comportamento più consapevole, più aperto, e riconciliandoti con le parti rimosse, frustrate, mortificate, malate di te stesso. Indubbiamente Jung è più congeniale, più amico, più nutriente per chi crede di dover realizzarsi nella dimensione di una fantasia creativa. Freud con le sue teorie ci obbliga a pensare; Jung invece ci permette di immaginare, di sognare, e ti sembra, addentrandoti nell’oscuro labirinto del tuo essere, di avvertire la sua presenza vigile e protettrice”.



Federico Fellini, 1983, discorsi a ruota libera, e liberatori, liberati, sulla sua terapia junghiana, svolta per molti anni, non so quanto episodicamente, dopo una gravissima crisi esistenziale, durata 8 anni. Certamente rivela anche una intensa attivita' di lettura, dei testi della psicoanalisi e grandi chiacchierate. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro.