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Il cinema pittorico


La luce per me
 in un film e' l'ideologia,
l'essenza, lo stile.

Io faccio un cinema pittorico,
non narrativo













La foto e' del 1973, durante una visita al Circo Orfei., dove porto' il suo alter-ego, attore giovanissimo, Bruno Zanin, di Amarcord, ed anche me. Lui fece un numero su un asino, mi pare, ed io ricordo solo l'odore della segatura a terra. 

Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. 


Una strada ambiziosa




Credo che pochi film come La strada abbiano chiesto tanta pazienza e tanta fede ai loro autori. Io che conoscevo il soggetto di Fellini e Pinelli sin dalle sue prime incerte formulazioni del 1951 e che nel novembre del ’53 sono stato infine chiamato a collaborare alla sceneggiatura, mi sono visto costretto a sostenere la parte dell’avvocato del diavolo. Per tre mesi ho parlato male de La strada: questa, in fondo, la mia partecipazione. Ho denunciato certe sue fumose atmosfere, certe leziosaggini dei suoi personaggi, ho insistito affinché la favola, troppo bella, toccasse terra e le simbologie si sciogliessero nel racconto. 
Con Fellini e Pinelli ho percorso molte strade del Lazio, visitando piccoli circhi equestri, parlando con artisti girovaghi – e quali incontri inaspettati! – appuntando caratteri, farse, imbonimenti, battute e precisando i tipi secondari, sempre più convincendoci che il film era nella strada e che là, appunto, bisognava cercarlo. 
Il merito de La strada va ai suoi autori, Fellini e Pinelli. Maggiormente, inutile dirlo, va a Fellini che si è trovato poi solo, dopo la lotta della sceneggiatura, a dover domare gli elementi, i personaggi, le intenzioni del racconto per farne un film e soprattutto a cercare un equilibrio tra il mondo vero della strada e il mondo poetico delle sue ipotesi. Non deve essere stata una fatica semplice realizzare un progetto che avrebbe potuto, sotto altra mano, rivelarsi soltanto ambizioso.



Flaiano, "Ho parlato male de “La strada”, «Cinema» 10 agosto 1954. Funziona in questo modo, come fosse una mappa mentale, questo archivio, dunque seguite il flusso. Sono temi ricorrenti, e fatti della mente e della psiche. Infondo alla paginase lascerete un messaggio, farete sapere anche voi che siete passati da qui. C'e' anche uno spazio vuoto per i vostri commenti 

Le idee bugiarde

Non sono protetto, sostenuto, guidato da nessuna ideologia, ne' religiosa, ne' politica. Sono veramente un cantastorie.

Parto sempre da un sentimento, 
da un ricordo, da una nostalgia,
non da un'idea.







Proteggete la conoscenza, condividete questo post con chi amate, oppure lasciate infondo alla paginetta un messaggio per far sapere che siete transitati da qui. L'archivio funziona come una mappa, navigate dentro voi stessi. La relazione tra testo e immagine qui nei post non esiste, fa da unico stile il caso. 
 

E con questo?


Avanti c'e' posto! (commedia con Aldo Fabrizi) fu il primo film che sceneggio' col suo nome, e dove Fellini scopri' che l'ambiente, il set, era divertente, pieno di donne, adatto alla sua  natura,  secondo il giornalista e critico Tullio Kezich, un ruolo di pronto intervento, nella scrittura, tanto da diventare molto richiesto dal sistema nascente, insieme al talentuoso e sodale Tullio Pinelli. 

Un signore il quale ormai anziano in questo video racconta molto bene come si lavorava allora, come si scriveva, come si costruivano le storie, ed il lato avventuroso ed insieme realista del cinema.  



Qui si parla in maniera interessante del metodo sul campo, con un lavoro quasi giornalistico, prima, attraverso la voce di Pinelli, ma anche interessante e raro e' il reperto di Sergio Amidei, dove accenna  anche imbarazzato alle opinioni diverse sull'occupazione tedesca e sull'indifferenza (da molti percepita come nichilista, disimpegnata, ed a-politica) di Fellini, che poi divento' come il tratto caratteristico della critica contro di lui dell'epoca, una specie di equivoco che venne interamente spazzato via, o quasi, con l'Oscar per Amarcord, almeno dal punto di vista personale di Fellini. 

Il brano dura quasi 1/2 ora, ed include anche gli esordi, i colleghi, ed il lavoro di vignettista, l'odore di un'epoca, la rivista e il debutto grazie a Lattuada. 
Qui il film firmato da Zavattini, Avanti c'e' posto!, mirabile commedia, piena della grazia e del talento di Fabrizi. 

Si muove tra le cose come l'aria


Ritratti, note, appunti, di personaggi della cultura. Questo abbecedario e' tratto da FELLINI DEL GIORNO DOPO, di Kezich, pubblicato dall'associazione Fellini e dall'editore Guaraldi. 

Il libro e' fuori catalogo ma consultabile difficilmente qui






[...] Nel luglio alle otto e mezzo Fellini telefonò a Zapponi, che non conosceva, per dirgli che gli era piaciuto molto il suo libro di racconti Gobal. Sperava anche di convincere il gruppo produttivo franco-italiano che preparava un film di vari registi da Poe di accettare come suo contributo un adattamento del racconto zapponiano C'è una voce nella mia vita. Andò a finire che Bernardino e Federico sceneggiarono insieme Toby Dammit, al quale fecero seguito (dal 19967 al 1980) Block notes di un regista, Fellini Satyricon, I clowns, Roma, Casanova e La città delle donne [...]



[...]  Quando nel dopoguerra formò con F. una delle più fortunate coppie di sceneggiatori del cinema italiano, l'ex-magistrato piemontese Tullio Pinelli era già un noto commediografo. La sua collaborazione con il riminese si estende, con qualche interruzione, per quasi mezzo secolo e ha certo un'importanza fondamentale non sempre riconosciuta dalla critica rispetto ad apporti di altri collaboratori. Sarebbe auspicabile un confronto fra drammaturgica di Pinelli, oggi un po' dimenticata nella generale disattenzione del nostro teatro per il repertorio nazionale, e i film di F. per scoprirvi analogie e convergenze tematiche e di gusto. Da ricordare che negli anni in cui non lavorò con Federico, Pinelli mantenne il suo ruolo di "spalla" scrivente di Giulietta [...] . 



[...] Subìto controvoglia sulle pressioni di De Laurentiis come protagonista di Il viaggio di G. Mastorna, nonostante il fanciullesco entusiasmo mostrato dall'attore, Fellini lo deluse lasciando cadere il film. In qualche modo Ugo Tognazzi si vendicò partecipando con scarsi esiti al Satyricon concorrenziale di Polidoro [...] 


[...] Sergio Zavoli, ravennate di nascita e riminese di adozione, giornalista principe amico di F. da sempre: non tanto per i tre anni che li dividevano e che nell'età giovanile sono molti, ma subito dopo a Roma. Oratore ufficiale alle esequie di F. a Rimini ("con gli occhi non sbagliavi mai") dedicò al regista lo special televisivo In morte di Federico Fellini. 

Di Zavoli è la proposta, lanciata in occasione proposta, lanciata in occasione del primo incontro pubblico Federico Fellini (Rimini, 8 giugno 1996), di trasferire sul porto il monumento La grande prua di Arnaldo Pomodoro: un grande bronzo di quattro metri per quattro inaugurato nel cimitero, come omaggio a F. e a Giulietta, febbraio 1995 [...]. 

[...] Fellini ci teneva a ricordare di essere nato come scrittore di cinema facendo le sue esperienze come "negretto" nella cerchia di Zavattini. Del resto anche quando cominciò a collaborare ai giornali come umorista, alla pari di molti giovani della sua generazione, Federico rivela l'influenza di libri quali Parliamo tanto di me. Scarsi, seppure sempre improntati a cordialità, furono in seguito i rapporti fra i due, anche quando F. si trovò coinvolto in iniziative zavattiniane come Amore in città o Boccaccio '70. Nel suo Diario cinematografico (Mursia, 1991) Za ricorda una raccomandazione felliniana del o "Non devi aver paura della macchina da presa, non esiste". 


Commenta il diarista: "Infatti lui si muove tra le cose come l'aria" [...]


 

Non sai voler bene


"Claudia: Della storia che mi hai raccontato non ho capito quasi niente. Ma scusa, un tipo così, come tu l'hai descritto, che non vuol bene a nessuno, non fa mica tanta pena sai? In fondo è colpa sua. Che cosa pretende dagli altri?




Guido: Perché? credi che io non lo sappia? Come sei noiosina, anche tu.


Claudia: Ah ma non ti si può dire proprio niente! Quanto sei buffo con quel cappellaccio truccato da vecchio! Io non capisco, incontra una ragazza che lo può far rinascere, che gli ridà vita e lui la rifiuta?
 

Guido: Perché non ci crede più.


Claudia: Perché non sa voler bene.


Guido: Perché non è vero che una donna possa cambiare un uomo.


Claudia: Perché non sa voler bene.

Guido: E perché soprattutto non mi va di raccontare un'altra storia bugiarda.


Claudia: Perché non sa voler bene."




(dal Dialogo di Otto e Mezzo, tra Claudia e Guido, uno scambio celeberrimo, insieme vago, duro, profondo, un poco amletico. Se non fosse per il puro piacere di ricordarlo, non lo avrei postato. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro).

Da dove vengono?


"La notte e la solitudine delle strade vuote, che si vedono in certe inquadrature de I vitelloni, La strada, Il Bidone costituiscono l'atmosfera piu' adatta per far muovere questi personaggi. 

In quelle inquadrature c'e' forse anche il ricordo di certe mie peregrinazioni notturne nei miei primi tempi a Roma, dopo il mio arrivo da Rimini, quando mi capitava spesso di girovagare senza meta, anche di notte, per le vie del centro. 
Non avevo un'occupazione precisa e nemmeno la piu' pallida idea di quello che avrei fatto in seguito.  E' possibile che l'immagine della città notturna deserta e solitaria mi sia rimasta dentro fin d'allora".




FF, dal libro "Film 1961": Fellini era un'angosciato, un curioso, e un vagabondo, finiti i film amava cercare storie, facce, farsi raccontare, vedere, girava anche in taxi, spesso con la sua assistente Lilliana Betti, con un amico poliziotto, in un misto di insaziabile curiosita' umana, professionale, e centripeta e totalizzante, inoltre finiti i film cadeva in un vuoto, come dice spesso in questi vari brani e interviste, sebbene siano accenni, in parte depressivo. Qui si riferisce agli anni da ragazzo. Il libro citato  e' di V. Spinazzola, l'editore Feltrinelli.  



QUALCHE DETTAGLIO PRATICO: nella colonna alla vostra destra trovate un mappa cognitiva, per cercare tra video, brani, aforismi, documenti, che ho trascritto;  anche se molti conoscono Fellini come il mago delle immagini, aveva "una testa cosi", per usare l'espressione del suo primo attore ed amico Alberto Sordi. 

Vedrete che ho trascurato quasi pettegolezzi, e letture agiografiche e quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete rientrarvi da voi. 
Se i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico. Le rare cose oltre a questa che ho scritto di mio pugno, e non sono dunque pensieri di Fellini, o di massimo interesse della sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, e di solito sono altri artisti o cari amici, lo indicato nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo ho curato delle piccole vetrine, in inglese, spagnolo e giapponese,  di questo progetto, che un poco spero possa toccarvi, scuotervi, ed ispirarci.  E che vi faccia venire voglia di dormire per un mese!


Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota.







Andare oltre i sentimenti


"Bisognerebbe vivere fuori dalle passioni, 
oltre i sentimenti, nell'armonia che c'è 
nell'opera d'arte riuscita, in quell'ordine incantato...  Dovremmo riuscire ad amarci tanto...  da vivere fuori dal tempo, distaccati ...".






Da "La Dolce Vita" di Federico Fellini, la foto con Pupella Maggio viene invece dalla Cineteca di Bologna, uno scatto di scena di Amarcord, lui col cappellaccio, che indica all'attrice come fare la scena. Il brano invece appartiene al celebre dialogo amoroso e vago e confuso tra Mastroianni e la Cardinale. Tra le parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, per scelta: come tra le parole e quasi sempre le cose. Funziona invece come una mappa mentale, con l'uso della colonna alla destra del vostro schermo, un post alla volta, come fossero ciliegie. Lasciate un messaggio, e condividete, se volete, infondo a questa paginetta. 

Finis dolce vita

«Fellini a Cinecittà sta girando finalmente “La dolce vita”. In un teatro di posa ha fatto ricostruire un pezzo di via Veneto, non l’angolo abitato dal poeta, quello più recente e affollato del Caffè de Paris. Davanti a quell’implacabile ricostruzione m’è venuto da ridere e subito dopo m’è presa una malinconia canina. In proiezione ho visto alcuni brani del film. Il gongorismo, l’amplificazione di Fellini nel ritrarre quel mondo di via Veneto fa pensare al museo delle cere, le immagini dei quaresimalisti quando descrivono la carne che si corrompe e imputridisce. Mi ricorda quei quadroni di Valdés Leal che sono a Siviglia nell’Ospedale della Carità, dove sui cadaveri di vescovi flottano cartigli di questo tipo: Finis gloriae mundi. Fellini quaresimalista? É un’ipotesi tentatrice.



1959, Ennio Flaiano

Cameriera bella presenza

Mi vien voglia di andare a vedere il primo lavoro di Fellni. 
E non e' fellinesque. Non come lo immaginano Scorsese o Simenon. Personaggi caricaturali colle loro piccole vicende, ruotano intorno alla vita di una cameriera (Marisa Merlini) e alle sue disavventure alle prese colle vanità ed i vizi della borghesia. 

E' il suo esordio come sceneggiatore, insieme a Tullio Pinelli: CAMERIERA BELLA PRESENZA OFFRESI (Italia/1951) di Giorgio Pàstina, con un giovane e aitante Alberto Sordi che parla come Ollio, una giovanissima Gulietta Masina, Paolo Stoppa, Aldo Fabrizi e altri grandissimi del teatro italiano, tra cui Aroldo Tieri, Titina e Peppino De Filippo, di cui qui vedete un estrattino, purtroppo poco piu' che una smorfia. 






Titina, Giulietta e Sordi saranno poi anche attori "fellinesques". 

E dato che questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate voi soli: lasciate una traccia del vostro passaggio qui. 
Se non raramente, come in questo caso, le immagini sono slegate dai testi.