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.. siamo un'esperimento non riuscito di nazione?










Dovremmo tutti riflettere su cosa sia l'italianità.

Cioe' essere italiano. Nel nostro quotidiano abbiamo anche noi complicità, compromessi, abbiamo preteso e tradito.



La Stampa, 1993. 
Le tangenti di M. Tropeano. L'idea di un carattere nazionale, tanto cara anche agli inglesi, e presente anche nelle idee poetiche di Dante, torna in Fellini fino alla fine,  come questione irrisolta, della sua propria identita' e sempre con grande amarezza, rispetto ai cambiamenti che vedeva accadere e aveva visto durante il fascismo.

Codesto archivio digitale funziona come una mappa mentale, appoggiandovi come dalla destra dello schermo. Condividete questo post oppure, forse meglio se lascerete un segno del vostro passaggio nei commenti, arricchirete questo lavoro. Le immagini quasi mai sono legate ai testi, per scelta. Ogni volta che trovate la parola "QUI" andate su un sito esterno, per un audio o un video, o qualche volta un iper-testo. 








La rivoluzione dei timidi




"Io credo di essere una persona molto mite e pacifica, ma forse coltivo una passione segreta per la ribellione: non per quella politico-rivoluzionaria, ma per la trasgressione, questa e' una vera vocazione; trasgredire e magari premiato come trasgressore, dal sindaco o dal Papa".








Dall'ultima intervista a Fofi e Volpi, nel maggio del 1993. 

Disegno di Milo Manara. Film Amarcord, scena zio pazzo. 
Questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate da soli. Lasciate alla fine della paginetta un segno del vostro passaggio. Grazie. 



Il gatto colle ali


"Io? Un monello che trasgredisce. 

Questo spiega una mia diversita' anche nella scelta dei personaggi che hanno voce nei mie film, molto piu' esterni, molto piu' ai margini, come il diverso, lo strano, il matto, il nano: questa scelta dipendeva un poco dalle cattive letture e un poco dalla mia inclinazione ad una forma di spettacolo popolare e al circo equestre, come il piu' popolare di tutti. 

"Se Rossellini è stato Omero per tutti noi, Chaplin è stato Adamo, discendiamo tutti da lui". 


L'eccesso, l'estraneo, il paranormale sono di casa, e all'estremo c'e' il vagabondo. Proprio quello di Chaplin, caricatura di un personaggio tra l'angelico e il feroce, con la vitalità' di un gatto e con momenti di presunzione filosofica".



FF, intervista, l'ultima, rilasciata a Goffredo Fofi e 

Gianni Volpe, nel 1993. Nella foto Argan alla consegna del Chaplin d'oro 
a Fellini per il film La dolce vita, dall'Archivio Luce del Senato.

Questo archivio funziona come una mappa mentale, e per questione di stile tra immagini e testi non ci sono che legami casuali; conosci te stesso potrebbe essere il suo motto, ma non lo e' per davvero, solo fate da soli. E siate gentili, lasciate un messaggio del vostro passaggio, condividete le paginette che vi fossero servite, in fondo tutto quel che serve. I link esterni, sempre indicati come QUI, portano fuori dal blog. 
 







A life

Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio 1920, figlio di Ida Barbiani, romana, e di Urbano, rappresentante di commercio originario di Gambettola.
Mentre ancora frequenta il liceo, il futuro regista comincia a farsi un nome come caricaturista: per promuovere i film, il gestore del cinema Fulgor gli commissiona i ritratti dei divi. Fin dai primi mesi del ’38 avvia una collaborazione con la “Domenica del Corriere”, che ospita varie sue vignette, e con il settimanale umoristico fiorentino “420”. Trasferitosi a Roma nel gennaio ’39 con il pretesto di iscriversi a giurisprudenza, entra nella redazione del “Marc’Aurelio”, un diffuso periodico satirico, diventando popolare attraverso centinaia di interventi a firma Federico. 

Frequenta gli ambienti dell’avanspettacolo, scrivendo monologhi per il comico Aldo Fabrizi, e collabora alle trasmissioni di varietà della radio dove incontra la giovane attrice Giulietta Masina (1921-1994), che sposerà il 30 ottobre ’43. Avranno soltanto un figlio, morto a un mese dalla nascita. Partecipando ai copioni dei film di Fabrizi e di altri il riminese si impone presto come sceneggiatore. 
Lavora a Roma città aperta e subito dopo a Paisà stringendo una feconda amicizia con Roberto Rossellini. Sceglie di associarsi con il commediografo Tullio Pinelli, al quale resterà per la storia del cinema per sempre legato. In coppia diventano fra gli sceneggiatori più richiesti, al servizio di vari registi tra i quali Pietro Germi e Alberto Lattuada. Quest’ultimo lo vuole accanto nella regìa di Luci del varietà(1950), che si auto-producono uscendo dall’impresa pieni di debiti. 
Va male anche il primo film che Fellini dirige da solo, Lo sceicco bianco (1952), ma il successo arriva con I vitelloni(1953), Leone d’argento a Venezia e lancio definitivo di Alberto Sordi. 
Segue La strada (1954), interpretato da Giulietta e premiato con l’Oscar,  soltanto la prima di una serie di pellicole che collocheranno Fellini fra i grandi del cinema. 

Tra i titoli più noti si ricordano Le notti di Cabiria (’57, altro Oscar), La dolce vita (’60, Palma d’oro a Cannes),  (’63, Oscar) Fellini Satyricon (’69),  Roma (’72), Amarcord (’73, Oscar), Il Casanova (’76), Prova d’orchestra (’79), Ginger e Fred (’85), Intervista (’87, premio del Quarantennale a Cannes, Gran premio a Mosca), La voce della luna (’90). L’iter felliniano è costellato di omaggi e riconoscimenti, inclusi la Legion d’onore (’84) e il Praemium dell’Imperatore del Giappone (’90). 
Fellini è il solo regista al mondo che ha vinto più Oscar, cinque, di cui l’ultimo, alla carriera, nel ’93 pochi mesi prima della morte che avviene a Roma il 31 ottobre  provocando commozione e cordoglio in tutto il mondo.