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Non sai voler bene


"Claudia: Della storia che mi hai raccontato non ho capito quasi niente. Ma scusa, un tipo così, come tu l'hai descritto, che non vuol bene a nessuno, non fa mica tanta pena sai? In fondo è colpa sua. Che cosa pretende dagli altri?




Guido: Perché? credi che io non lo sappia? Come sei noiosina, anche tu.


Claudia: Ah ma non ti si può dire proprio niente! Quanto sei buffo con quel cappellaccio truccato da vecchio! Io non capisco, incontra una ragazza che lo può far rinascere, che gli ridà vita e lui la rifiuta?
 

Guido: Perché non ci crede più.


Claudia: Perché non sa voler bene.


Guido: Perché non è vero che una donna possa cambiare un uomo.


Claudia: Perché non sa voler bene.

Guido: E perché soprattutto non mi va di raccontare un'altra storia bugiarda.


Claudia: Perché non sa voler bene."




(dal Dialogo di Otto e Mezzo, tra Claudia e Guido, uno scambio celeberrimo, insieme vago, duro, profondo, un poco amletico. Se non fosse per il puro piacere di ricordarlo, non lo avrei postato. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro).

Chaplin Natale


Chaplin e' come parlare di Papa' Natale, quasi e' un concetto astratto. 

Lui e' il cinema, almeno per quelli della mia generazione. 
Quasi e' ingiudicabile per me, uno ha  come un affetto,  e la stima superstiziosa che si puo' avere per certe figure mitiche. 

Quando ero bambino i suoi film li davano a Natale, e questo me lo faeva quasi confondere con la figura di Gesu' bambino, che poi noi non capivamo nemmeno bene come un bambino povero, nato in una greppia, potesse fare a tutti questi regali, essere ricco. 

E anche di Chaplin, devo dire, che la sua parte pietistica mi ha sempre convinto poco, credo che non fosse quella la sua arte piu' grande. 
Mi sembrava piu' un Re, ecco, un imperatore. 

Lo ho sconosciuto a Parigi, costretto da Rossellini, una sera, in un bar, era piccolissimo, parlammo, poco, mi chiese quanti soldi era costato un tale film, quanti soldi avesse incassato. Io subito menti, inventai delle cifre, per far vedere che ero come loro, all'americana, ma poi mi fu simpatica, ripensandoci questa cosa, di non aver parlato dei nostri film, di non esserci fatti i complimenti. 




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