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Un film che non vi racconta bugie






Chi sono i vitelloni

Cosa fanno?
Perche' si chiamano cosi?
Coraggioso, divertente, scanzonato. 
Ritroverete voi stessi, i vostri amici, le vostre donne... 



Queste sono alcuni slogan di un favoloso trailer dell'epoca de I Vitelloni. 
Dura tre minuti e mezzo.  
Non potete perderlo. QUI.


QUi la recensione di Rondi, critico cinematografico de Il Tempo. 







Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. 













Dinocitta' e la morte





Selezione di una lunga ed originale disamina dell'influenza di Fellini  nei media con alcuni casi di lanci, di Raffaele De Berti.
Interessante la sezione iconografica, dai rotocalchi. QUI.



 L’idea, però, viene ben presto abbandonata per puntare su Il viaggio di G. Mastorna, un film che Fellini ha in mente da molti anni, da quando nel 1938 ha letto a puntate sulla rivista “Omnibus” il romanzo Lo strano viaggio di Domenico Molo di Dino Buzzati. 
Inizia quindi un intenso rapporto con lo scrittore milanese che dura più di un anno e porta alla stesura, con la collaborazione anche di Brunello Rondi, di una sceneggiatura  che ha come protagonista un violoncellista, Giuseppe Mastorna, che per un concerto deve raggiungere Firenze in aereo da Amburgo. L’aereo è costretto a un atterraggio di emergenza e qui inizia il viaggio di Mastorna, da morto, che lo porta a rivedere la sua vita e le persone che ha conosciuto. Si tratta di un film, come scrive Kezich, che pur non realizzato ha molte analogie con i film successivi di Fellini, nei quali la morte è un tema ricorrente da «accogliere come abbiamo accolto la vita».
Tra la primavera e l’estate del 1966 negli studi di Dinocittà sulla Pontina vengono costruite alcune grandi scenografie, tra cui una piazza con la cattedrale di Colonia: tutto sembra pronto per iniziare il film quando Fellini, sempre più incerto e depresso per la crisi di creatività che attraversa, decide a metà settembre di scrivere una lettera a De Laurentis, nella quale dichiara di non poter realizzare Il viaggio di G. Mastorna. Inizia una lunga controversia tra il regista e il produttore, che porta all’accordo di riprendere la realizzazione del film tra aprile e maggio 1967, ma la notte del 10 aprile Fellini è ricoverato d’urgenza in ospedale. Tra malattia e convalescenza passano altri mesi e Alberto Grimaldi, produttore dei western di Sergio Leone, rileva i diritti del film. Ma ormai Fellini ha rinunciato al progetto e al suo posto realizzerà per Grimaldi Toby Dammit (1968) ... 



Dalle immagini iniziali delle scenografie costruite e inutilizzate a Dinocittà per Il viaggio di G. Mastorna si passa al Colosseo di notte, dalle scene di film storici muti sui romani girate appositamente in forma parodistica e proiettate in un affollato cinema di provincia si passa a un’escursione sull’Appia Antica di Fellini con alcuni collaboratori e il medium Genius alla ricerca dello spirito di Roma antica. Una ricerca dell’antichità romana che continua nella metropolitana in compagnia di un archeologo, nel macello comunale per ritrovare in alcuni lavoratori i volti e i gesti dei gladiatori e nella “passerella”, nello studio del regista a Cinecittà, di una serie di personaggi incredibili per il casting del Satyricon [...]. 





QUALCHE DETTAGLIO PRATICO: si tratta di una mappa, a destra la semantica per navigare: non trovate pettegolezzi, o letture agiografiche e quella narrativa marketing della politica, che 40 anni dopo è  insensata, per il lettore ordinario. Trovate invece musica, arte, filosofia, poetica, mistica, dubbi, vita.
Le fonti sono citate, proteggetele. Se usate questo lavoro citatelo. Proteggete la conoscenza. 
Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile ma qualche volta sono fatte dalla curatrice. Le pochissime cose che non sono pensieri di Fellini, tag, come "la nana di fellini", o i suoi sceneggiatori, o critici.
Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo sono state aperte delle finestre, in inglese anche,  di questo progetto, come asset diplomatico e culturale. 
Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota.



Un'epopea Felliniana

“Felliniana” sono 9 puntate, di un documentario denso di interviste, testimonianze e immagini: curato da Enzo Sallustro, Leopoldo Santovincenzo ed Enrico Salvatori con ricordi di collaboratori ed amici tra cui Moraldo Rossi, Tullio Pinelli, Ettore Scola, Tullio Kezich, Gian Piero Brunetta, Alberto Farassino, Gian Luigi Rondi, Leonardo Sciascia, Giorgio Bassani e Giovanni Grazzini.

Ne trovate notizia qui.



In fondo a questa paginetta ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere voi medesimi qualcosa: se lascerete un messaggio anche voi sarete passati da qui. La mappa che state usando funziona colle libere associazioni, conoscete leggendo, mentre in questa specie di archivio in movimento, le immagini ed i testi non hanno quasi mai relazione. Dove vedete scritto "QUI" si deve cliccare per ascoltare un audio o video.







Le poche amicizie, i molti amici


Fellini ha avuto molti amici, ma poche amicizie: i molti amici sono stati e sono la sua grande famiglia, composta di attori, attrici, di tecnici, di maestranze e stabili e di passaggio, testimoni e artefici delle sue avventure. 

Amicizie poche: amico persona da sempre, il pittore e scenografo Rinaldo Geleng, al quale Fellini era legato da stima e da un affetto mai appassiti, affetto e stima coi quali Geleng ha accompagnato e sostenuto Fellini nel duro calvario che lo avrebbe condotto alla morte. 


L'amico all'univoco Tornino Guerra, nel senso che Federico e Tonino vivevano un gemellaggio estetico, che ha punteggiato le piu' sorprendenti folgorazioni del regista. Amico ed ispiratore il poeta Andrea Zanzotto. 


Nell'amicizia Mario Longardi, depositario della privacy di Fellini e gestore discreto della sua comunicazione con l'esterno, e negli ultimi anni Pietro Notariani. 
Fuori schema Brunello Rondi, ideatore e sceneggiatore. 


Sempre in campo Leopoldo Trieste, attore all'unisono. Ancora negli ultimi anni Gianfranco Angelucci, autore di una tesi sul Satyricon.
Tra le donne, non l'unica ma certamente la piu' esemplificativa, Liliana Betti, autrice a sua volta di una singolare e per me interiore biografia di Fellini, insieme alle mai svanite presenze di Fiammetta Profili e di Norma.


Non parlo di Zavoli, perche' il suo rapporto con Fellini non e' dicibile. Primo ed ultimo il Teatro 5 di Cinecitta', amico dei sogni, e custode della sua creativita': su nicchia a parte, infine, Rome de Mario. Tra amici ed amicizie non annovero NIno Rota, perche' Nino e' l'altra costola di Fellini.





Brano tratto da "L'amicizia", pagina 147, La Dolce Vita, edizioni Sabinae, Roma, di Padre Arpa, pubblicato nel 2009, da un insieme di pensieri, appunti nel diario, ricordi, e altre cose private del rapporto tra Arpa e Fellini, ed altri. L'elenco sembra molto puntuale, e coi pochi. 

Il libro contiene per intero anche la vicenda dello scandalo, la bomba, la censura e la mediazione, per far uscire La Dolce Vita. Nella foto centrale la famiglia Fellini, con Riccardo e Federico, ormai 70enni.