Visualizzazione post con etichetta esordio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta esordio. Mostra tutti i post

San Giuseppe!



Il primo corto del 1953, dove un giornalista cerca

una sposa per un amico che vive segregato in una casa di campagna perchè è un lupo mannaro. 
Si chiama Agenzia Matrimoniale, e si trova: Qui

Nella foto il primo film, da sceneggiatore ed unico come attore di Fellini, quel Fiordo realizzato con e per Anna Magnani, dove lui impersona San Giuseppe





Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 




Vagabondi! Con il punto esclamativo





I vitelloni non voleva distribuirlo nessuno, andammo in giro a mendicare un noleggio come dei disperati. Mi ricordo certe proiezioni allucinanti. I presenti, alla fine, mi lanciavano occhiate di traverso e stringevano dolenti la mano al produttore Pegoraro in un’atmosfera di alluvione del Polesine. 

I nomi non me li ricordo e se mi li ricordo è meglio non farli. Mi ricordo una proiezione alle due del pomeriggio, d’estate, per il presidente di una grossa societa'. 
Venne con passo elastico, bruno, abbronzato sotto la lampada al quarzo, con la catenella d’oro al braccio, il tipo del venditore d’automobili, quello che piace alle donne. [...] Non lo presero. Finì a un’altra distribuzione che non voleva il titolo I vitelloni. Ci consigliavano un altro titolo: Vagabondi! Con il punto esclamativo. Dissi che andava benissimo, però suggerivo di rafforzare l’invettiva con un vocione da orco che sulla colonna sonora tuonasse Vagabondi!.

Accettarono il titolo soltanto quando Pegoraro gli diede altri due film che loro consideravano sicuramente commerciali. Ma sui primi manifesti e le prime copie non vollero il nome di Alberto Sordi: fa scappare la gente, dicevano, è antipatico, il pubblico non lo sopporta”. 



Federico Fellini, Fare un film, Einaudi, Torino, 1980, p. 53-54. Nelle foto il provino di Sordi per Casanova, la locandina de I Vitelloni, una scena dal film. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo (ad esempio: insuccesso, critica, esordio, sordi). Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro.















Funny Face Shop

  
"Nel periodo caotico che seguì la liberazione di Roma il cinema non produceva, i giornali non c'erano più, la radio era nelle mani degli alleati. Con alcuni amici del Marc'Aurelio aprimmo una  bottega della caricatura. Si chiamava "Funny Face Shop: profiles, portraits, caricatures". Facevamo ritratti, caricature e disegni per i soldati americani appena sbarcati a Roma. 

Avevamo inventato una serie di vignette, di situazioni tipiche: un soldato americano al Colosseo che uccideva un leone, oppure a Napoli su una barchetta che pescava una sirena, o mentre sorreggeva la torre di Pisa con una mano. 

Ogni situazione veniva riprodotta in cinquanta, cento esemplari dove la testina veniva sempre lasciata in bianco. Le vignette erano raccolte tutte insieme in un grande album che veniva mostrato ai soldati (...). Una sera il locale era molto affollato, c'era sempre un'atmosfera da saloon, e all'impovviso in mezzo a tante divise dei soldati, ho visto uno in borghese, la faccia pallidina, un mentino aguzzo. Era Rosselini. Lo avevo conosciuto appena prima della guerra, all'Aci Film, una società di produzione di Mussolini: fece segno che mi voleva parlare. Si avvicinò lentamente, e si mise alle mie spalle. Io stavo ritraendo un soldato cinese. Mi chiese se volevo collaborare alla sceneggiatura sulla vita di Don Morosini. Io ero molto occupato colla bottega della faccia buffa, inoltre il cinema allora mi pareva una cosa remota, a noi italiani: ora che stavano ritornando i film di Gary Cooper e chissà quante Harlow (...). 




Il film sulla vita, di Don Morosini era Roma città aperta. Sorpresa del neorealismo e risposta al western all'americana. 


Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 






Cameriera bella presenza

Mi vien voglia di andare a vedere il primo lavoro di Fellni. 
E non e' fellinesque. Non come lo immaginano Scorsese o Simenon. Personaggi caricaturali colle loro piccole vicende, ruotano intorno alla vita di una cameriera (Marisa Merlini) e alle sue disavventure alle prese colle vanità ed i vizi della borghesia. 

E' il suo esordio come sceneggiatore, insieme a Tullio Pinelli: CAMERIERA BELLA PRESENZA OFFRESI (Italia/1951) di Giorgio Pàstina, con un giovane e aitante Alberto Sordi che parla come Ollio, una giovanissima Gulietta Masina, Paolo Stoppa, Aldo Fabrizi e altri grandissimi del teatro italiano, tra cui Aroldo Tieri, Titina e Peppino De Filippo, di cui qui vedete un estrattino, purtroppo poco piu' che una smorfia. 






Titina, Giulietta e Sordi saranno poi anche attori "fellinesques". 

E dato che questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate voi soli: lasciate una traccia del vostro passaggio qui. 
Se non raramente, come in questo caso, le immagini sono slegate dai testi. 




A life

Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio 1920, figlio di Ida Barbiani, romana, e di Urbano, rappresentante di commercio originario di Gambettola.
Mentre ancora frequenta il liceo, il futuro regista comincia a farsi un nome come caricaturista: per promuovere i film, il gestore del cinema Fulgor gli commissiona i ritratti dei divi. Fin dai primi mesi del ’38 avvia una collaborazione con la “Domenica del Corriere”, che ospita varie sue vignette, e con il settimanale umoristico fiorentino “420”. Trasferitosi a Roma nel gennaio ’39 con il pretesto di iscriversi a giurisprudenza, entra nella redazione del “Marc’Aurelio”, un diffuso periodico satirico, diventando popolare attraverso centinaia di interventi a firma Federico. 

Frequenta gli ambienti dell’avanspettacolo, scrivendo monologhi per il comico Aldo Fabrizi, e collabora alle trasmissioni di varietà della radio dove incontra la giovane attrice Giulietta Masina (1921-1994), che sposerà il 30 ottobre ’43. Avranno soltanto un figlio, morto a un mese dalla nascita. Partecipando ai copioni dei film di Fabrizi e di altri il riminese si impone presto come sceneggiatore. 
Lavora a Roma città aperta e subito dopo a Paisà stringendo una feconda amicizia con Roberto Rossellini. Sceglie di associarsi con il commediografo Tullio Pinelli, al quale resterà per la storia del cinema per sempre legato. In coppia diventano fra gli sceneggiatori più richiesti, al servizio di vari registi tra i quali Pietro Germi e Alberto Lattuada. Quest’ultimo lo vuole accanto nella regìa di Luci del varietà(1950), che si auto-producono uscendo dall’impresa pieni di debiti. 
Va male anche il primo film che Fellini dirige da solo, Lo sceicco bianco (1952), ma il successo arriva con I vitelloni(1953), Leone d’argento a Venezia e lancio definitivo di Alberto Sordi. 
Segue La strada (1954), interpretato da Giulietta e premiato con l’Oscar,  soltanto la prima di una serie di pellicole che collocheranno Fellini fra i grandi del cinema. 

Tra i titoli più noti si ricordano Le notti di Cabiria (’57, altro Oscar), La dolce vita (’60, Palma d’oro a Cannes),  (’63, Oscar) Fellini Satyricon (’69),  Roma (’72), Amarcord (’73, Oscar), Il Casanova (’76), Prova d’orchestra (’79), Ginger e Fred (’85), Intervista (’87, premio del Quarantennale a Cannes, Gran premio a Mosca), La voce della luna (’90). L’iter felliniano è costellato di omaggi e riconoscimenti, inclusi la Legion d’onore (’84) e il Praemium dell’Imperatore del Giappone (’90). 
Fellini è il solo regista al mondo che ha vinto più Oscar, cinque, di cui l’ultimo, alla carriera, nel ’93 pochi mesi prima della morte che avviene a Roma il 31 ottobre  provocando commozione e cordoglio in tutto il mondo.