Visualizzazione post con etichetta suoni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta suoni. Mostra tutti i post

Questioni aristoteliche

"Verso il cinema ci sta un giudizio riduttivo, forse. Il cinema credo, forse un po' enfaticamente, sia un'arte che ha le stesse esigenze delle altre. Ad uno scrittore non diresti mai, mi meraviglio che gli accapo li metta lei, avverbi li mette lei, li aggettivi li mette lei, invece che affidarli ai suoi collaboratori. E ad un pittore non diresti mai, ma questo verde proprio lo ha messo lei?.

Il cinematografo, a differenza della pittura e della pagina scritta, sul piano realistico, ha delle esigenze legate alle azioni, al fatto che i personaggi si muovano, parlano. Non sono immagini che sono in delle sfere personali, come il lettore, al cinematografo invece devi essere espressivo, allusivo ma anche credibile, concreto. In questa biblioteca dovevano esserci grandi poltrone, di lettori di cento anni fa, insomma questa poltrona doveva essere la poltrona.

Se scrivi metti la poltrona, se fai il cinema devi di una, devi trovare la poltrona, quella esatta. Le poltrone sono importantissime".




Il video da cui traggo questo passaggio per intero, dura circa venti minuti, lo trovate qui; (video un poco amatoriale, televisivo, ma che ripropongo lo stesso, che infondo, sotto fondo, si sentono anche alcuni di questi suoni dal vivo che per almeno due, se non tre, fasi di pre-montaggio  e montaggio sono poi la colonna sonora autentica, provvisoria, la traccia della vita del film come lo hanno vissuto i suoi protagonisti e fattori, un processo di lavorazione oggi poco praticabile, ma che Fellini amava, e ne parla altre due volte anche in questo spazio). Questo piccolo archivio funziona  in maniera personale, per libere associazioni, come un sogno o una mappa neuronale, cercate voi stessi, non cercate legami tra immagini e testi che non ce ne sono, invece se lascerete un messaggio farete qualcosa di apprezzabile e rispettoso verso questo lavoro.

Stop, va bene!




Andrea de Carlo racconta il diario, quasi un romanzo, tratto dalla sua esperienza sul set del film La Nave va. Lo intervista, come scrittore, anche sugli attori inglesi di teatro, sullo scrivere, e sulle comparse trovate a Napoli per caso, e in generale sulle ragioni del silenzio durante e dopo il film:

 "il cinematografaro prova sempre disagio davanti a chi si esprime colla letteratura. Per fortuna siamo un poco amici, e cosi va meglio. A me non riesce di parlare molto fedelmente colla mia creatura, viene sempre messo in discussione, rinnegato, una mattina senti che il tuo film non ti saluta, ti viene incontro, oppure ti volta le spalle. Una storia non e' niente, e' il sentimento che mi trova imbarazzato. E allora preferisco inventare altre storie, almeno per gli amici giornalisti. Di tutte le fasi devo dire che la piu' delicata e' il cast. Con un attore posso spiegare meglio, se non e' un attore, ma e' solo il personaggio, la faccia, forse e' quasi meglio, si muovera' da solo, con quella autonomia che gli e' propria, che sia la condizione ideale, per dare ai personaggi freddi sulla pagina, per dare l'impersonale, unico, imprevedibile, che ogni creatura umana porta con se'. Devo dire che li ammiro molto, gli attori, fin da bambino. La loro voce, parrucche, riccioli, i colori, credevo che vivessero cosi', anche dopo". 

  Qui il video integrale.