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Un'epopea Felliniana

“Felliniana” sono 9 puntate, di un documentario denso di interviste, testimonianze e immagini: curato da Enzo Sallustro, Leopoldo Santovincenzo ed Enrico Salvatori con ricordi di collaboratori ed amici tra cui Moraldo Rossi, Tullio Pinelli, Ettore Scola, Tullio Kezich, Gian Piero Brunetta, Alberto Farassino, Gian Luigi Rondi, Leonardo Sciascia, Giorgio Bassani e Giovanni Grazzini.

Ne trovate notizia qui.



In fondo a questa paginetta ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere voi medesimi qualcosa: se lascerete un messaggio anche voi sarete passati da qui. La mappa che state usando funziona colle libere associazioni, conoscete leggendo, mentre in questa specie di archivio in movimento, le immagini ed i testi non hanno quasi mai relazione. Dove vedete scritto "QUI" si deve cliccare per ascoltare un audio o video.







La macchina da scrivere



Federico Fellini – il 14 novembre 1942 – scrisse per il Marc'Aurelio un racconto nel quale raccontava il suo primo volo in aeroplano: «….Volavo, ero in cielo, e le case, le strade, gli amici, la macchina da scrivere, il giornale, voi tutti restavate piccini e dimenticati su questa cosa rotonda che si chiama terra». Mi ricordo da ragazzo, l'arciprete, che diceva ve lo faccio vedere io che ci faccio con questo giornale, ecco cosa ci faccio, e ne fece una palla e gli diede fuoco, e lo getto' in mezzo ai banchi tra i fedeli. Questo luogo si aggiungeva, sognati, come il Colosseo, il Club Apollo, l'Altare della Patria e il Marco Aurelio" ricorda, con distacco divertito.   









Giornale umoristico che esisteva prima della guerra e duro' fin dopo alla guerra, e aveva una funzione di commento settimanale ai fatti del giorno, dal punto di vista comico, satirico, e di critica a destra e a sinistra. La rivista andò avanti  dal 1931 fino al 1943, anno in cui cessarono le pubblicazioni. Se ne intravede la storia, e la ragione di certi legami di amicizia ed artistici, nell'ultimo filmino di Ettore Scola "Che strano chiamarsi Federico". Meno che 20enne Fellini divenne abbastanza celebre con le “Storielle di Federico”, che venivano raccontate in varie sequenze da lui illustrate, per la rivista, a viale Regina Elena, a Roma, dove conobbe il favoloso Giggione e Steno e Geleng e tanti altri, ma soprattutto forse conobbe il fascismo attraverso il sistema governativo della censura, e la fronda che gli resisteva creativamente dell'epoca (Gabriele GalantaraFurio ScarpelliAge, Gioacchino Colizzi detto AttaloVittorio MetzMarcello Marchesi, Steno, Giovanni Mosca, Mario BavaEttore ScolaWalter FacciniCesare Zavattini)Dopo la Liberazione ci furono diversi tentativi di riesumare il Marc’Aurelio, poi nel 1955 l’editore Corrado Tedeschi lo trasferì a Firenze dove ebbe ancora una vita, fino al 1958. Qui qualche ricordo di Geleng, Scola, Fellini e il commento di uno storico, sull'umorismo che accadde in quel luogo, e il resto. Qui invece la puntata della Tv pubblica che ne racconta pedagogicamente la storia.

Se Minculpop telefonava




«Finito il liceo già a Rimini collaboravo con  disegnetti alla Domenica del Corriere e ad alcuni giornaletti locali. Ma soprattutto, come tanti, ero affascinato dal Marc'Aurelio che arrivava il mercoledì e il sabato a Rimini. Era un giornale contestatissimo dal prete. Mi ricordo che una volta, durante il sermone domenicale, tirò fuon dal pulpito, come un prestigiatore, un foglio che era poi il Marc’Aurelio e disse con voce grave: “So che si continua a leggere questo giornalaccio. Adesso vi faccio vedere io che che cosa si deve fare”. Ci fu un momento di sospensione perché non si capiva beneche cosa volesse mostrarci. Poi. Don Balosa (in realtà si chiamava Baravelli, ma lo chiamavamo Don Balosa. che in romagnolo vuol dire castagna bollita, per via delle sueguancione color seppia) lo strappò con le sue grandi manone. E, dopo un lungo silenzio,ne fece una gran palla che, cosa insolita per un prete sul pulpito, colpì con un pugno e fece rotolare tra i banchi».
«Io al Marc’Aurelio cominciai a collaborare quando venni a Roma, nel 1938. Fu la prima tappa: segretario di redazione e poi redattore. Era un settimanale molto popolare, anche un po’ fastidioso per il regime fascista. Non una vera e propria fronda, ma una sottile contestazione. Ricordo che ogni settimana il direttore veniva convocato al Minculpop e, quando tornava, ci chiamava tutti a rapporto, leggendoci i commenti raccolti: una cosa era dispiaciuta a Starace, un’altra a Pavolini, un’altra ancora aveva fatto addirittura incazzare il Duce. E noi, lì in piedi, che non si capiva se saremmo stati licenziati o peggio. Ma in quella redazione c’erano anche degli antifascisti, come Tommaso Smith, che sarebbe diventato poi il direttore di Paese Sera; e alcuni redattori che venivano da un altro famoso foglio satirico, il Becco Giallo, come Galantara che fu minacciato di essere mandato al confino. Io, allora, non capivo neanche che si potesse contestare Mussolini. Me lo ritrovavo sui quaderni di scuola dall’età di 10 anni: c’erano le immagini di Gesù, del Papa, del Re e di Mussolini, sembrava un personaggio immortale. Stavo lì attratto soprattutto dai disegnatori: Mosca, il grande Attalo, Merz, Guareschi. Il Marc’Aurelio è stato una scuola, un seminario, una fucina straordinaria anche per il cinema. Ci lavoravano Steno, Scola, Marchesi; moltissimi sceneggiatori e registi»







Questa storia e' quella raccontata 

nel film Che strano chiamarsi Federico, documentario in forma di favola diretto da Ettore Scola, un ricordo / ritratto di Fellini, raccontato dal regista Scola in occasione del ventennale della morte sulla loro giovanile vita romana. Unico omaggio che l'Italia ha prodotto finora, in forma artistica. Sceneggiato dallo stesso Ettore Scola con Paola e Silvia Scola racconta bene l'Italietta in forma di commedia, lieve, ma col Minculpop che telefona al direttore della rivista per criticare le vignette: QUI. Questo archivio fu creato come una mappa mentale, navigate tra le parole, come rabdomanti, che trovate alla destra del vostro schermo, mentre infondo alla pagina potete lasciare un messaggio, nello spazio vuoto come un fumetto, o condividere i post che vi sono piaciuti. Grazie.