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La musica, se non ci fossimo capiti

La musica, Fellini avrebbe voluto vietarla, per troppa malinconia, per troppo perturbamento diremmo oggi, psicoanaliticamente.  Lo fece dire dentro La Prova d'Orchestra.

Detto da uno che in Amarcord rappresenta i fascisti come gente che spara alle note, in cielo. Non so se ci siamo capiti ... 



"Si, me ne sono sempre un pochino difeso, ci vorrebbe uno psicanalista di genio per cercare di individuare che cos'è che mi aggredisce in modo tale da preferire di sfuggire la musica.Mi porto appresso 4-5 motivi, che sono quelli che ho sentito da bambino. 

La marcetta dei gladiatori, la Titina, Rumba ... Si vede che devono essere stati dei motivi traumatizzanti per me.  
[Non so spiegarmelo], si ripropone sempre il solito mistero: perché una nota, seguita da una pausa, e poi da un'altra piccola nota, deve strangolarti di emozione?.


A che cos'è che allude? Di che cosa parlano? Perché la musica ha questa immediatezza, ti fa arrendere, ti consegna." A che cos'è che allude?. Di che cosa parlano? ... 
Perché la musica ha questa immediatezza, ti fa arrendere, ti consegna ...".



Qui  tutta l'intervista radio, meravigliosa, che lascia intravedere qualcosa, di quel legame, immagini e musica, Rota che considerava come un medium, un sacerdote, e qualche volta un angelo, musica indimenticabile e che tanta parte fanno del fascino, della sua riconoscibilita', e del tono emotivo, del ritmo, ma diciamo della ombra sonora dei suoi affresconi. 


La musica, quella cosa che non conclude come diceva qualcuno. 
Mi permetto di segnalare anche questo coso qui.  
Mi rendo conto bisogna sentire almeno un motivetto di Rota.



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Incantata, grazie. 


Adesso, adesso, adesso, adesso

«La necessità di archiviare 
definitivamente nella memoria cose che non sono morte, che non sono più vive, e la scoperta di accettare il presente per quello che è, senza più 
questa compiacenza fantasiosa e molle di certi miti della memoria».

dall'intervista inedita a André Delvaux
trascritta fedelmente nel numero di giugno 2002, 
della rivista di studi felliniani Amarcord, realizzata dalla Fondazione. 

Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete.