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San Giuseppe!



Il primo corto del 1953, dove un giornalista cerca

una sposa per un amico che vive segregato in una casa di campagna perchè è un lupo mannaro. 
Si chiama Agenzia Matrimoniale, e si trova: Qui

Nella foto il primo film, da sceneggiatore ed unico come attore di Fellini, quel Fiordo realizzato con e per Anna Magnani, dove lui impersona San Giuseppe





Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 




Fulminava calabroni, e vabbeh

«Ed eccoli al parco del Valentino, Rol e Fellini, in un pomeriggio sonnolento. Contrariamente al solito, Rol è malinconico, parla poco, insegue certi suoi sconosciuti pensieri. Si siedono in silenzio su una panchina. 


Più in là, seduta a un’altra panchina, una nurse dormicchia con dinanzi la carrozzella del bambino. Sopra la carrozzella si mette a girare un grosso 
calabrone.


 “Guarda là” dice Fellini “bisogna andare a cacciare via quella bestiaccia”. 
“No, non occorre” risponde Rol, e tende la mano destra in direzione dell’insetto. Uno schiocco di dita, e il calabrone cade a piombo, fulminato secco. 
“Ah, mi dispiace”, deplora l’uomo misterioso e affascinante. 
“Mi dispiace. Questo non dovevo fartelo vedere!”».




Il resto qui.




(da Buzzati, D., "Fellini per il nuovo film ha fatto incontri paurosi",  Corriere della Sera, 06/08/1965, p. 3. Sarebbe bello trovare queste registrazioni, che tanto sono incuriosita che troverete questo brano in altri punti dell'archivio, mi scuso per le ripetizioni). 
Proteggete la conoscenza. L'archivio che state usando funziona come una mappa mentale, partendo dai vostri interessi o anche a caso, dalla destra del vostro schermo, conoscete voi stessi. Le immagini solitamente non hanno legami coi testi, per scelta. 

La nostra Chaplin

"... Insisto a dire, come vent'anni fa, che se la storia di Giulietta con il marito fosse stata più concentrata, meno distratta da elementi esteriori, da tutti quei costumi, da tanta psicoanalisi, sarebbe stata capita dal più grande pubblico. Perché è in ballo un problema come il matrimonio, che riguarda tutti. E la liberazione della donna, tirata fuori ben prima che se ne parlasse tanto..."




Frasi di GIulietta Masina, su Federico Fellini (che si sarebbe lui stesso fatto distrarre) Giulietta degli Spiriti.  

Giulietta 
è definita "female Chaplin", 

"Chaplin femme",
 "weiblicherChaplin", "Chaplin mujer" dalla stampa dell'epoca. 

Un'icona internazionale, un ruolo, che anche la cristallizzo', e professionalmente un poco anche la distrusse, nonstante l'Oscar. 

La relazione tra Gelsomina, i clown e Chaplin, non viene mai esplicitamente dichiarata da Fellini, ma trovate moltissimi accenni, e anche profondi e cangianti a questi temi, navigando nelle altre paginette di questo lavoro.  A ripensarci oggi mi sta molto simpatica.






Questo a
rchivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 




Il film sui bambini







Sono stato in collegio, a Fano. Era un edificio enorme - racconta - con grandi corridoi bui, senza luce elettrica, oppure c'era una lampadina ogni tanto: probabilmente essere rimasto intere nottate sveglio in questi enormi camerini veramente funebri, così, ascoltando il 
fruscio di una tonaca di qualche sorvegliante. 


Ho in testa di fare una storia proprio sui bambini, una volta o l'altra. Quando farò questa storia di bambini, questo collegio credo avrà una parte particolarmente importante.

«Poi ho fatto gli studi a Rimini, ho fatto il ginnasio, ho fatto il liceo. Naturalmente non ero uno studente così esemplare, e quel periodo di vita è abbastanza simile a quello che ho raccontato ne I vitelloni, con queste passeggiate, l'attesa dell'estate, l'inverno. Perché in Italia, la provincia, durante l'inverno non è soltanto così disperata e vuota e immobile come sembra, è un'immobilità sotto la quale cresce qualcosa, cioè fermenta qualche cosa. 

In definitva, credo moltissimo agli artisti che vengono dalla provincia, perché la loro formazione culturale si svolge veramente sotto il segno della fantasia, cioè sotto il segno di qualche cosa che, costretta dal torpore e dall'immobilità, si sviluppa per una via fantastica che è la ricchezza più grossa che un artista può desiderare».


Ed oggi, che i bambini non si annoiano piu', che vanno sempre in giro, che hanno gli occhi saturi di immagini confezionate come merendine? Oggi c'e' da aver paura per l'arte ma anche per l'umano. 






Il brano sopra pubblicato e' stato dall'intervista inedita a André Delvaux,  trascritta dalla rivista di studi felliniani Amarcord, realizzata dalla Fondazione. Mentre la fotografie sono di Amarcord e Giulietta degli SPIRITI, dove alla fine l'infanzia la salva. Questo film non lo fece mai. Ma ci penso'. Ricordo conversazioni, e si capiva che voleva capire, da dove venivi tu, bambina, gnoma, nana, muta, con tutta quella intelligenza, quella luce, quel sapere: son quasi certa che parte delle domande del mistero siano  nate dall'arte.Scrisse di questo, che era il film impossibile da fare, perche' i bambini appunto guardano, tacciono, e in quegli sguardi c'e' tutto un mondo, ma e' impossibile, non si puo' fare, diceva. 


QUALCHE DETTAGLIO PRATICO PER ANDARE AVANTI O PERDERVI CON GIOIA: 

Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Cose bellissime. Grande gratitudine ai maestri e le maestre. Love. 





Ma gli alberi hanno paura?


"A volte mi capita di ascoltare tra l'incantato e l'incitrullito certe interpretazioni dei film fatte da prospettive che mi sono del tutto estranee. Subisco le definizioni, le accetto. Ad esempio il barocchismo, il contorto, il labirintico ... sono definizioni surrealiste, pertinenti, ma ecco, le subisco, io diffido molto di quello che diventa filosofico o spiritualista. Quando mi parlano dei miei film come tentativi di rappresentare la vita resto lusingato ma anche diffidente. 


Vedendo le mie cose dall'intero, come faccio sempre, non avevo mai pensato che da fuori potessero essere viste così.

Tutte le volte che vengo invitato a guardare da un punto di vista esterno quello che faccio, c'e' qualcosa dentro di me, che per timidezza, per inadeguatezza, per incompetenza, si ribella, fugge via. Posso rispondere soltanto se mi si domanda: come hai fatto ad esprimere quel sentimento di paura in un albero?".



in Virgilio Fantuzzi. 
Il vero Fellini, Ave editrice

pagina 172


Opporsi al processo del reale



La censura e' sempre uno strumento politico, non è certo uno strumento intellettuale. Strumento intellettuale è la critica, che presuppone la conoscenza di ciò che si giudica e combatte. 


Criticare non è distruggere, ma ricondurre un oggetto al giusto posto nel processo degli oggetti. Censurare è distruggere, o almeno opporsi al processo del reale. 

C'è una censura italiana che non è invenzione di un partito politico ma che è naturale al costume stesso italiano. C'è il timore dell'autorità e del dogma, la sottomissione al canone e alla formula, che ci hanno fatto molto ossequienti. 
Tutto questo conduce dritti alla censura. 
Se non ci fosse la censura gli italiani se la farebbero da soli.