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Il proprio cuore


"Il neorealismo italiano e' un modo di pensare che e' stato nefasto, 
E ha contribuito alla degradazione del cinema, l'ho detto. Ma in un contesto polemico. Perché alcune volte tutto l'aspetto artigianale, la conoscenza, il lavoro, la fatica dell'espressione, veniva svalutato. 
Non e' che chiunque puo' prendere una macchina in mano, e da solo può fare il neorealismo. Il solo vero, poi, che non era attratto da passioni politiche, e' stato solo quello di Rossellini. Vale a dire che il modo di guardare le cose, non il metodo, e' la maniera neorealista. 
Lo dicevo per distinguere dalla storia inventata, la storia reale italiana ...  Io credo che uno possa fotografare solo il proprio cuore". 









Il resto dell'intervista di  Christian Defaye,  realizzata alla Tv,  in occasione de l'uscita nelle sale francesi de "L'Intervista" nel 1987, e' qui.  Codesto archivio digitale funziona come una mappa mentale. Le immagini quasi mai sono legate ai testi, per scelta. Ogni volta che trovate la parola "QUI" andate su un sito esterno, per un audio o un video, o qualche volta un iper-testo, Google permettendo (se trovaste link rotti siete pregati di segnalarglielo-celo, grazie).

Le parti mancanti del passato



“Felice chi entra sotto terra dopo aver visto [idòn] quelle cose: conosce [oîde] il compimento della vita, conosce [oîden] anche il principio dato da Zeus” frammento di Pindaro (fr. 137)




Spoiler. 

Confesso: il mio film preferito.  

E nulla di quello che evoca, immagina, crea insieme a quel genio di Danilo Donati, e ci propone visivamente, e' cio' che resta dentro (detto rozzamente, poi lo vedete).  Molto dipende  che sono romana, circondata da sassi, epigrafi, suggestioni, presenze di questi Marziani che erano i Romani,  mentre Nino Rota lavorando sull'idea di sentirsi estranei uso' le musiche del teatro giapponese: interessante, no? . 



A proposito di Fellini-Satyricon ricorda: "Durante la convalescenza dalla pleurite allergica avevo riletto Petronio ed ero rimasto affascinato da un particolare che prima non avevo saputo notare; le parti mancanti, cioè il buio, fra un episodio e l’altro. Già a scuola, quando si studiavano i prepindarici, avevo cercato di riempire con l’immaginazione il vuoto fra i vari frammenti. […] Ma quella faccenda dei frammenti mi affascinava davvero. Mi colpiva l’idea che la polvere dei secoli avesse conservato i battiti di un cuore ormai spento. Convalescente a Manziana, nella bibliotechina di una pensione, mi capitò in mano Petronio: tornai a provare una grande emozione. Mi fece pensare alle colonne, alle teste, agli occhi mancanti, ai nasi spezzati, a tutta la scenografia cimiteriale dell’Appia Antica o in generale ai musei archeologici. Sparsi frammenti, brandelli riaffioranti di quello che poteva anche essere considerato un sogno, in gran parte rimosso e dimenticato. Non un’epoca storica, filologicamente ricostruibile sui documenti, positivisticamente accertata, ma una grande galassia onirica, affondata nel buio, fra lo sfavillio di schegge fluttuanti, galleggianti fino a noi. Mi pare di essere stato sedotto dall’occasione di ricostruire questo sogno, la sua trasparenza enigmatica, la sua chiarezza indecifrabile. 

Con i sogni, appunto, succede la stessa cosa. Essi hanno dei contenuti che ci appartengono profondamente, attraverso i quali noi esprimiamo noi stessi, ma alla luce del giorno il solo rapporto conoscitivo che possiamo avere con essi è di natura concettualistica, intellettuale. Per questo i sogni appaiono alla nostra coscienza così sfuggenti, incomprensibili ed estranei. Il mondo antico, mi dissi, non è mai esistito, ma non c’è dubbio ... Lo sforzo sarebbe stato quello di annullare il confine fra sogno e fantasia, di inventare tutto e poi oggettivare questa operazione fantastica, distaccarsene, per poterla esplorare come qualcosa allo stesso tempo di intatto e irriconoscibile".





"L’analogia c’è, ma non è stata voluta in modo consapevole. […] 

Si potrebbe dire per esempio che quella di Petronio è una società al tramonto alla quale seguirà un’epoca nuova, quella cristiana, con un indirizzo nuovo, un linguaggio assolutamente sconosciuto, che lascia gli uomini in un profondo smarrimento. Lo stesso smarrimento, forse, la stessa golosità di vivere, la stessa ricerca sgangherata di oggi di fronte alla sensazione che si sta verificando un mutamento molto profondo, al quale la nostra generazione non è preparata (e che perciò resta sull’altra riva a guardare delle forme confuse, che oggi possono essere la rivolta dei giovanissimi e tutto ciò che i giovani rappresentano o tendono a rappresentare: e che ieri, per i pagani potevano essere i primi cristiani". “Non si sa mai perché si fa un film piuttosto che un altro. Almeno io non lo so. E non mi interessa nemmeno di saperlo. Sollecitato da amici giornalisti posso inventare dei motivi, delle ragioni, chiacchierando in malafede di urgenze, coincidenze, analogie, sdegni, nostalgie e memorie. Sono tutte storie, una girandola di paraventi e di etichette che, in parte inconsapevolmente, hanno la funzione di proteggere la crescita imprevedibile e reale di ciò che voglio fare. Certo, un pretesto per partire è necessario, come è necessario andare alla stazione o all’aeroporto per iniziare un viaggio, ma che cosa sarà il viaggio, il suo senso segreto, il suo ritmo vitale se ne potrà parlare solo alla fine. Perché il Satyricon? Lo so meno di voi ..."



GRAZZINI 20042, pp. 136-137.  
Analoghe dichiarazioni si possono trovare in varie interviste rilasciate da Fellini sul film, ma qui in forma piu' distesa, dunque mi scuso per le eventuali ripetizioni che trovate in questo archivio, d'altro canto pensato come una mappa mentale, conoscete voi stessi. n particolare un’utile antologia di testi e notizie varie, oltre alla sceneggiatura e al trattamento, sempre sullo stesso grandioso esperimento di film storico, è raccolta in ZANELLI (a cura di) 1969.  F. Fellini in Erotismo 1969, p. 14. Rivista di teatro il Dramma, 1969





Non capisco chi non capisce


Ma e' vera quella cosa che il film e' un po' difficile da capire subito?. Deve essere vera perché tanta gente non capisce un cazzo [...]. Io ogni volta dico: non e' un film da capire, e' un film da sentire.




Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. L'archivio che state usando funziona come una mappa mentale, partendo dai vostri interessi o anche a caso, dalla destra del vostro schermo, conoscete voi stessi. Le immagini solitamente non hanno legami coi testi, per scelta. 


Seguendo gli elefanti


Seguendo gli elefanti, 

sono entrato per la prima volta 
a Cinecitta'.
La prima volta che sono entrato 
ho capito che io ero il malato
e Cinecitta' era il mio ospedale



Brano tratto dal film Intervista, e altre fonti.
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Lo specchio




"La dolce vita e' un film veritiero: ed e' perché colpisce orribilmente la vita di molti, che taluni hanno reagito anche sulla stampa. Vi si sono visti descritti ed hanno avuto paura di se stessi".





Archivescovo di Genova Giuseppe Siri, interpellato da Padre Arpa, per mitigare o liberare la censura  sul film di Fellini. Nel menu' semantico trovate l'intera vicenda, raccontata sempre da altri. Vale la pena conoscerla. 

Questo archivio funziona come una mappa mentale, e per questione di stile tra immagini e testi non ci sono che legami casuali; conosci te stesso potrebbe essere il suo motto, ma non lo e' per davvero, solo fate da soli. E siate gentili, lasciate un messaggio del vostro passaggio, condividete le paginette che vi fossero servite, in fondo tutto quel che serve. I link esterni, sempre indicati come QUI, portano fuori dal blog. 
 

Quel padre nostro


«Mio padre era sempre in viaggio e noi lo vedevamo raramente, sia io che mio fratello. Mi ricordo la mamma in queste lunghe attese, sempre affaccendata in cucina o a chiacchierare con delle piccole, giovanissime donne di servizio che per la maggior parte venivano dalla campagna: non erano neanche delle donne di servizio, erano delle nostre compagne di giochi». 




dall'intervista inedita a André Delvaux, 
trascritta dalla rivista di studi felliniani Amarcord, realizzata dalla ex Fondazione di Rimini. 
Tra le parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, se non forse fantasiosi, e per scelta, come accade tra le parole e le cose. Funziona come una mappa mentale, appoggiandovi alle suggestioni contenute nella colonna alla destra del vostro schermo, cercando voi stessi. Lasciate un messaggio per farci sapere che siete passati da qui anche voi.

Il mondo donna


La donna é

l'universo, 
forse 
una concezione tantrica.





L'arpa di Fellini, pagina 41, edizioni Oleandro. Su aree dell'immaginazione simili trovate altri brani (tag: femminile, donna, eros, madre, mistero ad esempio) cercando nella colonna alla destra dello schermo: funziona come una mappa mentale. Questo piccolo archivio nasce per amore della ricerca, e abbiamo piacere di sapere che siete passati da qui, condividendo il post o lasciando nello spazio bianco infondo alla pagina, il vostro sentire. Grazie




Tutto analogia



                                           








 "Il cinema è il luogo privilegiato del simbolo".



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Su aree dell'immaginazione simili trovate altri brani (tag: altri artisti, sentimenti, fonti, documenti, morte) cercando nella colonna alla destra dello schermo: funziona come una mappa mentale. 
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Sognare dentro di te



Il «vedere in maniera fantastica i paesaggi del mondo magico (...) non un mondo sconosciuto fuori di te, ma come un mondo dentro di te».



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Come nutrire cio' che e' malato




L’umiltà scientifica di Jung di fronte al mistero della vita mi sembra più simpatica. I suoi pensieri, le sue idee, non pretendono di diventare dottrina, ma solo di suggerire un nuovo punto di vista, un diverso atteggiamento che potrà arricchire ed evolvere la personalità, guidandoti vero un comportamento più consapevole, più aperto, e riconciliandoti con le parti rimosse, frustrate, mortificate, malate di te stesso. Indubbiamente Jung è più congeniale, più amico, più nutriente per chi crede di dover realizzarsi nella dimensione di una fantasia creativa. Freud con le sue teorie ci obbliga a pensare; Jung invece ci permette di immaginare, di sognare, e ti sembra, addentrandoti nell’oscuro labirinto del tuo essere, di avvertire la sua presenza vigile e protettrice”.



Federico Fellini, 1983, discorsi a ruota libera, e liberatori, liberati, sulla sua terapia junghiana, svolta per molti anni, non so quanto episodicamente, dopo una gravissima crisi esistenziale, durata 8 anni. Certamente rivela anche una intensa attivita' di lettura, dei testi della psicoanalisi e grandi chiacchierate. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro.
 

L'incredibile che posso



Il mio cinema e' una porta sull’impossibile, sull’incredibile

 



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Che noia le etichette







"Io mi offendo sempre un pochino quando sento dire di un mio film 
che è autobiografico: mi sembra una definizione riduttiva [...] 
"I miei film della memoria raccontano ricordi completamente inventati. 
E del resto che differenza fa?"





Timidezza d'oro


Non credo che possa esistere un artista senza la timidezza, la timidezza è una sorgente di ricchezza straordinaria.




Da Gli antipatici, 1963



La musica troppo celeste



''La musica mi turba, preferisco non sentirla: per me è un'invasione, come una possessione. E questo tipo di invasione che mi allarma, mi risucchia: quindi se non ha a che fare con la mia professione, quindi colla mediazione e la protezione, io in generale la evito. La musica mi domina, io quando lei c'è non consisto, forse ho un ego molto fragile ...  
Ma la musica agisce ad un livello così profondo che ci si può andare in guerra, si possono esaltare le folle. Avverto nella musica questa minaccia, un risucchio pericoloso. Forse c'è anche qualcos'altro, ecco: la musica ha anche qualcosa di ammonitorio, nelle sue leggi perfette, evocate ed espresse, queste leggi sottili, allude ad un regno che non puoi abitare, mi pare anche che abbia qualcosa di moralistico, che ci vuole ammonire. Che richiama un mondo celeste, perfetto. 

Io voglio essere imperfetto, sgangherato, voglio vivere come un cane che va ad annusare i cartocci a destra e sinistra. Rimando ammirato e sgomento quando vedo che Nino (Rota) al punto la abita, questa perfezione, che non la avverte nemmeno''.

 Tutto un discorso insieme assurdo e meraviglioso.Qui.



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La coreografia e la postura

Conosci qualche italiano che sia completamente laico?! Io no. Ma come è possibile? Ce l'abbiamo nel sangue, il cattolicesimo, da secoli. 
Il tentativo di liberarsene è un tentativo necessario, nobilissimo, che tutti dobbiamo fare: ma dimostra che l'ammaccatura esiste, evidente. Io non riesco a scindere dalla mia vita il ricordo delle chiese, delle monache, dei preti, le voci dal pulpito, le voci dal confessionale, i funerali... Ma quale italiano può fare a meno di questo paesaggio, di questa coreografia?.


Intervista con Oriana Fallaci, 
Da Gli antipatici, 1963. L'Italia a cui fa riferimento, quella proprio degli anni de La Dolce Vita, quasi non esiste piu' mentre scriviamo queste note. 

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