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La cosa tremenda sono i giornalisti



Una volta realizzato, il film potrebbe anche non uscire. Forse sarebbe meglio. Perché la cosa tremenda comincia dopo. Una serie di proiezioni per questo e per quello, e ogni volta è un anno di vita che se ne va. E i viaggi, le prime di gala, i festival, le conferenze stampa. Scendi a New York suonato, dopo non so quante ore di volo, con la faccia verde, e trovi subito uno che ti chiede: Gelsomina rappresenta la chiesa cattolica?


Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. 





Verde e qualcosa

Fellini, Rotunno, a Rimini 

Fellini cercava di apprendere i segreti di Rol. Gli chiedeva sempre “la formula”. 
Finché Rol gli disse: “È semplicissimo: il colore verde, la quinta musicale e il calore”». 
“Il cinema mi ha risucchiato, ma io 
volevo fare il mago” diceva. Mah. 

Il resto di questo racconto, tratto dal Corriere della Sera del 2012, e' qui.  Condividete la conoscenza, proteggete il lavoro delle donne e dei poeti: se lascerete un messaggio infondo al post altri sapranno che siete passati anche voi qui. Grazie. 








Vendette e bistecche

F. FELLINI e S. SPIELBERG – 
Roma 1971


"Avevo sempre ritenuto che i famigerati articoli anonimi apparsi nel '60 all'uscita di La dolce vita Osservatore Romano" (a cominciare da quello intitolato "Basta!") fossero opera del direttore Raimondo Manzini, ma una nota del Dizionario dei film di Paolo Mereghetti ("pare siano stati scritti da Oscar Luigi Scalfaro") mi mise una pulce nell'orecchio. Detto fatto telefonai all'ufficio stampa del Quirinale per porre il problema e un gentile funzionario mi assicurò che avrebbe chiesto lumi in proposito al presidente, "forse non oggi, ma domani senz'altro..." Sono passati tre anni e non ho più avuto notizie. 
Ho letto invece il libro Scalfaro, una vita da Oscar di Caldonazzo e Fiorelli (160 pagine, 27.000 lire, Ferruccio Arnoldi Editore), che pur non dicendo niente sul fatto specifico rievoca la stagione meno felice del politico novarese: quella in cui, nel quadro del governo Scelba tra il e il fu sottosegretario allo spettacolo. 
Quando Guareschi, sottolineando che il nostro non andava mai né al cinema né a teatro, giustamente scrisse: "Sarebbe come affidare a un vegetariano il compito di giudicare le bistecche". Pur considerando il teatro di prosa come "un genere archeologico, da museo", Scalfaro si sbizzarrì a proibire e tagliuzzare l'intera drammaturgia planetaria da Sartre a Carlo Maria Pensa. 




E per quanto riguarda il cinema censurò L'arte di arrangiarsi con Alberto Sordi, tentò di non mandare a Cannes L'oro di Napoli, si accanì contro un film innocentissimo come Le avventure di Casanova di Steno infliggendo 22 tagli alla sceneggiatura e 28 alla pellicola. Era ancora fresco allora il ricordo dell'intemerata che il giovane deputato aveva fatto in una trattoria di via della Vite a una signora secondo lui troppo scollata: un grottesco episodio che, per tornare .....episodio che, per tornare a Fellini, si ritrova in forma di comica del muto in Le tentazioni del dottor Antonio, dove Peppino De Filippo è perseguitato dalla traboccante gigantessa Anitona Ekberg scesa giù da un manifesto pubblicitario. Si potrebbe sospettare che da parte di Federico quella sia stata una piccola vendetta per gli attacchi dell'"Osservatore", dato e non concesso (io aspetto sempre la telefonata dal Quirinale...) che li abbia scritti Scalfaro. 
Non c'è comunque da stupirsi che il presidente, quando il riminese era ancora in circolazione, abbia fatto orecchie da mercante alla reiterata proposta di Enzo Biagi e altri di nominare Fellini senatore a vita.  




6 giugno 1996, brano tratto da FELLINI DEL GIORNO DOPO, di Tullio Kezich, Guaraldi editore.  Nell'immagine la tribu' degli indiani a cavallo a Roma, scena del film L'Intervista, come un tributo al cinema western ed insieme un prodigio, una invocazione anche. Lo stranissimo incontro tra il giovane regista di Duel, in vacanza a Roma, e il gigantesco Fellini in una fotina a suo modo storica: trovate una storia del loro incontro cercandola tra le tag. Ed un bellissimo disegno di Fellini del grandissimo Toto'. Questo archivio funziona come una mappa mentale, lasciate un messaggio. 






Ci sono i colori quando nessuno li guarda?





«Chi sogna può vedere un prato rosso, un cavallo verde, un cielo giallo e non sono assurdità. Sono immagini intrise del sentimento che le ispira. Così' {...} il regista di un film a colori è come uno scrittore che dopo aver scritto “la stanza era verde” va in tipografia e si accorge sulle bozze che la stanza è diventata “grigiastra”».



 (FF, 95). 







Sussidiario Hikikomori




In dieci minuti inaspettatamente, sotto altre spoglie, trovate un questo video-clip pedagogico e giovanile (con quella traboccante ed inquietante estetica Hikikomori) che riassumme quello che un ottimo sussidiario potrebbe oggi dire del cinema di Federico Fellini, compresi alcuni fatti meno banali, e taciuti, come i suoi nemici, le facce, il doppiaggio, il colore, Beppe Grillo, Berlusconi


Bravi autori, troppo veloce il parlato, forse (ma creaturina tu perche' BarbieXanax ti si deve chiamare?): tenetevi forte, ecco qui il video.




Il finalino de l'Intervista citato nel link precedente si trova qui.  "Bisognerebbe riuscire a raccontare la luce - diceva a voce alta, tanto per suggerir qualcosa, un poco mentendo - che cosa sia la luce un regista sa benissimo. A quel raggio di speranza credeva e non credeva, ma forse non gli pareva poi tanto piu' importante della vita stessa, che ci pare invece fosse quella marcetta per lui, la sfilata clownesca tante volte richiamata per immagini, silenzi, dubbi e ritmo, e senza un vero finale. "Proviamo" diceva.