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La musica, se non ci fossimo capiti

La musica, Fellini avrebbe voluto vietarla, per troppa malinconia, per troppo perturbamento diremmo oggi, psicoanaliticamente.  Lo fece dire dentro La Prova d'Orchestra.

Detto da uno che in Amarcord rappresenta i fascisti come gente che spara alle note, in cielo. Non so se ci siamo capiti ... 



"Si, me ne sono sempre un pochino difeso, ci vorrebbe uno psicanalista di genio per cercare di individuare che cos'è che mi aggredisce in modo tale da preferire di sfuggire la musica.Mi porto appresso 4-5 motivi, che sono quelli che ho sentito da bambino. 

La marcetta dei gladiatori, la Titina, Rumba ... Si vede che devono essere stati dei motivi traumatizzanti per me.  
[Non so spiegarmelo], si ripropone sempre il solito mistero: perché una nota, seguita da una pausa, e poi da un'altra piccola nota, deve strangolarti di emozione?.


A che cos'è che allude? Di che cosa parlano? Perché la musica ha questa immediatezza, ti fa arrendere, ti consegna." A che cos'è che allude?. Di che cosa parlano? ... 
Perché la musica ha questa immediatezza, ti fa arrendere, ti consegna ...".



Qui  tutta l'intervista radio, meravigliosa, che lascia intravedere qualcosa, di quel legame, immagini e musica, Rota che considerava come un medium, un sacerdote, e qualche volta un angelo, musica indimenticabile e che tanta parte fanno del fascino, della sua riconoscibilita', e del tono emotivo, del ritmo, ma diciamo della ombra sonora dei suoi affresconi. 


La musica, quella cosa che non conclude come diceva qualcuno. 
Mi permetto di segnalare anche questo coso qui.  
Mi rendo conto bisogna sentire almeno un motivetto di Rota.



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Incantata, grazie. 


Non sforzatevi


“Vorrei che negli ingressi del cinema venissero posti dei cartelloni con su scritto: ‘Non c’è nient’altro che quello che vedete’. Oppure: ‘Non sforzatevi di vedere che cosa c’è dietro, se no rischiate di non vedere neppure quello che c’è davanti’. [...]



Fellini. Raccontando di me, conversazioni con Costanzo Costantini, Editori Riuniti, Roma, 1996, pp. 182-185. Nella immagini il poster per l'estero di Roma, distribuita come Fellinis Roma. L'invito al naturalismo della percezione, del godimento, della narrazione, valeva per critici, e spettatori allora molto confusi dal mondo carico di simboli da decifrare e dalle atmosfere percepite come surreali.




QUALCHE DETTAGLIO PRATICO:   
Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 
Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 


Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota.