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Nino gnome

Di nicchia. 
Audio su Nino Rota, magnifico elfo e grande conforto spirituale ed artistico di Federico Fellini Qui.

Nino Rota raccontato dal collega  Piovani che prese il suo posto, alla sua morte, invece lo trovate Qui.






Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. 







Chaplin for ever


used this genius song by  

to underscore a scene in in

Here his most loved movies of all time:



  1. The Circus/City Lights/Monsieur Verdoux (1928,31,47, Charles Chaplin)

  2. Any Marx Brothers or Laurel and Hardy
  3. Stagecoach (1939, John Ford)
  4. Rashomon (1950, Akira Kurosawa)
  5. The Discreet Charm of the Bourgeoisie (1972, Luis Bunuel)
  6. 2001: A Space Odyssey (1968, Stanley Kubrick)
  7. Paisan (1946, Roberto Rossellini)
  8. The Birds (1963, Alfred Hitchcock)
  9. Wild Strawberries (1957, Ingmar Bergman)
  10. 8 1/2 (1963, Federico Fellini)



In fondo a questa paginetta ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere voi medesimi qualcosa: se lascerete un messaggio anche voi sarete passati da qui. La mappa che state usando funziona colle libere associazioni, conoscete leggendo, mentre in questa specie di archivio in movimento, le immagini ed i testi non hanno quasi mai relazione. Dove vedete scritto "QUI" si deve cliccare per ascoltare un audio o video.

Il miracolo del movimento


Sono un narratore.

Cosi vorrei essere ricordato.

Il cinema mi piace
perche' ricrea la vita,
il movimento, la esalta.
Per me e' piu vicina alla creazione
miracolosa della vita, che per esempio, un quadro, o la musica... Non e' solo una forma d'arte, ma una nuova forma di vita coi suoi ritmi, cadenze, prospettive. 


In fondo a questa paginetta ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere voi medesimi qualcosa: se lascerete un messaggio anche voi sarete passati da qui. La mappa che state usando funziona colle libere associazioni, conoscete leggendo, mentre in questa specie di archivio in movimento, le immagini ed i testi non hanno quasi mai relazione. Dove vedete scritto "QUI" si deve cliccare per ascoltare un audio o video.

Verde e qualcosa

Fellini, Rotunno, a Rimini 

Fellini cercava di apprendere i segreti di Rol. Gli chiedeva sempre “la formula”. 
Finché Rol gli disse: “È semplicissimo: il colore verde, la quinta musicale e il calore”». 
“Il cinema mi ha risucchiato, ma io 
volevo fare il mago” diceva. Mah. 

Il resto di questo racconto, tratto dal Corriere della Sera del 2012, e' qui.  Condividete la conoscenza, proteggete il lavoro delle donne e dei poeti: se lascerete un messaggio infondo al post altri sapranno che siete passati anche voi qui. Grazie. 








La sfera celeste di Nino




"Ma il collaboratore più prezioso di tutti, posso rispondere senza riflettere, era Nino Rota. Tra noi c'è stata subito un'intesa piena, totale, fin dallo Sceicco bianco, il primo film che facemmo insieme. La nostra intesa non ha avuto bisogno di rodaggio. Io mi ero deciso a fare il regista e Nino esisteva già come premessa perché continuassi a farlo. 

Aveva una immaginazione geometrica, 

una visione musicale da sfere celesti, 
per cui non aveva bisogno 
di vedere le immagini dei miei film. 

Quando gli chiedevo quali motivi aveva in mente per commentare questa o quella sequenza avvertivo chiaramente che le immagini non lo riguardavano: il suo era un mondo interno, in cui la realtà aveva scarsa possibilità di accesso. Viveva la musica con la libertà e la facilità , di una creatura che viva in una dimensione che le è spontaneamente congeniale. 

Era una creatura che portava con sé una qualità rara, quella qualità preziosa che appartiene alla sfera dell'intuizione. Era questo il dono che lo manteneva così innocente, aggraziato, lieto. Ma non vorrei essere frainteso. 
Quando si presentava l'occasione, o anche quando l'occasione non si presentava, diceva delle cose acutissime, profonde, dava giudizi di impressionante esattezza su uomini e cose. 



Come i bambini, come gli uomini semplici, 

come certi sensitivi, come certa gente 
innocente e candida, 
diceva improvvisamente 
delle cose abbaglianti...


Durante la lavorazione dei miei film ho l'abitudine di usare certi dischi in sottofondo; la musica può condizionare una scena, darle un ritmo, suggerire una soluzione, un atteggiamento del personaggio. Ci sono dei motivi che mi porto dietro da anni, vergognosamente, La Titina, la Marcia dei Gladiatori, che sono legati a precise emozioni, a temi viscerali. Poi ovviamente capita che quando ho finito di girare il film mi affeziono a quella colonna sonora improvvisata e non vorrei più cambiarla. Nino mi dava subito ragione, diceva che i motivi con i quali avevo girato erano bellissimi (anche se si trattava della più zuccherosa e sgangherata canzonetta), che erano proprio quelli giusti e che lui non avrebbe saputo fare di meglio. E mentre diceva così giocherellava con le dita sul pianoforte. «Che cos'era questo?», domandavo io dopo un po'; «Cosa suonavi?» «Quando?» chiedeva Nino con aria distratta. «Adesso - insistevo - mentre parlavi hai suonato qualcosa». «Ah, sì? - diceva Nino - Non so, non mi ricordo più». E mi sorrideva con l'aria di volermi tranquillizzare: non dovevo aver rimorsi o scrupoli, i dischi che avevo usati erano bellissimi. E intanto continuava ad accarezzare la tastiera del pianoforte come per caso qua e là.

Nascevano così i nuovi motivi del film che mi conquistavano subito, e mi facevano dimenticare le suggestioni delle vecchie canzonette usate durante le riprese. 

Io mi mettevo lì, presso il piano, a raccontargli il film, a spiegargli cosa avevo voluto suggerire con questa o quella immagine, con questa o quella sequenza; ma lui non mi seguiva, si distraeva, pur se annuiva, pur se diceva di sì con grandi gesti di assenso. In realtà stava stabilendo il contatto con se stesso, con i motivi musicali che già aveva dentro di sé. E quando quel contatto veniva stabilito, non ti seguiva più, non ti ascoltava più, metteva le mani sul pianoforte e partiva come un medium, come un vero artista. 
Alla fine gli dicevo: «È bellissimo!». 

Ma lui mi rispondeva: 

«Non me lo ricordo già più». 
Erano delle catastrofi 
alle quali in seguito facemmo fronte con i magnetofoni, i registratori. Ma bisognava metterli in funzione 
senza che se ne accorgesse, 
altrimenti il contatto con la sfera celeste si interrompeva [...] 







QUALCHE DETTAGLIO PRATICO PER ANDARE AVANTI O PERDERVI CON GIOIA: 

Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Cose bellissime. Grande gratitudine ai maestri e le maestre. Love. 







Il frastuono che amavo





“Debbo fare una confessione imbarazzante”, amava dire Fellini: “Io sul circo non so niente; mi sento l’ultimo al mondo a poterne parlare con conoscenza di storia, di fatti, di notizie. E, d’altra parte, perché no? Anche se non so niente, io so tutto del circo, dei suoi ripostigli, delle luci, degli odori e anche degli aspetti della sua vita più segreta. Lo so, l’ho sempre saputo. Fin dalla prima volta si è manifestata subito una totale adesione a quel frastuono, a quelle musiche assordanti, a quelle apparizioni inquietanti, a quelle minacce di morte”.



(Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un commento, arricchisce questo lavoro).






Vedere i suoni, sentire i colori


 

«C’è stato un periodo della mia infanzia - spiega in un’intervista - in cui all’improvviso visualizzavo il corrispondente cromatico dei suoni. Un bue muggiva nella stalla della mia nonna, e io vedevo un enorme tappetone bruno-rossastro che fluttuava a mezz’aria davanti a me. Si avvicinava, si stringeva, diventava una striscia sottile che andava ad infilarsi nel mio orecchio destro. Tre rintocchi del campanile? Ecco tre dischi d’argento staccarsi lassù all’interno della campana e raggiungere fibrillanti le mie sopracciglia sparendo all’interno della testa. Potrei continuare un’oretta buona, basta credermi». 




QUALCHE DETTAGLIO PRATICO:   
Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 
Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 


Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota.










Il maestro che ti guida conosce più di te




Penso che il mondo musicale, l'atmosfera di un'orchestra, le prove, lo strumento prezioso chiuso dentro la valigetta che ha dei fianchi femminili, l'umiltà di un lavoro che consiste nell'inserirsi al momento giusto, esattamente quello, né un secondo prima né un secondo dopo, in un'azione collettiva, suonando magari soltanto due note, due sole, e poi attendere in silenzio, immobili, che di nuovo venga il momento per far nascere dallo strumento altre due note, con l'occhio fermo nell'attesa alla bacchetta del Direttore d'Orchestra, ecco mi sembra, dicevo, che la condizione dell'orchestrale in maniera molto suggestiva possa rappresentare simbolicamente un atteggiamento umano altamente religioso. Tu cioè fai il tuo lavoro con modestia ed umiltà, senza pretendere di conoscere il senso ed il disegno intero di questo lavoro, fiducioso che il maestro che ti guida conosce e sa più di te.


Lettera a Dino De Laurentis, 1965, riportata inedita ed interamente nel libro Il viaggio di G. Mastorna, Quodlibet Compagnia Extra.  
Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 




La musica troppo celeste



''La musica mi turba, preferisco non sentirla: per me è un'invasione, come una possessione. E questo tipo di invasione che mi allarma, mi risucchia: quindi se non ha a che fare con la mia professione, quindi colla mediazione e la protezione, io in generale la evito. La musica mi domina, io quando lei c'è non consisto, forse ho un ego molto fragile ...  
Ma la musica agisce ad un livello così profondo che ci si può andare in guerra, si possono esaltare le folle. Avverto nella musica questa minaccia, un risucchio pericoloso. Forse c'è anche qualcos'altro, ecco: la musica ha anche qualcosa di ammonitorio, nelle sue leggi perfette, evocate ed espresse, queste leggi sottili, allude ad un regno che non puoi abitare, mi pare anche che abbia qualcosa di moralistico, che ci vuole ammonire. Che richiama un mondo celeste, perfetto. 

Io voglio essere imperfetto, sgangherato, voglio vivere come un cane che va ad annusare i cartocci a destra e sinistra. Rimando ammirato e sgomento quando vedo che Nino (Rota) al punto la abita, questa perfezione, che non la avverte nemmeno''.

 Tutto un discorso insieme assurdo e meraviglioso.Qui.



Proteggete la conoscenza, condividete questo post con chi amate, oppure lasciate infondo alla paginetta un messaggio per far sapere che siete transitati da qui. L'archivio funziona come una mappa, navigate dentro voi stessi. La relazione tra testo e immagine qui nei post non esiste, fa da unico stile il caso. 






La fuga da Tuluca


Dino (De Laurentis) ripeteva: "padre, questo e' un film sulla morte; che interesse puo' avere per il pubblico? Dica a Federico che lasci stare; ha tanta fantasia, puo' inventare gioielli come Cabiria o La strada. 
Arpa, gli spiegava: "Il viaggio di Giuseppe Mastorna non e' un film sulla morte, al contrario e' un film sulla vita, piu' propriamente e' una storia sull'immortalita' dell'artista. Se vuoi possa impegnarmi per aiutarti a presentarlo cosi' al pubblico". 


Non se ne fece nulla. 
La vicenda di Mastorna si rivela la piu' misteriosa e trasversale di Fellini personaggio di se' stesso. Ma decisivo in questa vicenda fu l'incontro tra Fellini e Castaneda, a Tuluca, in Messico.  Castaneda fugge, Fellini fu inseguito, da messaggi, minacce, e una paura che lo convinse a tornare a Roma. 

Le ultime emozioni riguardo a I viaggio di Giuseppe Mastorna le ho vissute e sperimentate con Federico e Nino Rota, in occasione di una cena a casa; gli argomenti furono tanti e anche svariati, ma fini' per prevalere la fatica e il gioco del creare. Nino comunicava una spiritualita' cosi' pulita e cosi' puntuale da condizionare l'ascoltatore ad un silenzio a vista. Quando si venne a parlare del film disse: "Federico, l'idea della morte mi e' congeniale da sempre, ma il viaggio a morte di Mastorna dovro' accompagnarlo con motivi e tonalita' prive di ogni vanita'". 



Brano tratto da"Il sublime ne Il viaggio di G. Mastorna", dove Padre Arpa ricorda il primo trattamento del film mai fatto, e i propri ricordi, edizione Sabinae, 2019. Sugli altri film non fatti cercate tra questo archivio sotto la voce "incompiuti". In fondo alla paginetta quando necessario per proseguire, lasciare un vostro messaggio o condividere questo brano. Nella foto in alto il primissimo film, la commedia sentimentale, Agenzia Matrimoniale.