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Scappare a gambe levate da Hollywood




"La mia prima visita fu per me una grande emozione. Era la prima volta che venivo in America, e ci venivo a prendere l' Oscar per il mio lavoro, e per me, italiano, nato in provincia, che appartengo a una certa generazione, America e cinema erano un pò la stessa cosa, si confondevano. 


Noi abbiamo conosciuto, amato, desiderato visitare l' America proprio attraverso il cinema americano; questa dimensione così fantastica e irreale di un' America visitata attraverso l' interpretazione che ne davano i cineasti di allora, che ci riscattava e proteggeva dallo squallore del fascismo, dell' educazione cattolicheggiante, della famiglia piccolo borghese. 
Sì, noi a Rimini avevamo anche il mare e le bagnanti che costituivano un diversivo, ed eravamo ragazzetti pieni di vita, ma il resto era tetro, reso sopportabile dal cinema americano, che negli anni Trenta é stato come uno spiraglio su un altro mondo. Era proprio la favola. Poi ho cominciato a fare cinema, e quasi subito ricevevo l'Oscar! Ho il ricordo di un viaggio molto emozionante. Arrivavo a Hollywood ed ero premiato come erano stati premiati Clark Gable, Gary Cooper, c'era una vitellonesca compiaciuta fantasia nel vedermi protagonista di questa vicenda"


"Mi proposero, dopo il primo Oscar, di lavorare in America. Me ne andai dopo due settimane, perchè non potevo raccontare un paese che non conosco. Ho sempre invidiato la capacità tipicamente ebraica mitteleuropea che ha permesso a tanti cineasti europei, emigrati qui, di riproporre, di riflettere, la cultura, lo stile di vita, perfino i sogni di un altro paese. Io invece sono nato a Rimini e quindi quella capacità non l' ho mai avuta".


da un'intervista a Repubblica, del 1993. 

La foto e' di Amarcord e dal premio Oscar alla  Carriera, in America. 

Il resto qui

Loro invece gli diedero una montagna di Oscar. Ed ora girano il primo bio-pic su Fellini. Se avesse saputo come andava a finire in patria, forse Fellini cambiava idea, ma che ne poteva sapere di Berlusconi?. 




Proteggete la conoscenza, condividete questo post con chi amate, oppure lasciate infondo alla paginetta un messaggio per far sapere che siete transitati da qui. L'archivio funziona come una mappa, navigate dentro voi stessi. La relazione tra testo e immagine qui nei post non esiste, fa da unico stile il caso. 





Nato due volte


"Roma e' diventata  
mia  dal momento che 
l'ho vista.  E' quello il momento
 in cui sono nato.  Se ne ricordassi la data
 festeggerei  questo compleanno".



La frase e' di Federico Fellini, che da giovane, dopo la guerra, povero e magro, si innamora della Capitale, non dimenticando mai di ripetere la sua antipatia per Rimini, fredda ed arida anche non metaforicamente, nei suoi ricordi.  


Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 


Il film sui bambini







Sono stato in collegio, a Fano. Era un edificio enorme - racconta - con grandi corridoi bui, senza luce elettrica, oppure c'era una lampadina ogni tanto: probabilmente essere rimasto intere nottate sveglio in questi enormi camerini veramente funebri, così, ascoltando il 
fruscio di una tonaca di qualche sorvegliante. 


Ho in testa di fare una storia proprio sui bambini, una volta o l'altra. Quando farò questa storia di bambini, questo collegio credo avrà una parte particolarmente importante.

«Poi ho fatto gli studi a Rimini, ho fatto il ginnasio, ho fatto il liceo. Naturalmente non ero uno studente così esemplare, e quel periodo di vita è abbastanza simile a quello che ho raccontato ne I vitelloni, con queste passeggiate, l'attesa dell'estate, l'inverno. Perché in Italia, la provincia, durante l'inverno non è soltanto così disperata e vuota e immobile come sembra, è un'immobilità sotto la quale cresce qualcosa, cioè fermenta qualche cosa. 

In definitva, credo moltissimo agli artisti che vengono dalla provincia, perché la loro formazione culturale si svolge veramente sotto il segno della fantasia, cioè sotto il segno di qualche cosa che, costretta dal torpore e dall'immobilità, si sviluppa per una via fantastica che è la ricchezza più grossa che un artista può desiderare».


Ed oggi, che i bambini non si annoiano piu', che vanno sempre in giro, che hanno gli occhi saturi di immagini confezionate come merendine? Oggi c'e' da aver paura per l'arte ma anche per l'umano. 






Il brano sopra pubblicato e' stato dall'intervista inedita a André Delvaux,  trascritta dalla rivista di studi felliniani Amarcord, realizzata dalla Fondazione. Mentre la fotografie sono di Amarcord e Giulietta degli SPIRITI, dove alla fine l'infanzia la salva. Questo film non lo fece mai. Ma ci penso'. Ricordo conversazioni, e si capiva che voleva capire, da dove venivi tu, bambina, gnoma, nana, muta, con tutta quella intelligenza, quella luce, quel sapere: son quasi certa che parte delle domande del mistero siano  nate dall'arte.Scrisse di questo, che era il film impossibile da fare, perche' i bambini appunto guardano, tacciono, e in quegli sguardi c'e' tutto un mondo, ma e' impossibile, non si puo' fare, diceva. 


QUALCHE DETTAGLIO PRATICO PER ANDARE AVANTI O PERDERVI CON GIOIA: 

Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Cose bellissime. Grande gratitudine ai maestri e le maestre. Love. 





Roma Jungle



"A me invece Roma piace moltissimo: una specie di giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene". 





QUI una scena tagliata dal suo film su Roma, distribuito all'estero perfino come "Fellini's Roma", tanto era la fama e l'abbinamento stringente per il pubblico internazionale. 
Nella foto una  foto di scena. 
Cammeo con Anna Magnani, filmatino romantico e proprio brevissimo del film omaggio, lo potete vedere QUI 
Il commento sulla tropicale giungla invece viene tratto dal film La Dolce Vita.
Intorno al medesimo tema, Roma (esempi: fuga, provincia, roma, gloria, anna magnani) trovate altri brani o voci, navigando come in una mappa mentale, con le parole alla destra del vostro schermo. Lasciate un messaggio o condividete il post. Grazie!. 

L'avvenire spericolato



Cerco da provinciale

 l’assalto incurante 


dell’avvenire.



FF. Dall'Intervista a Paese Sera, di Maurizio Liverani, 

durante la preparazione de La Dolce vita. 



Emigrare per star bene





"Per vivere bene fino in fondo bisogna emigrare, magari soltanto con la fantasia , altrimenti sei un semplice stanziale". 




Dall'Intervista a Paese Sera, di Maurizio Liverani, durante la preparazione de La Dolce vita, AMARCORD per la fotografia, ed un ritratto ironico con un sigaro cubano e dei baffoni. Tra le parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, se non forse fantasiosi, e per scelta, come accade tra le parole e le cose. Funziona come una mappa mentale, appoggiandovi alle suggestioni contenute nella colonna alla destra del vostro schermo, cercando voi stessi. Lasciate un messaggio per farci sapere che siete passati da qui anche voi.



Tutto il mondo é provincia




Mi sembra di avere radici in un 
terreno molto rotondo, fertile, stimolante che é la provincia: al punto tale che non riesco a raccoglierlo mai come sminuente, riduttivo, 
quello che come qualche critico ha voluto dare ai miei film, l'appellativo di provinciale, che faccio i film di un provinciale.  Ma vedo che piacciono dappertutto, questi film da provinciale: quindi questa mia Romagna è grande come tutto il globo. Diciamo che tutto il mondo é provincia, allora.



Intervista a Domenica In, Rai. Questo tema, oggi forse meno visibile, torna anche in questo archivio, sollecitato dalle domande, soprattutto all'uscita di Amarcord, storia di un borgo che prende uno Oscar a L.A. Sotto per commentare o condividere. 




Funny Face Shop

  
"Nel periodo caotico che seguì la liberazione di Roma il cinema non produceva, i giornali non c'erano più, la radio era nelle mani degli alleati. Con alcuni amici del Marc'Aurelio aprimmo una  bottega della caricatura. Si chiamava "Funny Face Shop: profiles, portraits, caricatures". Facevamo ritratti, caricature e disegni per i soldati americani appena sbarcati a Roma. 

Avevamo inventato una serie di vignette, di situazioni tipiche: un soldato americano al Colosseo che uccideva un leone, oppure a Napoli su una barchetta che pescava una sirena, o mentre sorreggeva la torre di Pisa con una mano. 

Ogni situazione veniva riprodotta in cinquanta, cento esemplari dove la testina veniva sempre lasciata in bianco. Le vignette erano raccolte tutte insieme in un grande album che veniva mostrato ai soldati (...). Una sera il locale era molto affollato, c'era sempre un'atmosfera da saloon, e all'impovviso in mezzo a tante divise dei soldati, ho visto uno in borghese, la faccia pallidina, un mentino aguzzo. Era Rosselini. Lo avevo conosciuto appena prima della guerra, all'Aci Film, una società di produzione di Mussolini: fece segno che mi voleva parlare. Si avvicinò lentamente, e si mise alle mie spalle. Io stavo ritraendo un soldato cinese. Mi chiese se volevo collaborare alla sceneggiatura sulla vita di Don Morosini. Io ero molto occupato colla bottega della faccia buffa, inoltre il cinema allora mi pareva una cosa remota, a noi italiani: ora che stavano ritornando i film di Gary Cooper e chissà quante Harlow (...). 




Il film sulla vita, di Don Morosini era Roma città aperta. Sorpresa del neorealismo e risposta al western all'americana. 


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Era come andare in chiesa




Maciste all’inferno é il primo film che abbia visto, al Fulgor di Rimini: Ero bambino, stavo in braccio a mio padre. La sala era piena, accalcata, fumosa. Ne ebbi una impressione sconvolgente. Allora andare al cinema era un vero e proprio rito,  era come andare in chiesa, anche se in chiesa non c’era quell’atmosfera accaldata e fumosa» 



(Federico Fellini, Costantini 1996). Il cinema Fulgor oggi restaurato, trasformato, in altro, da Dante Ferretti, per conto del governo italiano.  Questo archivio-omaggio funziona come una mappa mentale, condividete i post che leggete o lasciate un piccolo segno del vostro passaggio 


Col suo pancione



Col suo pancione placentario e il suo aspetto materno evita la nevrosi ma impedisce anche uno sviluppo, una vera maturazione. È una città di bambini svogliati, scettici e maleducati: anche un po' deformi, psichicamente, giacché impedire la crescita è innaturale. 

Anche per questo a Roma c'è un tale attaccamento alla famiglia. Io non ho mai visto una città al mondo dove si parli tanto dei parenti. "Te presento mi' cognato. Ecco Lallo, er fjo de mi' cugino". È una catena: si vive fra persone ben circoscritte e ben conoscibili, per un comune dato biologico. Vivono come nidiate, come covate... E Roma resta la madre ideale, la madre che non ti obbliga a comportarti bene. Anche la frase molto comune: "Ma chi sei? Nun sei nessuno!" è confortante. Perché non c'è solo disprezzo, ma anche una carica liberatoria. Non sei nessuno, quindi puoi anche essere tutto. Tutto può ancora essere fatto. Si può partire da zero. 

Insultata come nessun'altra città, Roma non reagisce. Il romano dice: "Mica è mia, Roma". 

Questa cancellazione della realtà che fa il romano, quando dice "ma che te ne frega!", nasce forse dal fatto che ha da temere qualcosa o dal papa o dalla gendarmeria o dai nobili. Egli si rinchiude in cerchio gastrosessuale. (p. 145). 



Qui il defile' censurato, allora, del film Roma, creati da quell'altro collaboratore geniale, dimenticato ed offeso, che fu Danilo Donati. 
Nella foto una citazione di Pasolini, su Fellini e Roma, interpretata da Orson Welles, un altro tipo di perseguitato politico nel mondo dell'arte cinematografica. Il brano viene tratto da Fare un Film, Einaudi, e tratterebbe di una specie di genius loci, ma oggi nemmeno questo sembra vivere. 
Questo archivio funziona per libera associazione, lasciate un messaggio, proteggete la conoscenza.