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Si diverte il Burattinaio?






“Non ho mai avuto problemi con gli attori…. Amo gli attori. Adoro il loro aspetto bambinesco… tra loro e me è una collaborazione. Le marionette sono contenti di essere marionette se il burattinaio è uno che sa fare il burattinaio”.

Fellini amava i burattini, tanto che sua madre disse: “fine dalla nascita di questo figliolo aveva una predisposizione per i burattini. Era molto appassionato per fare il teatro per i suoi compagni. Allora io le compravo le teste e lui faceva i suoi vestitini, le confezionava come un sarto, a queste teste di burattini. E poi dopo io li avevo comperato un teatro e come avevamo un grande terrazzo, da lì, faceva il burattinaio per i compagni, di scuola, compagni di giochi e li faceva pagare un soldo per uno”.

Fellini filmo' i burattini in una brevissima scena del “ I Clown”. 




Proteggete la conoscenza, condividete questo post, c'e' anche uno spazio vuoto per i pensieri o i sentimenti,  se quello che leggete vi riguarda, almeno, contribuirete al lavoro. Le immagini ed i testi per ragioni di stile non sono legate in questo archivio, che funziona invece come una mappa mentale, conoscete voi stessi.



Un mondo senza amore


“Tutti i miei film sono imperniati su questa idea. Tento di rappresentare un mondo senza amore, personaggi pieni di egoismo, sfruttatori, ma in tutto questo c’è sempre, specialmente nei film con Giulietta, una piccola creatura che vuole dare amore e che vive per esso.”








Proteggete la conoscenza, condividete questo post, con chi amate preferibilmente, i pulsanti sono in basso, e se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. L'archivio che state usando funziona come una mappa mentale, partendo dai vostri interessi o anche a caso, d
alla destra del vostro schermo, conoscete voi stessi. Le immagini solitamente non hanno legami coi testi, per scelta. 


Fred Astaire presenta: Giulietta Masina






Fred Astaire and Dana Wynter present the Oscar® 
for Foreign Language Film to Italy for "The Nights of Cabiria" 
at the 30th Academy Awards in 1958. 
Accepted by Giulietta Masina and hosted by Rosalind Russell. 
Here. 
What an honor for this lady!





Susan George and Jack Valenti present the Oscar for Foreign 
Language Film to Italy for Amarcord at the 47th Academy Awards. Frank Sinatra 
hosts and producer Franco Cristaldi accepts the award. 
Fellini is not there. HERE.




Filmmaker Federico Fellini receiving an Honorary Academy Award®, 
in appreciation of one of the screen's master storytellers. 
Presentation by Sophia Loren and Marcello Mastroianni - 
65th Annual Academy Awards® in 1993.  HERE








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Gelsomina, Zampanò e il Matto sono un'unica persona



"Molte delle esperienze ed emozioni che Federico attribuisce  
alla protagonista del film sono cose sue. Quella scuoletta  clericale, quel preside bigotto, quella paura dell'inferno.  Ma sono i collegi dei preti che ha fatto lui in Romagna.  E così quella visita al santone indiano: c'era andato lui, che in quel periodo si interessava di queste cose. In realtà tutti i personaggi che ho fatto io non sono Giulietta Masina, sono in gran parte Federico. Cabiria è Federico. 

Non si può capire La strada se non si accetta il fatto che Gelsomina, Zampanò e il Matto sono un'unica persona. Certo qua e là ci sono anche cose mie e di altri, 
ma fondamentalmente tutti i personaggi di Federico sono degli autoritratti."



Giulietta Masina commenta (riportato in Il Fellini 
del giorno dopo, Guaraldi editore) le scelte, la psiche 
e alcuni dei film piu' importanti di Fellini. Nelle foto le mie facce preferite, quelle del film storico su Roma tratto da Petronio. 


In basso ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere pensieri o sentimenti, oltre ai pulsanti per condividere questo post con chi vi sta simpatico: se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. Proteggete il lavoro dei poeti, delle donne, condivide la conoscenza. 


Il censore vs. l'uomo del sacco





Questo interessantissimo, e per me illuminante brano, e' tratto da "Federico Fellini, Intervista sul cinema", a cura di Vieri Grazzini, un critico italiano e produttore, a cui devo molto, avendo egli, con infinita pazienza ed eleganza, per anni, di notte, in TV curato rassegne anomale, del cinema americano degli inizi del secolo scorso, in lingua: e la sua passione fu evidentemente come contagiosa. Il libro in questione invece venne  pubblicato da Laterza, Roma-Bari, 1983, pp. 102-103.  


QUI  propongo il trailer americano, molto enfatico ma tenero che rese una star e un'icona mondiale indimenticata Giulietta Masina, premio migliore attrice straniera, e premio miglior film agli Oscar. Musiche di Nino Rota, dialoghi di Pasolini.  




[...]  La censura aveva proibito il film e io non volevo che bruciassero i negativi. Così, seguendo il consiglio di un amico gesuita intelligente e forse un po’ spregiudicato, padre Arpa, andai a Genova da un cardinale famoso, considerato uno dei papabili e forse anche per questo assai potente, per chiedergli di vedere il film. In una minuscola saletta di proiezione situata proprio dietro il porto, aveva fatto mettere, al centro, una poltrona comprata il giorno prima da un antiquario, una specie di trono con un gran cuscino rosso e le frange dorate. Il cardinale arrivò a mezzanotte e mezza sulla sua Mercedes nera. 
A me non fu concesso di restare nella sala e non so se l’alto prelato vide davvero tutto il film o se dormì; probabilmente padre Arpa lo svegliava nei momenti giusti, quando c’erano processioni o immagini sacre. 
Fatto sta che alla fine disse: 'Povera Cabiria, dobbiamo fare qualcosa per lei!'. 
E penso che gli sia bastata una semplice telefonata.

 Qualcuno mi accusò pubblicamente di essere una specie di Richelieu, che invece di combattere alla luce del sole, tramavo dietro le quinte; per fortuna allora c’era la possibilità di perdere tempo in polemiche di questo genere. Ma insomma, il film fu salvato. A una stranissima condizione, però, posta dal cardinale: che fosse tagliata la sequenza dell’uomo col sacco. [...] 

L’episodio mi era stato ispirato da uno straordinario personaggio col quale avevo passato due o tre notti in giro per Roma: una specie di filantropo, un po’ mago, che in seguito a una visione s’era dedicato a una particolare missione: raggiungeva i diseredati nei punti più strani della città e distribuiva a tutti cibi e indumenti che teneva in un sacco. Questo ogni giorno. Con lui ho visto cose da fiaba. Sollevando la grata di certi tombini dove immaginavi ci fossero solo fango e topi, trovavi una vecchina che dormiva. Nei corridoi di un sontuoso palazzo di via del Corso, dove adesso c’è il Partito socialista, c’erano dei vagabondi che dormivano fino alle cinque della mattina, fatti entrare di nascosto dal guardiano di notte. L’uomo del sacco conosceva tutti questi posti: a uno faceva una iniezione, all’altro dava da mangiare. 



Nel film immaginai che Cabiria lo incontrasse sull’Appia Antica, mentre tornava a casa alle prime luci dell’alba brontolando perché un cliente mascalzone non l’aveva pagata. Vedeva l’uomo del sacco scendere da una macchinetta e avviarsi verso le cave di tufo, fermarsi sul ciglio di una specie di grande voragine e chiamare per nome una donna; da un lurido anfratto usciva allora una vecchia puttana che Cabiria conosceva come la Bomba Atomica, ridotta ormai a condurre una vita da topa. Poi Cabiria accettava di tornare a casa sulla macchinetta dell’uomo del sacco e restava molto colpita dai suoi racconti. 


Era una sequenzina molto commovente, ma che fui costretto a togliere; evidentemente in certi ambienti cattolici dava fastidio che nel film ci fosse quell’omaggio a una filantropia del tutto anomala, affrancata da mediazioni ecclesiastiche.  E non è ridicolo che il sindaco di Roma, quando uscì Cabiria, protestasse perché avevo messo le puttane in un luogo – la Passeggiata Archeologica – che lui s’era tanto adoperato a render degno della capitale? [...] 




QUALCHE DETTAGLIO PRATICO:   
Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 
Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 

Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota.


Mica son favole queste mie




"Ma ti sembra davvero che fino ad ora io mi sia soltanto divertito a raccontare favole o a scaricare sugli altri i miei complessi e le mie emozioni? La strada, Le notti di Cabiria erano solo storie patetiche di anime impaurite dalla vita o non potevano piuttosto essere immagini emblematiche dello sfruttamento della miseria? E i ruffiani che sguazzano dappertutto in quei film non erano anche espressioni di una società che continua a creare sbandati? Il bidone con tutte le sue tresche non diceva proprio nulla della mafia morale che caratterizza il costume pubblico e privato del nostro paese? E La dolce vita e Amarcord non denunciavano le spavalderie politiche, economiche e religiose di allora e di oggi, la sorte sgraziata di una società che paurosamente impoverita in se stessa era costretta a bruciare i suoi istinti solo al calore delle illusioni, mai per crescita spontanea e mai al di là del sogno e della paura?" [...] 

Il vento e il carillon sono i segnali sonori nel missaggio dei ricordi. Una memoria filmica che non è nostalgica: 
è un deposito dove trovano posto «ricordi di rifiuto»  [...] 





Qui un'intervista ad un autore americano che di recente ha trasformato La strada in uno spettacolo teatrale