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Laboratorio Number Five





«Il ricordo è già una alterazione della realtà, una visione mediata di ciò che è veramente accaduto. Raccontare episodi, personaggi, incontri, avvenimenti, passioni filtrati dalla memoria significa esprimere qualcosa che, per essere 
in qualche modo fedele alle emozioni e ai sentimenti che ha suscitato, deve necessariamente essere arricchita di suoni, luci, colori, atmosfere, suggestioni, che possono essere ricreati soltanto in quel laboratorio magico, alchemico, demiurgico che per un cineasta è il teatro di posa. Nel Teatro n. 5 di Cinecittà io ho ricreato tutto»


«La luce è ideologia, sentimento, colore, tono, profondità, atmosfera, racconto. 
La luce fa miracoli, aggiunge, cancella, riduce, arricchisce, sfuma, sottolinea, allude, fa diventare credibile e accettabile il fantastico, il sogno e, al contrario, può suggerire trasparenze, vibrazioni, dà miraggio alla realtà più grigia, quotidiana […] il film si scrive con la luce, lo stile si esprime con la luce».






 Infondo al post trovate un piccolo spazio bianco da riempire con un pensiero, un'emozione, se vorrete, e anche tutti gli artifici per condividere la conoscenza, e  in qualche modo essere gentili e proteggere questo lavoro. Grazie. 

Il provvisorio permanente



Il cinema e' il mondo naturale di realizzarmi, sono io, e' la mia vita. 

Non che debba suonarvi presuntuoso, ma il cinematografo rappresenta per me la spontanea inclinazione, e' anche un alibi grande per me, cosi mi pare che mentre faccio i film che tutti quegli impegni e responsabilita' che si hanno verso la vita, gli altri, se' stessi, la societa', vengano temporaneamente arrestati, perche' io sto lavorando e cosi non posso occuparmi ne' delle tasse ne' di certe fedelta' ideologiche, e questo rende una provvisiorieta' cronica ormai, che mi rende sereno, quindi il cinema e' il mio modo di vivere e di risolvere la giornata e di dare un vago, impreciso senso, ma per me confortante, alla mia vita.

A me di andare al cinema non mi viene in mente, e' una specie di rituale, di abitudine, che ha quasi cessato di esistere quando io, personalmente, ho cominciato a fare il cinema: e' un disinteresse tutto sommato, ma che non vorrei che fosse vissuto come sdegnante, ma non mi sento proprio spinto ed incuriosito verso il lavoro di molti miei colleghi, e questo non e' necessario per valutare, stimare, o apprezzare un autore ed un collega, non sia necessario vedere tutti i film. 

Questa dichiarazione mi mette anche in imbarazzo, perche' potrei sembrare presuntuoso, ma se dicessi il contrario non sarei sincero. 



8/5/77, Madrid. Intervista TV con J. Serrano, piuttosto tesa, e molto lunga, in lingua. Il resto del video in bianco e nero lo trovate qui. Questo piccolo archivio-omaggio funziona come una mappa mentale, navigatelo e condividete i post che leggete o lasciate un piccolo segno del vostro passaggio, qui sotto.