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L'artista non lo sa!




"Come mai ad un film, e quindi al suo autore, si attribuisce il dovere carismatico di risolvere questioni che non hanno niente a che fare con il suo lavoro? Perché da un film si pretendono risposte chiare, nette, definitive sulla vita, sul mondo, sui grandi problemi? Un film invece, se è un prodotto artistico, non ha intenzione di indicare le strade nelle quali il mondo dovrebbe muoversi".


F. Fellini ne Il Tempo del 5 novembre 1978, intervistato dal critico  G. L. Rondi.  
Sul tema del lavoro del poeta, del cinema, dell'artista, parola che Fellini non amava, sul suo lavoro di sutura come lo chiamava, trovate molti brani, trascritti o audio, ed in particolare cercando: medium, pericoli, perizia, poesia. Questo piccolo archivio appare come una mappa mentale, se navigate tra le parole, le  trovate alla destra del vostro schermo, segnerete un vostro cammino; infondo alla pagina potete lasciare un messaggio, nello spazio apposito, vuoto come un fumetto, oppure potete condividere i post e contribuire a questo lavoro.  



Lo specchio




"La dolce vita e' un film veritiero: ed e' perché colpisce orribilmente la vita di molti, che taluni hanno reagito anche sulla stampa. Vi si sono visti descritti ed hanno avuto paura di se stessi".





Archivescovo di Genova Giuseppe Siri, interpellato da Padre Arpa, per mitigare o liberare la censura  sul film di Fellini. Nel menu' semantico trovate l'intera vicenda, raccontata sempre da altri. Vale la pena conoscerla. 

Questo archivio funziona come una mappa mentale, e per questione di stile tra immagini e testi non ci sono che legami casuali; conosci te stesso potrebbe essere il suo motto, ma non lo e' per davvero, solo fate da soli. E siate gentili, lasciate un messaggio del vostro passaggio, condividete le paginette che vi fossero servite, in fondo tutto quel che serve. I link esterni, sempre indicati come QUI, portano fuori dal blog. 
 

Le cose inutili

Dai bilanci ho sempre rifuggito, sono operazioni masochistiche e inutili: 
neppure i bilanci degli Stati o delle società funzionano, figuriamoci quelli di un regista. 
È chiaro che in questa fase, del Paese e del mio mestiere, finire un film mi sembra 
abbia un sapore diverso: dato che il cinema pare un passatempo rituale e sorpassato, 
non sai se e quando ricomincerai a lavorare, se potrai, se ne avrai voglia...



 Pensiero interessante, per un lavoro artistico, ma forse per il cammino dell'uomo, e la profezia della fine del cinema: tratto da un'intervista della collega Lietta Tornabuoni, da La Stampa pubblicata nel 1982; poi citato in Federico Fellini,  E la nave va (trascrizione di Gianfranco Angelucci, Longanesi & C., Milano 1983). 
E questo piccolo archivio ama il bene: funziona come una mappa mentale, le libere associazioni che trovate nella colonnina alla destra dello schermo sono piccole insegne per la ricerca. Sapere che siete passati da qui, condividendo questo post o lasciando infondo alla paginetta un pensierino, arricchisce questo lavoro.