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Le cose inutili

Dai bilanci ho sempre rifuggito, sono operazioni masochistiche e inutili: 
neppure i bilanci degli Stati o delle società funzionano, figuriamoci quelli di un regista. 
È chiaro che in questa fase, del Paese e del mio mestiere, finire un film mi sembra 
abbia un sapore diverso: dato che il cinema pare un passatempo rituale e sorpassato, 
non sai se e quando ricomincerai a lavorare, se potrai, se ne avrai voglia...



 Pensiero interessante, per un lavoro artistico, ma forse per il cammino dell'uomo, e la profezia della fine del cinema: tratto da un'intervista della collega Lietta Tornabuoni, da La Stampa pubblicata nel 1982; poi citato in Federico Fellini,  E la nave va (trascrizione di Gianfranco Angelucci, Longanesi & C., Milano 1983). 
E questo piccolo archivio ama il bene: funziona come una mappa mentale, le libere associazioni che trovate nella colonnina alla destra dello schermo sono piccole insegne per la ricerca. Sapere che siete passati da qui, condividendo questo post o lasciando infondo alla paginetta un pensierino, arricchisce questo lavoro.








Il cinema non ha bisogno di idee





“Il cinema non ha bisogno della grande idea, degli amori infiammati, degli sdegni: ti impone un solo obbligo quotidiano, quello di fare.” 



Qui da un'intervista di Tullio Kezich, la Repubblica 1982; citato in Federico Fellini, E la nave va, trascrizione di Gianfranco Angelucci, editore Longanesi & C., Milano 1983) FOTO DA CASANOVA .Se condividete i post che leggete o lasciate un piccolo segno del vostro passaggio sara' un modo per arricchire questo lavoro. 

Le poche amicizie, i molti amici


Fellini ha avuto molti amici, ma poche amicizie: i molti amici sono stati e sono la sua grande famiglia, composta di attori, attrici, di tecnici, di maestranze e stabili e di passaggio, testimoni e artefici delle sue avventure. 

Amicizie poche: amico persona da sempre, il pittore e scenografo Rinaldo Geleng, al quale Fellini era legato da stima e da un affetto mai appassiti, affetto e stima coi quali Geleng ha accompagnato e sostenuto Fellini nel duro calvario che lo avrebbe condotto alla morte. 


L'amico all'univoco Tornino Guerra, nel senso che Federico e Tonino vivevano un gemellaggio estetico, che ha punteggiato le piu' sorprendenti folgorazioni del regista. Amico ed ispiratore il poeta Andrea Zanzotto. 


Nell'amicizia Mario Longardi, depositario della privacy di Fellini e gestore discreto della sua comunicazione con l'esterno, e negli ultimi anni Pietro Notariani. 
Fuori schema Brunello Rondi, ideatore e sceneggiatore. 


Sempre in campo Leopoldo Trieste, attore all'unisono. Ancora negli ultimi anni Gianfranco Angelucci, autore di una tesi sul Satyricon.
Tra le donne, non l'unica ma certamente la piu' esemplificativa, Liliana Betti, autrice a sua volta di una singolare e per me interiore biografia di Fellini, insieme alle mai svanite presenze di Fiammetta Profili e di Norma.


Non parlo di Zavoli, perche' il suo rapporto con Fellini non e' dicibile. Primo ed ultimo il Teatro 5 di Cinecitta', amico dei sogni, e custode della sua creativita': su nicchia a parte, infine, Rome de Mario. Tra amici ed amicizie non annovero NIno Rota, perche' Nino e' l'altra costola di Fellini.





Brano tratto da "L'amicizia", pagina 147, La Dolce Vita, edizioni Sabinae, Roma, di Padre Arpa, pubblicato nel 2009, da un insieme di pensieri, appunti nel diario, ricordi, e altre cose private del rapporto tra Arpa e Fellini, ed altri. L'elenco sembra molto puntuale, e coi pochi. 

Il libro contiene per intero anche la vicenda dello scandalo, la bomba, la censura e la mediazione, per far uscire La Dolce Vita. Nella foto centrale la famiglia Fellini, con Riccardo e Federico, ormai 70enni.