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L'artista non lo sa!




"Come mai ad un film, e quindi al suo autore, si attribuisce il dovere carismatico di risolvere questioni che non hanno niente a che fare con il suo lavoro? Perché da un film si pretendono risposte chiare, nette, definitive sulla vita, sul mondo, sui grandi problemi? Un film invece, se è un prodotto artistico, non ha intenzione di indicare le strade nelle quali il mondo dovrebbe muoversi".


F. Fellini ne Il Tempo del 5 novembre 1978, intervistato dal critico  G. L. Rondi.  
Sul tema del lavoro del poeta, del cinema, dell'artista, parola che Fellini non amava, sul suo lavoro di sutura come lo chiamava, trovate molti brani, trascritti o audio, ed in particolare cercando: medium, pericoli, perizia, poesia. Questo piccolo archivio appare come una mappa mentale, se navigate tra le parole, le  trovate alla destra del vostro schermo, segnerete un vostro cammino; infondo alla pagina potete lasciare un messaggio, nello spazio apposito, vuoto come un fumetto, oppure potete condividere i post e contribuire a questo lavoro.  



Preso per incantamento


Io cerco di non mettere mai la parola fine. Fine di che?.Semmai inizio. E per quanto riguarda me, ebbene, e' vero. Io temo di incantarmi. Temo di irrigidirmi dentro un'immagine di me. Sempre uguale. Perché il pubblico la reclama. Questo auto-incantamento e' il piu' pericoloso per un autore [...]



Infondo al post trovate un piccolo spazio bianco da riempire con un pensiero, un'emozione, se vorrete, e anche gli artifici per condividere la conoscenza, ed  in qualche modo gentile proteggere questo lavoro. 






Smantellare per vivere





"Smascherare la bugia, identificare l'inautentico, smantellare l'approssimativo, 
o i falsi assoluti, continua ad essere l'unica risorsa correttiva - la salvaguardia -  
della storia fallimentare italiana. In attesa di essere pronti a proporre e 
a vivere una nuova ipotesi di verità".




Questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate da soli. Lasciate alla fine della paginetta un segno del vostro passaggio. Grazie.

Col suo pancione



Col suo pancione placentario e il suo aspetto materno evita la nevrosi ma impedisce anche uno sviluppo, una vera maturazione. È una città di bambini svogliati, scettici e maleducati: anche un po' deformi, psichicamente, giacché impedire la crescita è innaturale. 

Anche per questo a Roma c'è un tale attaccamento alla famiglia. Io non ho mai visto una città al mondo dove si parli tanto dei parenti. "Te presento mi' cognato. Ecco Lallo, er fjo de mi' cugino". È una catena: si vive fra persone ben circoscritte e ben conoscibili, per un comune dato biologico. Vivono come nidiate, come covate... E Roma resta la madre ideale, la madre che non ti obbliga a comportarti bene. Anche la frase molto comune: "Ma chi sei? Nun sei nessuno!" è confortante. Perché non c'è solo disprezzo, ma anche una carica liberatoria. Non sei nessuno, quindi puoi anche essere tutto. Tutto può ancora essere fatto. Si può partire da zero. 

Insultata come nessun'altra città, Roma non reagisce. Il romano dice: "Mica è mia, Roma". 

Questa cancellazione della realtà che fa il romano, quando dice "ma che te ne frega!", nasce forse dal fatto che ha da temere qualcosa o dal papa o dalla gendarmeria o dai nobili. Egli si rinchiude in cerchio gastrosessuale. (p. 145). 



Qui il defile' censurato, allora, del film Roma, creati da quell'altro collaboratore geniale, dimenticato ed offeso, che fu Danilo Donati. 
Nella foto una citazione di Pasolini, su Fellini e Roma, interpretata da Orson Welles, un altro tipo di perseguitato politico nel mondo dell'arte cinematografica. Il brano viene tratto da Fare un Film, Einaudi, e tratterebbe di una specie di genius loci, ma oggi nemmeno questo sembra vivere. 
Questo archivio funziona per libera associazione, lasciate un messaggio, proteggete la conoscenza.