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La vocazione dell'essere


La mia vocazione più autentica mi sembra il rappresentare quanto vedo, 

quanto mi colpisce, mi affascina, mi sorprende..."










La cosa tremenda sono i giornalisti



Una volta realizzato, il film potrebbe anche non uscire. Forse sarebbe meglio. Perché la cosa tremenda comincia dopo. Una serie di proiezioni per questo e per quello, e ogni volta è un anno di vita che se ne va. E i viaggi, le prime di gala, i festival, le conferenze stampa. Scendi a New York suonato, dopo non so quante ore di volo, con la faccia verde, e trovi subito uno che ti chiede: Gelsomina rappresenta la chiesa cattolica?


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Come se lo fosse



«Raccontandomi della sua adolescenza, mi aveva riferito della sua fuga a Bologna con la compagna di scuola Bianchina. Ora, siccome a questa data la Bianchina era andata a stare a Milano, mi sembrò utile avvicinarla per raccogliere altri particolari su questa fuga d'amore. Ma Bianchina mi fermò subito. Lei non era mai fuggita a Bologna con Federico. A questo punto non mi restava che tornare da Fellini per rendere ragione di questa smentita. Fellini non si turbò: «Se non è vero - mi disse - è come se lo fosse». Allora, da quel momento, io non volli verificare più nulla di ciò che Fellini andava raccontando, del resto i suoi racconti erano tutta la sua verità».



Un ricordo di Renzo Renzi, amico, collaboratore, sceneggiatore, per quasi tutta la vita, di Fellini, critico letterario (QUI la sua vita ed opera) e fondatore della Cineteca. Tratto 
da un'articolo de l'Unita'. Qui
Se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. Questo articolo funziona come una mappa mentale, ma tra immagini e testi non ci sono legami che strettamente casuali. 





Il timore del peggio




In E la nave va io ho espresso, più o meno sinceramente, 
più o meno artificiosamente [...] il senso di smarrimento che c’invade. Il timore del peggio è uno stato d’animo o un presentimento con il quale conviviamo 
da lungo tempo e che non sembra destinato ad abbandonarci. [...]  

 




Fellini.  Raccontando di me, conversazioni con Costanzo Costantini
Editori Riuniti, Roma, 1996, pp. 182-185 
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L'antipatia del bugiardo





«Se ripenso alla mia infanzia vedo un ragazzino abbastanza antipatico nel suo modo di essere istrione, di essere bugiardo, di fingere, di atteggiarsi. Quando ero ragazzino, io ero estremamente magro, molto magro, e molto pallido. E c'era anche un compiacimento in questo aspetto leggermente inquietante perché avevo gli occhi grandi, i capelli neri. Allora tentavo di sottolineare questo aspetto un pochino lugubre vestendomi di nero, con le calze nere, poi avevo una frangetta nera tagliata alla bebè con i capelli lunghi». 




dall'intervista inedita a André Delvaux, bella e molte volte qui trascritta come un'amanuense. 
Proteggete la conoscenza, condividete questo post, c'e' anche uno spazio vuoto per i pensieri o i sentimenti,  se quello che leggete vi riguarda, almeno, contribuirete al lavoro. Le immagini ed i testi per ragioni di stile non sono legate in questo archivio, che funziona invece come una mappa mentale, conoscete voi stessi.

La rivoluzione dei timidi




"Io credo di essere una persona molto mite e pacifica, ma forse coltivo una passione segreta per la ribellione: non per quella politico-rivoluzionaria, ma per la trasgressione, questa e' una vera vocazione; trasgredire e magari premiato come trasgressore, dal sindaco o dal Papa".








Dall'ultima intervista a Fofi e Volpi, nel maggio del 1993. 

Disegno di Milo Manara. Film Amarcord, scena zio pazzo. 
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Il film sui bambini







Sono stato in collegio, a Fano. Era un edificio enorme - racconta - con grandi corridoi bui, senza luce elettrica, oppure c'era una lampadina ogni tanto: probabilmente essere rimasto intere nottate sveglio in questi enormi camerini veramente funebri, così, ascoltando il 
fruscio di una tonaca di qualche sorvegliante. 


Ho in testa di fare una storia proprio sui bambini, una volta o l'altra. Quando farò questa storia di bambini, questo collegio credo avrà una parte particolarmente importante.

«Poi ho fatto gli studi a Rimini, ho fatto il ginnasio, ho fatto il liceo. Naturalmente non ero uno studente così esemplare, e quel periodo di vita è abbastanza simile a quello che ho raccontato ne I vitelloni, con queste passeggiate, l'attesa dell'estate, l'inverno. Perché in Italia, la provincia, durante l'inverno non è soltanto così disperata e vuota e immobile come sembra, è un'immobilità sotto la quale cresce qualcosa, cioè fermenta qualche cosa. 

In definitva, credo moltissimo agli artisti che vengono dalla provincia, perché la loro formazione culturale si svolge veramente sotto il segno della fantasia, cioè sotto il segno di qualche cosa che, costretta dal torpore e dall'immobilità, si sviluppa per una via fantastica che è la ricchezza più grossa che un artista può desiderare».


Ed oggi, che i bambini non si annoiano piu', che vanno sempre in giro, che hanno gli occhi saturi di immagini confezionate come merendine? Oggi c'e' da aver paura per l'arte ma anche per l'umano. 






Il brano sopra pubblicato e' stato dall'intervista inedita a André Delvaux,  trascritta dalla rivista di studi felliniani Amarcord, realizzata dalla Fondazione. Mentre la fotografie sono di Amarcord e Giulietta degli SPIRITI, dove alla fine l'infanzia la salva. Questo film non lo fece mai. Ma ci penso'. Ricordo conversazioni, e si capiva che voleva capire, da dove venivi tu, bambina, gnoma, nana, muta, con tutta quella intelligenza, quella luce, quel sapere: son quasi certa che parte delle domande del mistero siano  nate dall'arte.Scrisse di questo, che era il film impossibile da fare, perche' i bambini appunto guardano, tacciono, e in quegli sguardi c'e' tutto un mondo, ma e' impossibile, non si puo' fare, diceva. 


QUALCHE DETTAGLIO PRATICO PER ANDARE AVANTI O PERDERVI CON GIOIA: 

Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Cose bellissime. Grande gratitudine ai maestri e le maestre. Love. 





La vita in tutte le direzioni


Faccio i miei film nello stesso modo in cui parlo alla gente, si tratti di un amico, di una ragazza, di un prete o di chiunque altro. 


Questo e' il cinema che tento di fare, una ricerca in me e negli altri, in ogni direzione, in tutte le direzioni nelle quali la vita si muove


La filosofia che si può' ritrovare nella mia opera e' che non esiste una filosofia ufficiale. 

Nel cinema come nella vita tutto si basa sulle esperienze che la vita stessa ti offre. Nella vita puoi cavartela anche facendo  l'imbroglione o il truffatore: nel cinema no. 


Il film di un uomo e' come un uomo messo a nudo, non c'e' nulla che possa essere nascosto. 

Nei miei film devo essere sincero per forza".






Ecco alcuni pensierini significativi e sparsi. Colle parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, se non forse fantasiosi, e per scelta, come accade tra le parole e le cose. Questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate da soli. Lasciate alla fine della paginetta un segno del vostro passaggio. Grazie.


Il misconoscimento della gloria





C'e' in me una sorta di gratitudine responsabile 
quando mi danno un premio, 
che vorrei potesse aiutarmi a corrispondere,  in qualche modo, con un atto di presenza.
Ma e' proprio la cerimonia, la premiazione, il riconoscimento, quell'atmosfera di festa, che ti indica come qualcuno da considerare come un esempio, 
a sprofondarmi in una sorta di misconoscimento all'incontrario, totale, di me stesso.


Dall'intervista con Goffredo Fofi, L'arte della Visione, Donzelli. 
Intorno al medesimo tema, premi (come esempi: fuga, timidezza,  gloria, oscar) trovate altri brani o voci, navigando come in una mappa mentale, con le parole alla destra del vostro schermo. Lasciate un messaggio o condividete il post, e partecipate al gioco della conoscenza e restando in tema, riconoscenza.  





Libertà


"Ciò che più mi sta a cuore è la libertà dell'uomo, la liberazione 
dell'individuo dalla ragnatela di convenzioni morali e sociali nelle 
quali crede, o meglio nelle quali pensa di credere, e che in realtà 
lo serrano, lo limitano e lo rendono ristretto, più piccolo, 
talvolta addirittura peggio di quello che è"







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La coreografia e la postura

Conosci qualche italiano che sia completamente laico?! Io no. Ma come è possibile? Ce l'abbiamo nel sangue, il cattolicesimo, da secoli. 
Il tentativo di liberarsene è un tentativo necessario, nobilissimo, che tutti dobbiamo fare: ma dimostra che l'ammaccatura esiste, evidente. Io non riesco a scindere dalla mia vita il ricordo delle chiese, delle monache, dei preti, le voci dal pulpito, le voci dal confessionale, i funerali... Ma quale italiano può fare a meno di questo paesaggio, di questa coreografia?.


Intervista con Oriana Fallaci, 
Da Gli antipatici, 1963. L'Italia a cui fa riferimento, quella proprio degli anni de La Dolce Vita, quasi non esiste piu' mentre scriviamo queste note. 

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Smantellare per vivere





"Smascherare la bugia, identificare l'inautentico, smantellare l'approssimativo, 
o i falsi assoluti, continua ad essere l'unica risorsa correttiva - la salvaguardia -  
della storia fallimentare italiana. In attesa di essere pronti a proporre e 
a vivere una nuova ipotesi di verità".




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L'Italia cartapesta



"L'Italiano: l'approssimazione, l'indifferenziato, i luoghi comuni,
 il convenzionale, la facciata, la persona, l'atteggiamento ...
Gli italiani non vogliono diventare adulti. 
Puo' darsi che sia un dato di tutta la civiltà mediterranea, 
questo tipico atteggiamento da mammone. 
Di qui l'onnipotenza della  famiglia, e la mancanza di fiducia in se stessi".  






Un brano da Casanova Rendez-vous, Bompiani, pagina 140, e da
 Fellini al contro-attacco, da Il Tempo, 1985.  Questo archivio digitale funziona come una mappa mentale, appoggiandovi come dalla destra dello schermo. Condividete questo post oppure, forse meglio se lascerete un segno del vostro passaggio nei commenti, arricchirete questo lavoro. Le immagini quasi mai sono legate ai testi, per scelta. Ogni volta che trovate la parola "QUI" andate su un sito esterno, per un audio o un video, o qualche volta un iper-testo. 


Il fascino dell'acquario


La vertigine da vuoto era e l'unico punto di riferimento per raccontare la sua vita inesistente. Mi é sembrato di vedere un atteggiamento  esistenziale molto attuale, l'occhio vitreo che si lascia scorrere sulla realtà, e cancellare da essa, senza intervenire con un giudizio, senza interpretarla con un sentimento.
La non vita, con le sue forme vuote che la compongono, ha un fascino da acquario.




Brano tratto da Casanova Rendez-Vous con Federico Fellini, 
Bompiani, pagina 139. Nelle immagini l'inizio psichedelico e surreale de La Dolce Vita. 
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Poco alla volta la visione si perde


La mia tendenza tranne in certi casi sarebbe quella di non andare a verificare ogni giorno quello che ho fatto il giorno prima: in questo senso. Uno deve tentare di realizzare il film che ha in testa, come lo ha visto. Se vai in proiezione ogni giorno vedi il film che stai facendo, non quello che immaginavi di fare. 
Cosi poco alla volta il punto di vista originario, la fedelta' alla visione o alla fantasia, al sentimento, al turbamento, alle intenzioni originali, poco alla volta si sfocano: perche' poco alla volta uno comincia a vedere che le cose non sono esattissimamente quelle che volevi fare, e questo porta una pericolosa correzione di fuoco, per cui la mia tendenza, che allarma i produttori, sarebbe quella di finire il film e poi di vedere tutto in proiezione. 

Accettando le cose per quello che sono. 

Io non credo di non aver mai rifatto una scena, ma non perche'  consideri tutto quello che faccio qualcosa di perfetto, ma perche' penso che un'opera e' vitale anche per i suoi difetti ed errori. Una creature umana ha carattere e personalita' proprio per un'insieme di inesattezze, di deformazioni, di fatti sgangherati  e cosi' penso debba essere anche un'opera, che e' la rappresentazione di una creatura umana, di una persona. 



8/5/77, Madrid. Intervista TV con J. Serrano. Il resto della difficoltosa intervista spagnola, la prima dopo venti anni, si trova qui. Molti momenti di tensione, e dura quasi due ore. Questo archivio funziona come una mappa mentale, tuffandosi nella colonna alla destra dello schermo, e andando liberamente tra le suggestioni, in questo caso troverete in altre tag altri brani, tipo: girato, pericolo, pericoli, sentimento, artista. Lasciate un vostro segno di passaggio, infondo alla paginetta, dove hanno predisposto uno spazio vuoto, o usate i pulsanti per condividere la conoscenza. Grazie