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Il provvisorio permanente



Il cinema e' il mondo naturale di realizzarmi, sono io, e' la mia vita. 

Non che debba suonarvi presuntuoso, ma il cinematografo rappresenta per me la spontanea inclinazione, e' anche un alibi grande per me, cosi mi pare che mentre faccio i film che tutti quegli impegni e responsabilita' che si hanno verso la vita, gli altri, se' stessi, la societa', vengano temporaneamente arrestati, perche' io sto lavorando e cosi non posso occuparmi ne' delle tasse ne' di certe fedelta' ideologiche, e questo rende una provvisiorieta' cronica ormai, che mi rende sereno, quindi il cinema e' il mio modo di vivere e di risolvere la giornata e di dare un vago, impreciso senso, ma per me confortante, alla mia vita.

A me di andare al cinema non mi viene in mente, e' una specie di rituale, di abitudine, che ha quasi cessato di esistere quando io, personalmente, ho cominciato a fare il cinema: e' un disinteresse tutto sommato, ma che non vorrei che fosse vissuto come sdegnante, ma non mi sento proprio spinto ed incuriosito verso il lavoro di molti miei colleghi, e questo non e' necessario per valutare, stimare, o apprezzare un autore ed un collega, non sia necessario vedere tutti i film. 

Questa dichiarazione mi mette anche in imbarazzo, perche' potrei sembrare presuntuoso, ma se dicessi il contrario non sarei sincero. 



8/5/77, Madrid. Intervista TV con J. Serrano, piuttosto tesa, e molto lunga, in lingua. Il resto del video in bianco e nero lo trovate qui. Questo piccolo archivio-omaggio funziona come una mappa mentale, navigatelo e condividete i post che leggete o lasciate un piccolo segno del vostro passaggio, qui sotto. 

Chaplin Natale


Chaplin e' come parlare di Papa' Natale, quasi e' un concetto astratto. 

Lui e' il cinema, almeno per quelli della mia generazione. 
Quasi e' ingiudicabile per me, uno ha  come un affetto,  e la stima superstiziosa che si puo' avere per certe figure mitiche. 

Quando ero bambino i suoi film li davano a Natale, e questo me lo faeva quasi confondere con la figura di Gesu' bambino, che poi noi non capivamo nemmeno bene come un bambino povero, nato in una greppia, potesse fare a tutti questi regali, essere ricco. 

E anche di Chaplin, devo dire, che la sua parte pietistica mi ha sempre convinto poco, credo che non fosse quella la sua arte piu' grande. 
Mi sembrava piu' un Re, ecco, un imperatore. 

Lo ho sconosciuto a Parigi, costretto da Rossellini, una sera, in un bar, era piccolissimo, parlammo, poco, mi chiese quanti soldi era costato un tale film, quanti soldi avesse incassato. Io subito menti, inventai delle cifre, per far vedere che ero come loro, all'americana, ma poi mi fu simpatica, ripensandoci questa cosa, di non aver parlato dei nostri film, di non esserci fatti i complimenti. 




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