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Il proprio cuore


"Il neorealismo italiano e' un modo di pensare che e' stato nefasto, 
E ha contribuito alla degradazione del cinema, l'ho detto. Ma in un contesto polemico. Perché alcune volte tutto l'aspetto artigianale, la conoscenza, il lavoro, la fatica dell'espressione, veniva svalutato. 
Non e' che chiunque puo' prendere una macchina in mano, e da solo può fare il neorealismo. Il solo vero, poi, che non era attratto da passioni politiche, e' stato solo quello di Rossellini. Vale a dire che il modo di guardare le cose, non il metodo, e' la maniera neorealista. 
Lo dicevo per distinguere dalla storia inventata, la storia reale italiana ...  Io credo che uno possa fotografare solo il proprio cuore". 









Il resto dell'intervista di  Christian Defaye,  realizzata alla Tv,  in occasione de l'uscita nelle sale francesi de "L'Intervista" nel 1987, e' qui.  Codesto archivio digitale funziona come una mappa mentale. Le immagini quasi mai sono legate ai testi, per scelta. Ogni volta che trovate la parola "QUI" andate su un sito esterno, per un audio o un video, o qualche volta un iper-testo, Google permettendo (se trovaste link rotti siete pregati di segnalarglielo-celo, grazie).

Il cavernicolo e le donne


"Quanto tempo dovra' passare e quali mutazioni profonde dovranno prodursi nella psiche del maschio italiano, prima che tenti di accettare in buona fede di cambiare il suo comportamento sessuale da cavernicolo incoraggiato da una certa morale e da una certa educazione? 

La realtà italiana e' ancora in grande parte questa, nonostante i dibattiti, le tavole rotonde, le proteste in piazza, le nuove riviste e le iniziative per la liberazione delle donne da pregiudizi ancestrali ... 
Come non si può non essere d'accordo con quello che tentano di impostare in una loro lotta in senso politico, una lotta che abbia una effettiva direzione evolutiva? Io spesso li ammiro e li invidio ... 

Pero' mi e' estraneo il tentativo oggi così frequente di far diventare politico, di contrabbandare per politico, un discorso che sarebbe psicologico o artistico. Giustissimo che ci si ribelli. Sacrosanto che agiti rivendicazioni e chieda diritti. Ma il problema vero e' un altro. Cioè la difficoltà, per la donna, di inventare un rapporto con l'uomo del tutto nuovo, un ridimensionamento totale". 







Io e Lei in Panorama, 1974, pagina 114. Immagine da La citta' delle Donne, con Fellini dentro un uovo di Fornasetti, ed un disegno di Manara. Molti i rimandi, simbologie, le facce note, di questo film, sgangherato, imperfetto, confuso, bellissimo, sincero. Sull'educazione raccomando di andare a leggere anche il resto, ci riguarda ancora tutti. Il ridimensionamento totale, ad esempio, sfido a trovare un artista uomo che faccia questo discorso oggi, pane al pane, vino al vino. 


Trovate altri pezzi del puzzle cercando alla destra del vostro schermo:  se qui sotto invece lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui.  Grazie. 


La mediazione


Vedi, Angelo, questa Chiesa la possiamo e la dobbiamo criticare, per liberare delle tante possibili oppressioni, ma credo che dobbiamo essere anche molto onesti. L'uomo ha bisogno di una mediazione tra lui e il maestro. In questa ottica la Chiesa costituisce una grande e fortunata presenza. Capisci?. Una presenza che non si può eludere, la mediazione tra l'uomo ed il mistero. Il dramma e' quando la mediazione si fa mistero essa stessa. Allora si moltiplicano non solo le confusioni, ma anche le repulsioni .... 



Angelo Arpa

L'arpa di Fellini
edizioni Oleandro
pagina 136

NdR

Quel Vedi iniziale
non sa tanto di letterale 

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La cosa tremenda sono i giornalisti



Una volta realizzato, il film potrebbe anche non uscire. Forse sarebbe meglio. Perché la cosa tremenda comincia dopo. Una serie di proiezioni per questo e per quello, e ogni volta è un anno di vita che se ne va. E i viaggi, le prime di gala, i festival, le conferenze stampa. Scendi a New York suonato, dopo non so quante ore di volo, con la faccia verde, e trovi subito uno che ti chiede: Gelsomina rappresenta la chiesa cattolica?


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Vin a lavurè, che t-ci snà un puràz!






Snàporaz (o, meglio, “Snaporàz) è una contrazione di “t-ci snà un puràz“, cioè “sei soltanto un poveraccio” ... Da qui nasce il nome del personaggio. Mastroianni, quando non aveva voglia di impegnarsi troppo, esibiva una flemma che Fellini definiva tutta “ciociara”. Ricordandogli le sue origini, il Maestro lo rimproverava dicendogli: “Vin a lavurè, che t-ci snà un puràz!” (vieni a lavorare, che sei soltanto un poveraccio!).


Il ricordo e' tratto dal blog di Cristina, giornalista e impiegata a Rimini sul fronte poverta', che raccoglie qui tante piccole vicende di provincia, e ogni tanto qualche piccola notizia su Fellini ed il dialetto e la gloria.
Proteggete la conoscenza, condividete questo post, c'e' anche uno spazio vuoto per i pensieri o i sentimenti,  se quello che leggete vi riguarda, almeno, contribuirete al lavoro. Le immagini ed i testi per ragioni di stile non sono legate in questo archivio, che funziona invece come una mappa mentale, conoscete voi stessi.



La nostra Chaplin

"... Insisto a dire, come vent'anni fa, che se la storia di Giulietta con il marito fosse stata più concentrata, meno distratta da elementi esteriori, da tutti quei costumi, da tanta psicoanalisi, sarebbe stata capita dal più grande pubblico. Perché è in ballo un problema come il matrimonio, che riguarda tutti. E la liberazione della donna, tirata fuori ben prima che se ne parlasse tanto..."




Frasi di GIulietta Masina, su Federico Fellini (che si sarebbe lui stesso fatto distrarre) Giulietta degli Spiriti.  

Giulietta 
è definita "female Chaplin", 

"Chaplin femme",
 "weiblicherChaplin", "Chaplin mujer" dalla stampa dell'epoca. 

Un'icona internazionale, un ruolo, che anche la cristallizzo', e professionalmente un poco anche la distrusse, nonstante l'Oscar. 

La relazione tra Gelsomina, i clown e Chaplin, non viene mai esplicitamente dichiarata da Fellini, ma trovate moltissimi accenni, e anche profondi e cangianti a questi temi, navigando nelle altre paginette di questo lavoro.  A ripensarci oggi mi sta molto simpatica.






Questo a
rchivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete. 




Un mondo senza amore


“Tutti i miei film sono imperniati su questa idea. Tento di rappresentare un mondo senza amore, personaggi pieni di egoismo, sfruttatori, ma in tutto questo c’è sempre, specialmente nei film con Giulietta, una piccola creatura che vuole dare amore e che vive per esso.”








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Shhhhhhh!




"Tutta la mia vita è piena di gente che parla, parla, parla, andatevene! Fuori tutti di qui!"




Qui uno dei progetti piu' belli trovati cercando in questo anno di ricerche in Rete e navigate a vista: viene realizzato all'estero, con le locandine internazionali del film. 
Bravi. 






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alla destra del vostro schermo, conoscete voi stessi. Le immagini solitamente non hanno legami coi testi, per scelta. 





Chaplin for ever


used this genius song by  

to underscore a scene in in

Here his most loved movies of all time:



  1. The Circus/City Lights/Monsieur Verdoux (1928,31,47, Charles Chaplin)

  2. Any Marx Brothers or Laurel and Hardy
  3. Stagecoach (1939, John Ford)
  4. Rashomon (1950, Akira Kurosawa)
  5. The Discreet Charm of the Bourgeoisie (1972, Luis Bunuel)
  6. 2001: A Space Odyssey (1968, Stanley Kubrick)
  7. Paisan (1946, Roberto Rossellini)
  8. The Birds (1963, Alfred Hitchcock)
  9. Wild Strawberries (1957, Ingmar Bergman)
  10. 8 1/2 (1963, Federico Fellini)



In fondo a questa paginetta ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere voi medesimi qualcosa: se lascerete un messaggio anche voi sarete passati da qui. La mappa che state usando funziona colle libere associazioni, conoscete leggendo, mentre in questa specie di archivio in movimento, le immagini ed i testi non hanno quasi mai relazione. Dove vedete scritto "QUI" si deve cliccare per ascoltare un audio o video.

La crostata di matrimonio



Si fidanzano subito; la zia viene conquistata all’istante con il dono di un cestino di fiori sotto il quale è nascosto un piccolo cocker meccanico; due paperelle invece per Giulietta, al primo invito in casa. In quei mesi la guerra precipita, cade il fascismo, arriva l’armistizio dell’otto settembre, Roma viene occupata dai nazisti. Fellini, essendo renitente alla leva, si rifugia sempre più spesso nell’appartamento della fidanzata, ed è in quelle settimane di paura – nei giorni lividi delle retate e delle bombe – che matura la decisione del matrimonio. Si sposano in casa, in via Lutezia 11: devono soltanto attraversare il pianerottolo e andare dal vicino, un anziano monsignore prelato di Santa Maria Maggiore, che ha la dispensa per celebrare messa fra le quattro mura domestiche.

Monsignor Cornagia, servito da due perpetue, ha un antiquato salotto foderato di damasco rosso bordeaux con piccoli gigli d’oro e un’angoliera che all’occasione si apre e si trasforma in un piccolo altare. Il giorno è il 30 ottobre del 1943. Rito semplicissimo, una dozzina di persone, i parenti più stretti e qualche amico; Geleng è testimone per lo sposo, Vittorio Caprioli per la sposa. Riccardo, il fratello di Federico, voce da tenore, canta l’Ave Maria di Schubert accompagnato da un armonium, come farà dieci anni più tardi replicando la medesima scena nei Vitelloni. Sono sposi di guerra, frugali e felici. Giulietta sogna il velo bianco ma indossa un semplice tailleur blu, però con un vezzoso cappello guarnito da due uccellini, Federico un doppiopetto grigio di tessuto sintetico, che pizzica e puzza.

Nell’aria c’è ancora odore di soffritto. Giulietta con la zia e la cameriera hanno passato la notte a cucinare: gli agnolotti, la carne al sugo, gli arrosti misti, la zuppa inglese, la crostata, una vera festa per i tempi che corrono, tutta roba comprata alla borsa nera, materie prime fornite da una contadina di Frosinone. Le partecipazioni le ha disegnate Fellini: una vignetta che farà ristampare cinquant’anni più tardi in vista delle nozze d’oro. Si vedono i due sposi vestiti come loro non erano vestiti: lei in abito bianco tradizionale, lui in tight e cilindro, inginocchiati al centro di un cuore dove si incontrano due viottoli di campagna. Da una nuvola un angioletto spicca un salto verso una casa: è il loro bambino, il bambino che purtroppo vivrà solo pochi giorni.

Niente viaggio di nozze, neppure dentro Roma città aperta: tutto quello che si concedono gli sposi è, nel primo pomeriggio, il teatro di varietà, in Galleria. A presentare è un giovane attore di belle speranze, Alberto Sordi, che dal palcoscenico rende omaggio agli sposi indicandoli al pubblico: sono già abbastanza famosi per riscuotere un applauso. Il resto della luna di miele, una settimana, lo trascorrono tappati in casa. 




Brano dalle Cronache, sabato 30 ottobre 1943: tratto da Laurenzi, Amori e furori, Rizzoli 2000. La foto e' tratta e trattata, dal film Satyricon. 
[...] data: sabato 30 ottobre 1943. Proteggete la conoscenza,  lasciate infondo alla paginetta un messaggio per far sapere che siete transitati da qui. L'archivio funziona come una mappa, navigate dentro voi stessi. La relazione tra testo e immagine qui nei post non esiste, fa da unico stile il caso. 



Lo strano caso del femminismo felliniano


Il cinema in quanto seduzione irresistibile e' qualche cosa di femminile nella sua essenza.






Infondo alla paginetta trovate uno spazio fatto apposta per farci sapere di essere passati anche voi da qui, e ce' anche il modo per condividere questo posto con chi ne avesse estremo bisogno. QUI uno dei tanti misteriosi output di questo lavoro, un convengo con molte donne da tutto il mondo, Alla W
ellesley University nell'estate del 2019, su questo ed altri temi femministi, da cui ci pare che almeno la sciocca immagine della femme fatale, eros, tette e culi, sia stata anche essa rotta. 

Giulietta mi porta via


«Giulietta mi è parsa subito una misteriosa creatura che richiamava una mia nostalgia di innocenza... Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze 
la cui chiave è Giulietta. Proprio così. 
Mi prende per mano e mi porta in zone 
dove da solo non sarei arrivato [...] Giulietta ha gli stupori, gli sgomenti, le improvvise esplosioni di allegria ma anche gli altrettanto improvvisi rattristamenti 
di un clown [...] mi è parsa subito una 
misteriosa creatura che richiamava una mia nostalgia di innocenza... Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze 
la cui chiave è Giulietta. Proprio così.
 Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei arrivato»




La sfera celeste di Nino




"Ma il collaboratore più prezioso di tutti, posso rispondere senza riflettere, era Nino Rota. Tra noi c'è stata subito un'intesa piena, totale, fin dallo Sceicco bianco, il primo film che facemmo insieme. La nostra intesa non ha avuto bisogno di rodaggio. Io mi ero deciso a fare il regista e Nino esisteva già come premessa perché continuassi a farlo. 

Aveva una immaginazione geometrica, 

una visione musicale da sfere celesti, 
per cui non aveva bisogno 
di vedere le immagini dei miei film. 

Quando gli chiedevo quali motivi aveva in mente per commentare questa o quella sequenza avvertivo chiaramente che le immagini non lo riguardavano: il suo era un mondo interno, in cui la realtà aveva scarsa possibilità di accesso. Viveva la musica con la libertà e la facilità , di una creatura che viva in una dimensione che le è spontaneamente congeniale. 

Era una creatura che portava con sé una qualità rara, quella qualità preziosa che appartiene alla sfera dell'intuizione. Era questo il dono che lo manteneva così innocente, aggraziato, lieto. Ma non vorrei essere frainteso. 
Quando si presentava l'occasione, o anche quando l'occasione non si presentava, diceva delle cose acutissime, profonde, dava giudizi di impressionante esattezza su uomini e cose. 



Come i bambini, come gli uomini semplici, 

come certi sensitivi, come certa gente 
innocente e candida, 
diceva improvvisamente 
delle cose abbaglianti...


Durante la lavorazione dei miei film ho l'abitudine di usare certi dischi in sottofondo; la musica può condizionare una scena, darle un ritmo, suggerire una soluzione, un atteggiamento del personaggio. Ci sono dei motivi che mi porto dietro da anni, vergognosamente, La Titina, la Marcia dei Gladiatori, che sono legati a precise emozioni, a temi viscerali. Poi ovviamente capita che quando ho finito di girare il film mi affeziono a quella colonna sonora improvvisata e non vorrei più cambiarla. Nino mi dava subito ragione, diceva che i motivi con i quali avevo girato erano bellissimi (anche se si trattava della più zuccherosa e sgangherata canzonetta), che erano proprio quelli giusti e che lui non avrebbe saputo fare di meglio. E mentre diceva così giocherellava con le dita sul pianoforte. «Che cos'era questo?», domandavo io dopo un po'; «Cosa suonavi?» «Quando?» chiedeva Nino con aria distratta. «Adesso - insistevo - mentre parlavi hai suonato qualcosa». «Ah, sì? - diceva Nino - Non so, non mi ricordo più». E mi sorrideva con l'aria di volermi tranquillizzare: non dovevo aver rimorsi o scrupoli, i dischi che avevo usati erano bellissimi. E intanto continuava ad accarezzare la tastiera del pianoforte come per caso qua e là.

Nascevano così i nuovi motivi del film che mi conquistavano subito, e mi facevano dimenticare le suggestioni delle vecchie canzonette usate durante le riprese. 

Io mi mettevo lì, presso il piano, a raccontargli il film, a spiegargli cosa avevo voluto suggerire con questa o quella immagine, con questa o quella sequenza; ma lui non mi seguiva, si distraeva, pur se annuiva, pur se diceva di sì con grandi gesti di assenso. In realtà stava stabilendo il contatto con se stesso, con i motivi musicali che già aveva dentro di sé. E quando quel contatto veniva stabilito, non ti seguiva più, non ti ascoltava più, metteva le mani sul pianoforte e partiva come un medium, come un vero artista. 
Alla fine gli dicevo: «È bellissimo!». 

Ma lui mi rispondeva: 

«Non me lo ricordo già più». 
Erano delle catastrofi 
alle quali in seguito facemmo fronte con i magnetofoni, i registratori. Ma bisognava metterli in funzione 
senza che se ne accorgesse, 
altrimenti il contatto con la sfera celeste si interrompeva [...] 







QUALCHE DETTAGLIO PRATICO PER ANDARE AVANTI O PERDERVI CON GIOIA: 

Vedrete che ho trascurato quasi interamente pettegolezzi, e letture agiografiche e tutta quella narrativa marketing o delle fazioni della battaglia politica, a meno che non potesse essere utile a fare un ritratto dell'epoca, inoltre ho dato molto spazio alle cose minori, silenziose, come ad esempio Nino Rota, senza la cui presenza l'arte di Fellini non sarebbe universalmente nota e riconoscibile, per il suo suono,  come e'. 
Dove ho potuto ho citato la fonte. Le immagini non sono mai o quasi mai legate ai testi, per motivi di stile e per le stesse ragioni invece quando uscite dal sito dovete ritornarvi da voi. Qualche volta i brani sono in in lingua originale, soprattuto documenti e recensioni, e lo indico sempre. Le pochissime cose oltre a questa che ho scritto io medesima, e non sono pensieri di Fellini, o di interesse sulla sua storia nella storia culturale del paese o sulla sua poetica, di solito di altri artisti o suo cari amici, viene indicato anche nelle tag, come "la nana di fellini". 

Su Twitter, Pinterest e Facebook nel tempo, per motivi diversi, ho creato delle piccole vetrine, in inglese anche,  di questo progetto, che spero possa scuotere soprattutto il mondo della cultura e delle arti, e ispirarci. Siate gentili. 



Qui un marcetta "di Carlotta", composta pare, dal vero Maestro Rota. Cose bellissime. Grande gratitudine ai maestri e le maestre. Love. 







La bellezza ha le prove




"Io amo le donne, 
soprattutto le belle; 
la bellezza è una prova 
dell’ingiustizia del mondo".




di Maurizio Liverani,  durante la preparazione de La Dolce vita. 

Questo archivio funziona come una mappa mentale, e per questione di stile tra immagini e testi non ci sono che legami casuali; conosci te stesso potrebbe essere il suo motto, ma non lo e' per davvero, solo fate da soli. E siate gentili, lasciate un messaggio del vostro passaggio, condividete le paginette che vi fossero servite, in fondo tutto quel che serve. I link esterni, sempre indicati come QUI, portano fuori dal blog.  










A world without love





"All my films turn upon this idea - there is an effort to show a world without love, characters full of selfishness, people exploiting one another, and, in the midst of it all, there is always - and especially in the films with Giulietta - 
a little creature who wants to give love  and who lives for love." 





I pulsanti per condividere questo pezzetto del puzzle sono in basso, e ci sta anche uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, se uno volesse scrivere i suoi pensieri o sentimenti: se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. 
E se quello che c'e' scritto vi riguarda in qualche modo, allora, non si sa mai cosa potrebbe accadere. 













Quel padre nostro


«Mio padre era sempre in viaggio e noi lo vedevamo raramente, sia io che mio fratello. Mi ricordo la mamma in queste lunghe attese, sempre affaccendata in cucina o a chiacchierare con delle piccole, giovanissime donne di servizio che per la maggior parte venivano dalla campagna: non erano neanche delle donne di servizio, erano delle nostre compagne di giochi». 




dall'intervista inedita a André Delvaux, 
trascritta dalla rivista di studi felliniani Amarcord, realizzata dalla ex Fondazione di Rimini. 
Tra le parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, se non forse fantasiosi, e per scelta, come accade tra le parole e le cose. Funziona come una mappa mentale, appoggiandovi alle suggestioni contenute nella colonna alla destra del vostro schermo, cercando voi stessi. Lasciate un messaggio per farci sapere che siete passati da qui anche voi.

La vita in tutte le direzioni


Faccio i miei film nello stesso modo in cui parlo alla gente, si tratti di un amico, di una ragazza, di un prete o di chiunque altro. 


Questo e' il cinema che tento di fare, una ricerca in me e negli altri, in ogni direzione, in tutte le direzioni nelle quali la vita si muove


La filosofia che si può' ritrovare nella mia opera e' che non esiste una filosofia ufficiale. 

Nel cinema come nella vita tutto si basa sulle esperienze che la vita stessa ti offre. Nella vita puoi cavartela anche facendo  l'imbroglione o il truffatore: nel cinema no. 


Il film di un uomo e' come un uomo messo a nudo, non c'e' nulla che possa essere nascosto. 

Nei miei film devo essere sincero per forza".






Ecco alcuni pensierini significativi e sparsi. Colle parole e le immagini non ci sono legami in questo archivio, se non forse fantasiosi, e per scelta, come accade tra le parole e le cose. Questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate da soli. Lasciate alla fine della paginetta un segno del vostro passaggio. Grazie.


Il mondo donna


La donna é

l'universo, 
forse 
una concezione tantrica.





L'arpa di Fellini, pagina 41, edizioni Oleandro. Su aree dell'immaginazione simili trovate altri brani (tag: femminile, donna, eros, madre, mistero ad esempio) cercando nella colonna alla destra dello schermo: funziona come una mappa mentale. Questo piccolo archivio nasce per amore della ricerca, e abbiamo piacere di sapere che siete passati da qui, condividendo il post o lasciando nello spazio bianco infondo alla pagina, il vostro sentire. Grazie