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La debolezza dei poeti




Guido Crainz, storico che ama raccontare la storia coi coriandoli della cultura pop e non solo dei documenti, racconta Ginger e Fred, uno dei tanti film in cui Fellini, sordo alla propaganda e colle antenne sempre verso cio' che accade, seppe anticipare l'invasione della TV, la funerea decadenza, i nani vestiti da toreri, la cialtroneria show biz e l'arrivo di Berlusconi. Una preveggenza che gli costo' cara,  che lascia nei suoi ultimissimi film, meno amati, meno dirompenti, messaggi inevasi.

"L'anno prima Calvino racconto' la storia dell'Ultimo Canale, un matto che urlava contro la tv e lanciava il telecomando, un uomo che cercava un canale autentico, che gli raccontasse la vera realtà, la vita, nel suo telecomando" ricorda Crainz. 



La Voce della Luna, definito da Fofi, feroce, poetico e tragico, sempre seppe raccontare prima dei tempi un'Italia deformata. "Fin dall'inizio, dalla Dolce Vita, Fellini ci ha raccontato una deriva" sostiene Guido Craiz, e con tempismo perfetto se guardiamo agli anni in cui uscirono i suoi film più importanti, incluso Ginger e Fred "fino a quando ne la Voce della Luna, la speranza Leopardiana  e' lasciata ai deboli, ai fragili, agli ultimi". 







In basso ci sta uno spazio vuoto, predisposto come un fumetto, per scrivere pensieri o sentimenti, oltre ai pulsanti per condividere questo post con chi vi sta simpatico: se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui. Proteggete il lavoro dei poeti, delle donne, condivide la conoscenza. 



Il male era finito


Dopo la guerra dominava il sentimento della rinascita, della speranza: tutto il male era finito, si poteva ricominciare. Adesso, non so se quest'ombra che si allunga sull'Italia preveda una resurrezione. Dopo la guerra, si aveva il sentimento d'aver patito sciagure immeritate ma che facevano parte della Storia, che rendevano partecipi della Storia: non era certo un conforto, ma alle sofferenze dava un senso, un riscatto. Adesso questo manca del tutto: c'è soltanto il sentimento d'un buio in cui stiamo sprofondando. 



Dall'intervista «Non scherziamo, la vera paura è finita quarantotto anni fa»La Stampa, 22 settembre 1992, p. 5. 
E pure questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, che trovate nella colonnina alla destra dello schermo. Per questo sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, arricchisce questo lavoro (ed e' un gesto di amicizia). 




L'unico cambiamento


"Tutti i fatti orrendi che viviamo non sono
mica politica, sono confusioni, disastri, 
squarci più profondi. Io non so cosa 
si può fare per cambiare la società, 
il mio discorso riguarda sempre l'individuo".







Questo piccolo archivio-omaggio funziona come una mappa mentale, navigatelo e condividete i post che leggete o lasciate un piccolo segno del vostro passaggio.. Sul tema della politica oggi ancora attualissimo ci sono vari brani, e tra queste tag ne trovate: politica, potere, umano, italia, politica culturale. 














Sussidiario Hikikomori




In dieci minuti inaspettatamente, sotto altre spoglie, trovate un questo video-clip pedagogico e giovanile (con quella traboccante ed inquietante estetica Hikikomori) che riassumme quello che un ottimo sussidiario potrebbe oggi dire del cinema di Federico Fellini, compresi alcuni fatti meno banali, e taciuti, come i suoi nemici, le facce, il doppiaggio, il colore, Beppe Grillo, Berlusconi


Bravi autori, troppo veloce il parlato, forse (ma creaturina tu perche' BarbieXanax ti si deve chiamare?): tenetevi forte, ecco qui il video.




Il finalino de l'Intervista citato nel link precedente si trova qui.  "Bisognerebbe riuscire a raccontare la luce - diceva a voce alta, tanto per suggerir qualcosa, un poco mentendo - che cosa sia la luce un regista sa benissimo. A quel raggio di speranza credeva e non credeva, ma forse non gli pareva poi tanto piu' importante della vita stessa, che ci pare invece fosse quella marcetta per lui, la sfilata clownesca tante volte richiamata per immagini, silenzi, dubbi e ritmo, e senza un vero finale. "Proviamo" diceva.