Le cose inutili

Dai bilanci ho sempre rifuggito, sono operazioni masochistiche e inutili: 
neppure i bilanci degli Stati o delle società funzionano, figuriamoci quelli di un regista. 
È chiaro che in questa fase, del Paese e del mio mestiere, finire un film mi sembra 
abbia un sapore diverso: dato che il cinema pare un passatempo rituale e sorpassato, 
non sai se e quando ricomincerai a lavorare, se potrai, se ne avrai voglia...



 Pensiero interessante, per un lavoro artistico, ma forse per il cammino dell'uomo, e la profezia della fine del cinema: tratto da un'intervista della collega Lietta Tornabuoni, da La Stampa pubblicata nel 1982; poi citato in Federico Fellini,  E la nave va (trascrizione di Gianfranco Angelucci, Longanesi & C., Milano 1983). 
E questo piccolo archivio ama il bene: funziona come una mappa mentale, le libere associazioni che trovate nella colonnina alla destra dello schermo sono piccole insegne per la ricerca. Sapere che siete passati da qui, condividendo questo post o lasciando infondo alla paginetta un pensierino, arricchisce questo lavoro.








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