“Il Satyricon di Petronio è un testo misterioso prima di tutto perché è frammentario. Ma la sua frammentarietà è in un certo senso emblematica. Emblematica della generale frammentarietà del mondo antico quale appare a noi oggi.
Questo è il vero fascino del testo e del mondo che è rappresentato nel testo.
Mi trovavo di fronte per il film un paesaggio sconosciuto, avvolto in una fitta nebbia che a tratti si squarcia e lo lascia vedere; il mondo dell’antichità è per me un mondo perduto con il quale la mia ignoranza non mi consente che un rapporto di fantasia, immaginativo, nutrito da ipotesi e suggestioni sradicate da qualsiasi informazione o conoscenza di tipo storico”.
Questo è il vero fascino del testo e del mondo che è rappresentato nel testo.
Mi trovavo di fronte per il film un paesaggio sconosciuto, avvolto in una fitta nebbia che a tratti si squarcia e lo lascia vedere; il mondo dell’antichità è per me un mondo perduto con il quale la mia ignoranza non mi consente che un rapporto di fantasia, immaginativo, nutrito da ipotesi e suggestioni sradicate da qualsiasi informazione o conoscenza di tipo storico”.
Federico Fellini, Un regista a Cinecittà, Mondadori, Milano, 1988, p. 127. Ora, questo piccolo archivio digitale funziona come una mappa mentale, usando le libere associazioni, nella colonnina alla destra dello schermo (ad esempio: insuccesso, critica, esordio, sordi). Per questo anche sapere che siete passati da qui, condividendo un post o lasciando nello spazio bianco infondo a questa paginetta, un vostro sentimento, arricchisce questo lavoro.
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