La burla


«Una volta, per commuovere, avrò avuto cinque o sei anni, ho pensato di fingere un suicidio. Ho preso l'inchiostro rosso, mi sono sporcato tutta la fronte e tutte le mani e poi, siccome la nostra casa al secondo piano aveva una scala interna che andava a pianterreno, mi sono sdraiato in terra e ho aspettato che qualcuno si affacciasse, mia madre o mio padre, e immaginavo la scena che avrebbero visto... sono rimasto lì un quarto d'ora, il pavimento gelato, e poi cominciava a prendermi una strana paura, che forse potevo morire sul serio, e poi mi prendeva anche la paura che mia madre, vedendomi dall'alto così spezzato, così morto, potesse impazzire. Però continuavo ad aspettare, perché era talmente intenso il piacere, la voluttà di gustare il dolore degli altri per me, che ho resistito per tre quarti d'ora, immobile così, tremando dal freddo, ma non è venuto nessuno. 
A un certo momento è venuto mio zio, invece, che ha aperto il portone: vai a lavarti la faccia, buffone. E allora ho sentito un odio profondo per quest'uomo, che con questa frase mandava all'aria tutta una recita». 



brano tratto dall'intervista inedita c
on André Delvaux. 
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