Scriveva Zanoztto in un testo dedicato a Fellini: “Era lui la poesia, un’altra”. Ma la poesia sul cinema che scrisse invece fa così ...
No dighe gnént del cine, vorie parlar del cine-
al me strassina 'l cine me fa spavento 'l cine-
(Non dico niente del cinema - vorrei parlare del cinema- mi trascina il cinema, mi fa spavento il cinema)
ne ciùcia, ‘l cine, ‘l ne fa a tòch,
co la so fórfese ‘l ne strazha,
‘l ne reinpéta, inte le so moviole ‘l ne straòlta,
al ghe roba ‘l so proprio DNA
al grop che é pi scondést de noaltri stessi
dó inte ‘l pos senzha fondi.
Ci succhia, il cine, ci fa a pezzi,
con la sua forbice ci straccia, ci riappiccica,
dentro le sue moviole ci stravolge,
ruba il suo proprio DNA al grumo
più nascosto di noi stessi giù nel pozzo senza fondo.
Questo archivio funziona come una mappa mentale, per associazioni libere, cercate da soli: le immagini solitamente non sono legate ai testi, mentre sempre i link esterni restano esterni, per rispetto della cultura digitale, che questo piccolo spazio testimonia; poi lasciate una traccia del vostro passaggio qui, se volete.
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