Con quel foglio colorato


«Il mio amore per il fumetto si perde nella notte dei tempi È stato il primo contatto con un mondo immaginato che si esprimeva con le matite, con le penne, con i colori, qualche cosa che non aveva a che fare con la scuola, con la chiesa, con la famiglia. Mi ricordo che una data festosa della settimana era proprio la domenica, quando papà, tornando dalla stazione dove c’era l’edicola più fornita di Rimini, ci portava il Corriere dei Piccoli. Anche i personaggi di quel foglio colorato non avevano niente a che fare con il mondo che ci circondava: con la cameriera che stava in casa, col nonno malato, col vicino. Però erano altrettanto veri del bidello o dell’arciprete. Tanto che, alle persone reali poi, affibbiavamo proprio i soprannomi di quei personaggi. Cosi l’arciprete diventava Padron Ciccio, quello che aveva una mula cattivissima, la Checca, che stampava i ferri da cavallo nel sedere di chi scalciava. Oppure il vicino di casa, che mia mamma sapendolo un po’ scapestrato, tiratardi e qualche volta un po’ alticcio, aveva chiamato Arcibaldo, come il personaggio creato da Geo McManus. Lui si arrabbiava molto e noi ragazzini gli correvamo appresso per sfotterlo gridandogli «Arcibaldo, Arcibaldo!»




Brano da un’intervista di Renato Pallavicini a Federico Fellini uscita su l’Unità, il 26 luglio 1992, l'illustrazione e' di Eva Montanari. L'altra immagine e' tratta dal Grand Hotel, di Amarcord. 
Questo archivio funziona come una mappa mentale, cercate da soli, nelle tag alla vostra destra, che nascono come un percorso semantico e psicologico. Le immagini che vedete sono spesso della curatrice, i link sono esterni. Se trovate cose imprecise o che non funzionano scrivete. 

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