F. FELLINI e S. SPIELBERG – Roma 1971 |
"Avevo sempre ritenuto che i famigerati articoli anonimi apparsi nel '60 all'uscita di La dolce vita Osservatore Romano" (a cominciare da quello intitolato "Basta!") fossero opera del direttore Raimondo Manzini, ma una nota del Dizionario dei film di Paolo Mereghetti ("pare siano stati scritti da Oscar Luigi Scalfaro") mi mise una pulce nell'orecchio. Detto fatto telefonai all'ufficio stampa del Quirinale per porre il problema e un gentile funzionario mi assicurò che avrebbe chiesto lumi in proposito al presidente, "forse non oggi, ma domani senz'altro..." Sono passati tre anni e non ho più avuto notizie.
Ho letto invece il libro Scalfaro, una vita da Oscar di Caldonazzo e Fiorelli (160 pagine, 27.000 lire, Ferruccio Arnoldi Editore), che pur non dicendo niente sul fatto specifico rievoca la stagione meno felice del politico novarese: quella in cui, nel quadro del governo Scelba tra il e il fu sottosegretario allo spettacolo.
Quando Guareschi, sottolineando che il nostro non andava mai né al cinema né a teatro, giustamente scrisse: "Sarebbe come affidare a un vegetariano il compito di giudicare le bistecche". Pur considerando il teatro di prosa come "un genere archeologico, da museo", Scalfaro si sbizzarrì a proibire e tagliuzzare l'intera drammaturgia planetaria da Sartre a Carlo Maria Pensa.
E per quanto riguarda il cinema censurò L'arte di arrangiarsi con Alberto Sordi, tentò di non mandare a Cannes L'oro di Napoli, si accanì contro un film innocentissimo come Le avventure di Casanova di Steno infliggendo 22 tagli alla sceneggiatura e 28 alla pellicola. Era ancora fresco allora il ricordo dell'intemerata che il giovane deputato aveva fatto in una trattoria di via della Vite a una signora secondo lui troppo scollata: un grottesco episodio che, per tornare .....episodio che, per tornare a Fellini, si ritrova in forma di comica del muto in Le tentazioni del dottor Antonio, dove Peppino De Filippo è perseguitato dalla traboccante gigantessa Anitona Ekberg scesa giù da un manifesto pubblicitario. Si potrebbe sospettare che da parte di Federico quella sia stata una piccola vendetta per gli attacchi dell'"Osservatore", dato e non concesso (io aspetto sempre la telefonata dal Quirinale...) che li abbia scritti Scalfaro.
Non c'è comunque da stupirsi che il presidente, quando il riminese era ancora in circolazione, abbia fatto orecchie da mercante alla reiterata proposta di Enzo Biagi e altri di nominare Fellini senatore a vita.
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