“Felice chi entra sotto terra dopo aver visto [idòn] quelle cose: conosce [oîde] il compimento della vita, conosce [oîden] anche il principio dato da Zeus” frammento di Pindaro (fr. 137)
Spoiler.
Confesso: il mio film preferito.
E nulla di quello che evoca, immagina, crea insieme a quel genio di Danilo Donati, e ci propone visivamente, e' cio' che resta dentro (detto rozzamente, poi lo vedete). Molto dipende che sono romana, circondata da sassi, epigrafi, suggestioni, presenze di questi Marziani che erano i Romani, mentre Nino Rota lavorando sull'idea di sentirsi estranei uso' le musiche del teatro giapponese: interessante, no? .
A proposito di Fellini-Satyricon ricorda: "Durante la convalescenza dalla pleurite allergica avevo riletto Petronio ed ero rimasto affascinato da un particolare che prima non avevo saputo notare; le parti mancanti, cioè il buio, fra un episodio e l’altro. Già a scuola, quando si studiavano i prepindarici, avevo cercato di riempire con l’immaginazione il vuoto fra i vari frammenti. […] Ma quella faccenda dei frammenti mi affascinava davvero. Mi colpiva l’idea che la polvere dei secoli avesse conservato i battiti di un cuore ormai spento. Convalescente a Manziana, nella bibliotechina di una pensione, mi capitò in mano Petronio: tornai a provare una grande emozione. Mi fece pensare alle colonne, alle teste, agli occhi mancanti, ai nasi spezzati, a tutta la scenografia cimiteriale dell’Appia Antica o in generale ai musei archeologici. Sparsi frammenti, brandelli riaffioranti di quello che poteva anche essere considerato un sogno, in gran parte rimosso e dimenticato. Non un’epoca storica, filologicamente ricostruibile sui documenti, positivisticamente accertata, ma una grande galassia onirica, affondata nel buio, fra lo sfavillio di schegge fluttuanti, galleggianti fino a noi. Mi pare di essere stato sedotto dall’occasione di ricostruire questo sogno, la sua trasparenza enigmatica, la sua chiarezza indecifrabile.
Con i sogni, appunto, succede la stessa cosa. Essi hanno dei contenuti che ci appartengono profondamente, attraverso i quali noi esprimiamo noi stessi, ma alla luce del giorno il solo rapporto conoscitivo che possiamo avere con essi è di natura concettualistica, intellettuale. Per questo i sogni appaiono alla nostra coscienza così sfuggenti, incomprensibili ed estranei. Il mondo antico, mi dissi, non è mai esistito, ma non c’è dubbio ... Lo sforzo sarebbe stato quello di annullare il confine fra sogno e fantasia, di inventare tutto e poi oggettivare questa operazione fantastica, distaccarsene, per poterla esplorare come qualcosa allo stesso tempo di intatto e irriconoscibile".
"L’analogia c’è, ma non è stata voluta in modo consapevole. […]
Si
potrebbe dire per esempio che quella di Petronio è una società al tramonto
alla quale seguirà un’epoca nuova, quella cristiana, con un indirizzo
nuovo, un linguaggio assolutamente sconosciuto, che lascia gli
uomini in un profondo smarrimento. Lo stesso smarrimento, forse, la
stessa golosità di vivere, la stessa ricerca sgangherata di oggi di fronte
alla sensazione che si sta verificando un mutamento molto profondo, al
quale la nostra generazione non è preparata (e che perciò resta sull’altra
riva a guardare delle forme confuse, che oggi possono essere la rivolta
dei giovanissimi e tutto ciò che i giovani rappresentano o tendono a rappresentare:
e che ieri, per i pagani potevano essere i primi cristiani". “Non si sa mai perché si fa un film piuttosto che un altro. Almeno io non
lo so. E non mi interessa nemmeno di saperlo. Sollecitato da amici giornalisti
posso inventare dei motivi, delle ragioni, chiacchierando in
malafede di urgenze, coincidenze, analogie, sdegni, nostalgie e memorie.
Sono tutte storie, una girandola di paraventi e di etichette che, in
parte inconsapevolmente, hanno la funzione di proteggere la crescita
imprevedibile e reale di ciò che voglio fare.
Certo, un pretesto per partire è necessario, come è necessario andare alla
stazione o all’aeroporto per iniziare un viaggio, ma che cosa sarà il viaggio,
il suo senso segreto, il suo ritmo vitale se ne potrà parlare solo alla
fine. Perché il Satyricon? Lo so meno di voi ..."GRAZZINI 20042, pp. 136-137. Analoghe dichiarazioni si possono trovare in varie interviste rilasciate da Fellini sul film, ma qui in forma piu' distesa, dunque mi scuso per le eventuali ripetizioni che trovate in questo archivio, d'altro canto pensato come una mappa mentale, conoscete voi stessi. n particolare un’utile antologia di testi e notizie varie, oltre alla sceneggiatura e al trattamento, sempre sullo stesso grandioso esperimento di film storico, è raccolta in ZANELLI (a cura di) 1969. F. Fellini in Erotismo 1969, p. 14. Rivista di teatro il Dramma, 1969
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