L'apparizione di una giraffa colla voce disperata

 
Quella faccia improbabile, una testa di creta caduta in terra dal trespolo e rimessa insieme frettolosamente prima che lo scultore rientri e se ne accorga; quel corpo disossato, di caucciù, da robot, da marziano, da giraffa, da incubo gioioso, da creatura di un'altra dimensione, quella voce fonda, lontana, disperata: tutto ciò rappresentava qualcosa di così inatteso, inaudito, imprevedibile, diverso, da contagiare repentinamente, oltre che un ammutolito stupore, una smemorante ribellione, un sentimento di libertà totale contro gli schemi, le regole, i tabù, contro tutto ciò che è legittimo, codificato dalla logica, lecito.




Brano tratto dal libro Fare un Film (p. 128, Einaudi editore) dedicato a Toto', ammirato fin da bambino, e con cui come con Chaplin forse ebbe questo rapporto fascinato ma a distanza. Considerato che uno, Fellini, internazionalmente parlando e' il cinema italiano, e certo lo era il secolo scorso, e l'altro, un genio non esportabile, la cosa fa pensare. 





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